Liana Milella per “la Repubblica”
Sedici pagine, firmate dal procuratore di Torino Armando Spataro, rivoluzionano la gestione delle intercettazioni, di quelle utilizzabili e di quelle che non lo sono, ma soprattutto di quelle che in questi anni hanno prodotto continue frizioni tra i magistrati e la politica e hanno spinto tutti i governi, di destra come di sinistra, a tentare una riforma.
Le nuove 16 pagine ne riscrivono l’utilizzo, l’estensione agli avvocati, infine anche la possibile distruzione. Mesi di elaborazione con i procuratori aggiunti, ieri una lunga assemblea con gli oltre 50 pubblici ministeri e l’approvazione. Nessuno ha sollevato obiezioni. Da oggi la circolare Spataro è operativa.
Leggiamola allora. Perché potrebbe cambiare il destino della legge Orlando attualmente “in sonno” al Senato. Primo passaggio, e prima raccomandazione per la polizia giudiziaria che “non potrà mai trascrivere nei brogliacci eventuali intercettazioni e dati inutilizzabili perché riguardano conversazioni dell’imputato con il suo difensore, perché attengono agli 007, perché ricadono in quelle proibite dal codice del Garante della privacy”.
La polizia dovrà “limitarsi a indicare l’avvenuta registrazione, con data e ora, ma senza alcuna sintesi delle conversazioni”, né tanto meno “l’indicazione delle persone”.
Non è un passaggio da poco, visto che oggi i brogliacci sono una fonte preziosa di intercettazioni.
Dal punto di vista giornalistico il diktat di Spataro è sicuramente pesante ed è destinato a sottrarre materiale informativo prezioso. Un bavaglio? Sicuramente notizie in meno.
Ma andiamo avanti.
A questo punto la circolare mette in mano ai pm la gestione delle intercettazioni, nel momento della richiesta di un arresto. Nell’ordinanza di custodia non dovranno comparire le intercettazioni “inutilizzabili”, né quelle “irrilevanti”, ma non ci sarà invece nessuna censura per tutto il materiale determinante ai fini della motivazione delle manette.
Si passa alla seconda fase, quella del rapporto con gli imputati e i difensori. I quali avranno il pieno diritto di esaminare il fascicolo, nella versione cartacea e in quella audio per tutta la parte di documentazione utilizzata per motivare l’arresto.
Potranno solo ascoltare anche le altre registrazioni, “senza diritto di ottenere alcuna copia”. Nella circolare Spataro, in più di un passaggio, si fa cenno “al diritto pieno e tendenzialmente non limitabile degli indagati e dei difensori, al termine delle indagini preliminari, a conoscere l’intero contenuto del fascicolo del pubblico ministero”.
Ma al pm però si riconosce anche la prerogativa di decidere quali atti dell’inchiesta non servono per dimostrare la colpevolezza degli imputati, e soprattutto quali di questi possono essere distrutti. Con una decisione però che non spetta al solo pm, ma che sarà presa, su richiesta del pm, dal giudice.
È questo il passaggio innovativo della circolare Spataro, che la rende più decisionista rispetto, ad esempio, a quella del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Il pm torinese potrà decidere che “una parte delle intercettazioni inutilizzabili, di quelle irrilevanti, e ancora di quelle che contengono dati sensibili in base alle regole del codice della privacy possono essere distrutte”.
Ma in questa fase il pm non potrà decidere in solitudine, ma dovrà chiedere lo stralcio al giudice e attendere la sua decisione. Gli avvocati avranno solo cinque giorni di tempo per visionare il materiale, anche in questo caso senza poter estrarre alcuna copia.
Tutti gli atti compresi nell’elenco del pubblico ministero resteranno “processualmente segreti” fin quando il giudice competente non prenderà la sua decisione “assumendosene doverosamente la responsabilità”.
È un aspetto, quello della decisione del giudice e non del pm, cui il procuratore Spataro tiene molto, perché la considera un punto di forza della sua circolare.
La richiesta di distruzione è tranchant. Va oltre le ipotesi di conservare il materiale inutilizzabile o sensibile nel famoso armadio blindato. Quello che non serve, non è utilizzabile, o viola il codice della privacy, secondo Spataro, va buttato via.