Estratto dell'articolo di Ilvo Diamanti per "la Repubblica"
In Italia la fiducia verso le istituzioni è, da sempre, limitata, rispetto agli altri Paesi europei, come di-mostrano le indagini condotte da Demos (con la Fondazione Unipolis) da oltre 20 anni. Una tendenza che coinvolge anche l’Unione Europea. L’UE. La sfiducia, tuttavia, non si è mai tradotta in domanda di “distacco”. In Italia, infatti, la quota di persone a favore dell’Exit si è sempre dimostrata minoritaria. Approvata da meno di un terzo dei cittadini. Questi orientamenti si confermano in questa fase. Nonostante le vicende che coinvolgono (e in parte sconvolgono) l’Europa.
Dopo l’intervento e l’invasione della Russia in Ucraina. Il governo guidato da Giorgia Meloni, peraltro, deve misurarsi con gli altri Paesi della UE, in particolare, con la Francia, su questioni di grande rilievo. Soprattutto, l’immigrazione. Che, in questa fase, appare in crescita, dai Paesi nord-africani. E attraversa l’Italia, in prevalenza verso altre destinazioni. Soprattutto la Francia. Il sondaggio appena svolto da Demos per Repubblica conferma — e in parte, precisa — questo profilo. Che raffigura l’Italia come un Paese certamente non “euro-scettico”, ma, piuttosto, “euro-prudente”.
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Consapevole dell’importanza — e utilità — dell’appartenenza all’UE. E, dunque, sicuramente contrario a ogni forma di “distacco” dall’Unione. Al tempo stesso, però, gli italiani appaiono poco “entusiasti” di questa Europa. Il grado di fiducia nell’UE, infatti, dopo la crescita sensibile e rapida, rilevata fra il 2019 e la fine del 2022, sembra in calo. Per quanto limitato. Nell’ultimo anno, in particolare, è sceso al 42%.
Quindi, un calo di 3 punti in pochi mesi. Le ragioni di questa evoluzione del sentimento europeista sono diverse. Ma alcune prevalgono sulle altre. La prima, richiama l’opinione — diffusa — che l’emergenza economica e finanziaria, successiva alla stagione del Covid, sia, in parte, ridimensionata. E, comunque, arginata dai precedenti fondi, quasi 200 miliardi di euro, trasferiti all’Italia dall’UE. Il ruolo “finanziario” europeo, inoltre, è divenuto esplicito, attraverso la figura di Mario Draghi. Già Presidente della Bce. Divenuto presidente del Consiglio nel 2021, fino alla scorsa estate. In secondo luogo, il calo di consenso degli ultimi mesi verso l’UE riflette gli scandali di corruzione che hanno coinvolto alcuni euro—parlamentari.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI
Ci riferiamo, in particolare, al cosiddetto “Qatargate”. Inoltre, pesa “l’abitudine alla guerra”. L’intervento russo in Ucraina, infatti, persiste e si complica. Ma dura da quasi un anno e mezzo. E si è diffusa l’opinione che la “minaccia” costituita da Putin resti “minacciosa”, ma non sia cresciuta. Perché il Presidente russo deve fare i conti con problemi interni. Tanto più dopo la recente azione della milizia Wagner.
Il sentimento europeista, tuttavia, mantiene il profilo politico osservato in passato. L’euro-distanza, infatti, appare maggiore fra gli elettori di Centro-Destra. Soprattutto tra coloro che votano per la Lega e per i FdI. Mentre nella base del M5S il grado di “europeismo” si è ridimensionato, dopo la fine dell’esperienza di governo.
Nel Centro-Destra, però, la questione europea rischia di riproporsi, in vista delle prossime elezioni. Europee, appunto. Perché i partiti della maggioranza di governo hanno, al proposito, orientamenti molto diversi. La Lega di Matteo Salvini, amico (personale), da sempre, di Marine Le Pen, conferma il sostegno al suo partito (personale), Rassemblement National. All’interno di un sistema che colleghi i “sovranisti” europei.
Un’intesa ritenuta non accettabile da FI. Come ha ribadito, esplicitamente, il nuovo leader (e Vice Premier, insieme a Salvini), Antonio Tajani. Mentre il (la) Premier Meloni mantiene aperte diverse possibilità. Compresa un’intesa con i liberali. Insomma, è difficile immaginare una vera e salda intesa, nel Centro- Destra. Se si guarda l’Europa.
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