SIETE PRONTI? ARRIVA IL MELENCHONTE! QUELLO DI TRUMP NON E’ L’ENDORSEMENT CHE CERCAVA CONTE. LA POCHETTE CON LE UNGHIE ASPETTA IL LEADER DELLA SINISTRA FRANCESE JEAN LUC MELÉNCHON - SI RINCORRE LA VOCE DI UN SUO POSSIBILE ARRIVO A ROMA: I GRILLINI SOGNANO LA PHOTO-OPPORTUNITY CON CONTE (COSI' SE LA RIVENDE CON BETTINI CHE LO CONSIDERA UN PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO PER I PROGRESSISTI) - DA PARIGI NESSUNA CONFERMA…

-

Condividi questo articolo


Federico Capurso per “La Stampa”

 

jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative

Dolci speranze estive. Si rincorre la voce di un possibile arrivo a Roma, questa settimana, del leader della sinistra francese Jean-Luc Mélenchon. I sussurri carichi di eccitazione scivolano nelle chat dei Cinque stelle.

 

Si dice che potrebbe incontrare Giuseppe Conte. Per un endorsement, una foto insieme, basterebbe anche solo una stretta di mano. Sarebbe «bello», «un gran colpo», «fantastico»: grillini in estasi. A Parigi, nel quartier generale de La France Insoumise, regna però un silenzio ostinato: nessuna conferma. I vertici del Movimento si stringono nelle spalle, «non ne sappiamo nulla», ma forse, magari, volesse la provvidenza - pregano i big del partito - «sta organizzando tutto Conte, in solitaria, senza dire niente a nessuno».

GIUSEPPE CONTE CON IL CORNO DEDICATO 2 GIUSEPPE CONTE CON IL CORNO DEDICATO 2

 

Il sogno si autoalimenta di dettagli: «Sembra che Mélenchon possa arrivare mercoledì.

Ma Conte sarà a Torino quel giorno! Certo, se restasse in Italia anche giovedì. ..». Illusioni e delusioni che, seppur prive di concretezza, riescono a fotografare bene la direzione in cui marcia deciso il Movimento 5 stelle, l'identità a cui aspira, i suoi nuovi punti di riferimento in Europa.

 

Conte, d'altronde, segue le orme di Mélenchon e ogni giorno sposta un piede più a sinistra. Certo, non aiutano le parole dell'ex presidente Usa Donald Trump, che a Repubblica dice di tifare per il leader M5S alle elezioni del 25 settembre: «Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene». Tanto bene da chiamarlo «my guy», il mio ragazzo. Non l'endorsement che cercava Conte.

jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative

 

È anzi un passato recente che ora riemerge e imbarazza e crea un problema nell'elettorato a cui il Movimento si rivolge. Quello dei decreti sicurezza presentati a palazzo Chigi spalla a spalla con Matteo Salvini, del Movimento post-ideologico, né di destra né di sinistra, pronto ad allearsi con chiunque, e che l'ex premier, più di ogni altra cosa, vorrebbe far dimenticare.

 

Di alleanze a destra, intanto, non se ne parla. La strada che porta a un governo con Giorgia Meloni è «una prospettiva impossibile, perché quasi tutte le ricette di Fratelli d'Italia le reputo inadeguate e addirittura nefaste per il futuro del nostro Paese», assicura dal salotto televisivo di "Porta a porta". Se poi qualcuno pensa a un «nuovo governo di salute pubblica, non politico, degli specialisti della gestione del potere», nel segno del metodo Draghi, come per Conte starebbe facendo «in modo non esplicito» anche Meloni, allora «noi non ci saremo».

jean luc melenchon voto per le elezioni legislative jean luc melenchon voto per le elezioni legislative

 

Promette porte chiuse a destra, dunque, come si conviene a un partito che si sta cucendo addosso un vestito rosso fuoco. Addio alle larghe intese. E con i Dem, almeno fino al 25 settembre, resterà accesa la competizione elettorale, con muri ben alzati su entrambi i fronti: «Siamo più radicali del Pd e lo abbiamo dimostrato con i fatti, proponendo un'agenda sociale a Draghi», dice il leader M5S. In questo momento di ricostruire un'intesa non se ne parla: «Nell'immediato non ci sono le condizioni, viste le gravi decisioni politiche che sono state prese dai Dem».

