Paolo Cirino Pomicino per “Il Foglio”
SILVIO BERLUSCONI NEL GIORNO DELLA DECADENZA
Parafrasando l’antica espressione del ministro francese Sebastiani nel 1831 (l’ordine regna a Varsavia), oggi si può dire che la paura regna nel Parlamento della Repubblica. La riforma del Senato oggi in discussione è ritenuta dalla stragrande maggioranza dei deputati e senatori una sorta di mostro. Un obbrobrio costituzionale che, volendo scimmiottare francesi e tedeschi, dimenticando il presidenzialismo dei primi e lo stato federale dei secondi, partorirà un pasticcio senza precedenti nella pur tormentata storia politica italiana.
Se dinanzi a questo comune sentimento il Parlamento non sa esprimersi in libertà è perché i suoi membri sono oppressi dalla paura: da 20 anni (sì, da 20 anni) deputati e senatori sono stati nominati (anche con il Porcellum avveniva così perché l’elezione dipendeva dai collegi dove si veniva catapultati) e quindi ogni libero pensiero verrà sanzionato con la non candidatura.
Le tanto sbandierate riforme, infatti, una volta approvate, impediranno agli italiani di votare per i propri legislatori. I senatori, chiamiamoli ancora così, saranno eletti dai consiglieri regionali e sindaci che si atterranno alle indicazioni delle segreterie di partiti sempre più personali mentre alla Camera continueranno a esserci le liste bloccate nelle quali l’ordine dei candidati è messo nelle mani dei segretari padri-padroni.
La paura è un sentimento umanissimo e noi abbiamo sempre testimoniato comprensione per quanti ne sono preda, mentre abbiamo condannato senza riserva quanti mettono paura e, nel caso specifico, quando tolgono al Parlamento quella linfa vitale della libertà di pensiero e di voto su questioni così delicate come le riforme costituzionali. Sappiamo bene cosa potranno risponderci coloro che ritengono l’assenza del voto di preferenza la salvezza dell’Italia.
VIA COL VENTO RENZI E BERLUSCONI
Renzi e Berlusconi hanno avuto insieme il 56 per cento dei consensi alle elezioni europee e la loro alleanza, blindata su quello che abbiamo definito il mostro costituzionale, rappresenta la maggioranza dei votanti (non degli italiani). Noi che siamo cresciuti nella cultura del cattolicesimo politico, che della libertà personale faceva un asse portante della democrazia e della modernità, non potremmo che prendere atto di questo stato di cose sempre quando, però, i segretari dei due partiti alleati lasciassero liberi senatori e deputati di esprimersi in piena libertà, anche con il voto segreto.
Se invece, come accaduto sinora, il dissenso esplicito di pochi viene etichettato come ostacolo alle riforme ritenendo che l’unico modello divino sia quello del patto del Nazareno siglato in una stanza, se questo dunque fosse il comportamento non potremmo che dire con forza che chi toglie la libertà al Parlamento la toglierà, prima o poi, al paese intero. Ma la responsabilità di quanto sta accadendo non sta in Renzi e Berlusconi o almeno non solo in loro.
Il silenzio degli innocenti
Dove sono i democristiani, espressione del migliore cattolicesimo politico e dove si nascondono i socialisti libertari che nella loro lunga storia inquieta hanno sempre avuto come bussola la libertà collettiva e dei singoli? E i tanti che si dicono liberali e quei comunisti che nella loro vita ebbero l’influenza di Benedetto Croce o il contagio della libertà dei democratici cristiani, perché mai restano in silenzio? Noi non siamo depositari di alcuna verità ma siamo cresciuti all’ombra di una convinzione: meglio la saggezza del dubbio che l’orgoglio della certezza.
Vorremmo che coloro che non siano bloccati dalla paura ci spiegassero perché gli italiani nel futuro non dovranno più votare i propri legislatori, e che quelli che la pensano come noi trovassero il coraggio di essere parlamentari della nazione come ha dimostrato quel manipolo di senatori cosiddetti dissidenti.
Forse chi sta nella maggioranza dovrebbe sapere che nella storia spesso la maggioranza fu dissidente dalla libertà che non è stata mai fonte di anarchia e il cui spettro, al contrario, è stato storicamente l’alibi di chi quella libertà voleva togliere. L’auspicio primo è che Renzi e Berlusconi siano essi i paladini di questa libertà e subito dopo che i senatori della Repubblica siano degni della Camera alta che anche nei periodi bui del nostro paese dette voce forte e autorevole alla libertà del Parlamento.