Estratto dall'articolo di Alberto D'Argenio per ''la Repubblica''
« Caro Giuseppe, sui conti pubblici possiamo offrirti un po' di flessibilità ma in cambio il tuo governo deve mettere mano alle riforme strutturali e non deve spendere senza coperture». E' venerdì mattina quando il neo premier Giuseppe Conte nel chiuso del maniero de La Malbaie incontra i presidenti di Consiglio e Commissione Ue, Donald Tusk e Jean- Claude Juncker. Il G7 di Charlevoix deve ancora cominciare e Conte è alla sua prima riunione internazionale.
Gli europei sono curiosi di conoscerlo e fedeli alla linea che poi sarà interpretata anche da Merkel e Macron decidono di non attaccare. Anzi, la strategia è di blandire il capo del governo potenzialmente in grado di affondare l' eurozona, di spiegargli come funzionano le regole europee e di coinvolgerlo nelle scelte dell' Unione nella speranza di tenerlo nei binari, di evitare sterzate italiane che potrebbero danneggiare tutto il continente.
E così anziché la faccia cattiva che arriverà in autunno se Roma deraperà sui conti - arrivano le aperture. Come quella sul debito, Russia e Trump a parte il dossier che maggiormente preoccupa le capitali di tutto il mondo. Secondo le regole Ue l' Italia nel 2018 dovrebbe correggere il deficit con una manovra bis di 5,2 miliardi e nella finanziaria di ottobre dovrebbe inserire tagli per 10,4 miliardi per il 2019. Interventi per tenere a bada il terzo debito pubblico del mondo e rassicurare i mercati.
Tusk e Juncker vogliono evitare che il governo spenda decine di miliardi per onorare il contratto gialloverde con la conseguenza di mandare in fibrillazione lo spread e trascinare l' eurozona in una nuova crisi. Così giocano la carta dello sconto in cambio di riforme, ricetta per aumentare la competitività del Paese applicata anche con Renzi e Gentiloni.
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