 

In futuro, con un cambio alla guida del Nazareno, si potrebbe ricucire il rapporto - questo aveva fatto intendere Conte negli scorsi giorni -, ma «è difficile ora fare una previsione». In campagna elettorale non solo è difficile ma è inopportuno, ragionano nel Movimento. La strategia che si sta delineando per il futuro non è questa. L'alleanza con il Pd e con le altre sigle del centrosinistra verrà semmai ricostruita sui territori, sempre se si riuscirà.

 

MELENCHON 3 MELENCHON 3

Prima nel Lazio, dove un accordo è già chiuso, poi in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, dove nei prossimi mesi si correrà per il rinnovo della presidenza della Regione. Brucia ancora lo strappo consumato in Sicilia, dove «insieme potevamo vincere», sottolineano dal Nazareno, e invece «i Cinque stelle hanno fatto una scelta fondata solo sul proprio tornaconto personale». Ma non ci sono molte alternative, se si vuole provare a vincere contro il centrodestra.

 

A livello nazionale, invece, il Movimento si prepara a restare da solo, all'opposizione, contro tutto e tutti, come nel 2013. Solo così può sperare di mantenere il trend di crescita nei sondaggi, spiegano da Campo Marzio, sede centrale del partito. Sempre che non arrivino altri elogi a «Giuseppi» da Trump. Mélenchon, probabilmente, non apprezzerebbe.

jean luc melenchon dopo il voto per le legislative jean luc melenchon dopo il voto per le legislative

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – L'EFFETTO TRUMP RINGALLUZZISCE LE DESTRE EUROPEE E LA ''MAGGIORANZA URSULA'' RISCHIA DI IMPLODERE - OLTRE ALL'INETTA SCELTA DI RAFFORZARSI CONCEDENDO A GIORGIA MELONI UNA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA (SU FITTO CONTRARI SOCIALISTI E LIBERALI), A DESTABILIZZARE LA VON DER LEYEN SONO I POPOLARI SPAGNOLI CHE MIRANO A FAR CADERE IL GOVERNO SANCHEZ BOCCIANDO IL COMMISSARIO SOCIALISTA RIBEIRA – PER URSULA SI PREFIGURANO TRE SCENARI: 1) LA CRISI RIENTRA E PASSANO LE NOMINE, FITTO COMPRESO; 2) ACCONTENTA I SOCIALISTI E RIFORMULA LE NOMINE DEI COMMISSARI; 3) SALTA LA ''MAGGIORANZA URSULA'' E SI TORNA AL VOTO (COSA MAI SUCCESSA…)

DAGOREPORT - MILANO BANCARIA IN ALLARME ROSSO PER L’ACQUISIZIONE DAL MEF DEL 15% DI MONTE DEI PASCHI, DA PARTE DI UNA CORDATA FORMATA DA CALTAGIRONE E MILLERI (DELFIN-DEL VECCHIO) IN COMUNITÀ DI AMOROSI INTENTI CON GIUSEPPE CASTAGNA, PATRON DI BPM - CON LA FUTURA FUSIONE BPM-MPS NASCERÀ IL TERZO POLO FINANZIARIO, A FIANCO DI INTESA E UNICREDIT - NON SOLO: IN UNO SCENARIO FUTURIBILE, POTREBBE ACCADERE CHE CALTA E MILLERI, UNA VOLTA CEDUTE A BPM LE LORO AZIONI (27,57%) DI MEDIOBANCA, RIESCANO A CONVINCERE CASTAGNA A PORTARE BPM-MPS ALLA CONQUISTA DI MEDIOBANCA…

FLASH – COME HANNO PRESO AL PENTAGONO LA NOMINA DI QUELLO SVALVOLATO DI PETE HEGSETH COME SEGRETARIO DELLA DIFESA? MALISSIMO! PRIMA DI TUTTO PER UNA QUESTIONE GERARCHICA: COME FA UN EX CAPITANO A COMANDARE SUI GENERALONI? CERTO, NON SAREBBE IL PRIMO: IN PASSATO ALTRI CAPOCCIONI NELLO STESSO RUOLO NON AVEVANO ALTI GRADI MILITARI (ANCHE RUMSFELD ERA "SOLO" UN CAPITANO MENTRE LLOYD AUSTIN, L’ATTUALE SEGRETARIO, È UN GENERALE A QUATTRO STELLE) - SU HEGSETH PESANO SOPRATTUTTO L’INCOMPETENZA E LA "PROMESSA" DI PURGARE I VERTICI MILITARI NON FEDELI A TRUMP...