Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Vendere l’azienda o affidarla alla gestione di un soggetto terzo. Il primo come caso estremo, il secondo come prassi normale quando una persona assume incarichi di governo e la sua attività economica o imprenditoriale, o il patrimonio, entrano in conflitto di interessi con l’esercizio della carica pubblica. Quello di cui in Italia si è discusso per anni, quasi sempre a proposito di Berlusconi, e che non è mai stato tradotto in provvedimento di legge.
berlusconi con la figlia barbara e galliani allo stadio per milan juventus
La proposta che il governo vuole portare in Aula entro giugno, che al momento si trova in prima commissione a Montecitorio, è un provvedimento che ha più ispirazioni e proponenti: da Bressa a Civati, del Pd (anche se il secondo è appena uscito dal partito), sino ad un nutrito gruppo di grillini e di parlamentari di Sel. Gli uffici della Camera hanno provveduto ad unificare le diverse proposte, riunendole in un testo unico. Ora il governo vuole farlo suo e spingere per una discussione e approvazione del testo entro pochi mesi.
L’articolo chiave del testo è forse il numero 9: prevede l’istituzione di un Commissione che avrà ampi poteri decisionali, che sarà formata da cinque persone nominate dal presidente della Repubblica. Il testo di legge in discussione alla Camera definisce i poteri e le modalità di intervento della Commissione sui membri del governo nazionale, mentre le modalità di intervento sugli organi di governo locali saranno contenute in una delega che il testo affida al governo, da esercitare entro 180 giorni dall’approvazione della legge.
Fra le curiosità quella che estende il conflitto sia al coniuge del membro del governo che ai parenti entro il secondo grado: se questi saranno titolari di patrimoni o attività che sono in conflitto con la carica di governo cambierà poco al fine delle decisioni della Commissione. Stessa cosa riguarda la nazionalità dell’azienda che può costituire conflitto: è indifferente se sarà italiana o con sede all’estero.
Potrà costituire conflitto di interessi anche la mera «partecipazione rilevante» in imprese, intendendosi per rilevanti le partecipazioni di controllo o che partecipino al controllo, nonchè quelle superiori al 2% del capitale sociale nel caso di aziende quotate in Borsa.
La Commissione di cinque membri, che eserciteranno il proprio mandato a titolo gratuito, preverrà i conflitti di interessi ricorrendo alla «gestione fiduciaria» delle aziende o delle attività economiche del membro del governo, individuando «il gestore» con l’ausilio di Bankitalia e della Consob.
Qualsiasi tipo di rapporto o di informazione fra il gestore e il soggetto in conflitto di interessi sarà intermediato dalla Commissione. I soggetti cui verrà applicata la misura non potranno chiedere o ricevere dal gestore informazioni concernenti l’attività di gestione (avranno solo il diritto, tramite la Commissione, ogni 90 giorni, di conoscere il valore complessivo del patrimonio amministrato).
Il testo prevede anche il caso di vendita, qualora non esistano altri modi per prevenire il conflitto. La Commissione adotterà le proprie decisioni entro 4 mesi dall’assunzione della carica di governo.