1 - BOOM SOVRANISTA, MA LISBONA RESISTE “NON VOGLIAMO ESTREMISTI AL GOVERNO”
Estratto dell'articolo di Benedetta Perilli per “La Repubblica”
Dopo la notte del caos, in Portogallo è tempo di prendere le distanze. Principalmente dal partito di estrema destra Chega, il vero vincitore delle elezioni legislative di domenica che esce dalle urne quadruplicato nella presenza in parlamento — arriva a 48 seggi, nel 2022 ne aveva 12 — e che spinge sin da subito per entrare al governo.
«I portoghesi ci vogliono», sono state le prime parole del leader André Ventura, il camaleonte ex seminarista e commentatore sportivo che lotta contro l’immigrazione e riceve il plauso di Orbán, Salvini e Abascal — tutti uniti nella marcia verso le Europee — e persino di Bolsonaro che si congratula per l’elezione del primo deputato brasiliano del Portogallo, il sovranista Marcus Santos.
Diversa l’accoglienza del presidente della Repubblica Marcelo Rebelo da Sousa che, in una inedita presa di posizione rispetto alla neutralità che la sua figura richiederebbe, ha lasciato intendere prima del voto che farà di tutto per impedire l’avanzata di Chega.
Intanto la prossima mossa spetta a lui: il capo dello Stato attenderà il 20 marzo per la fine dei conteggi dei voti dei residenti fuori dal Portogallo (che daranno quattro seggi) e poi, dopo aver sentito i partiti, nominerà il primo ministro che sarà incaricato di formare il governo.
La scelta ricadrà quasi sicuramente sul 51enne Luís Montenegro, il vincitore che nessuno aveva visto arrivare, il leader “improbabile” da sempre in politica ma mai al governo, ex bagnino, avvocato, affidabile ma senza carisma, dicono i portoghesi interpellati nei sondaggi.
A capo della coalizione di centrodestra Alleanza democratica è riuscito a strappare la vittoria per un pugno di voti al partito socialista — 79 seggi contro 77 — in un estenuante testa a testa terminato con la resa, in anticipo rispetto alla pubblicazione dei dati ufficiali, del leader di sinistra Pedro Nuno Santos.
Montenegro ha riconosciuto la vittoria, spiegando che «un voto in più basta per vincere», e poi anche lui ha preso le distanze: «No è no», ha detto riferendosi alla promessa di non cedere mai alla tentazione di un patto con l’estrema destra di Chega.
Fine di otto anni di socialismo, anche in Portogallo arrivano i populisti. Senza una maggioranza assoluta, la prospettiva ora è quella di un governo di minoranza di destra nel quale il partito socialista starà all’opposizione consegnando a Montenegro il delicato compito della negoziazione in vista del primo test di tenuta dell’esecutivo che potrebbe arrivare con l’approvazione del bilancio 2025 di fine anno.
«L’ avvicinamento tra socialisti e centrodestra porta il governo in zone impervie. Per un Paese abituato alla maggioranza assoluta ora la sopravvivenza si giocherà giorno dopo giorno », così José Adelino Maltez, professore dell’Istituto superiore di Scienze sociali e politiche dell’Università di Lisbona. […] La vera domanda da porsi è: cosa fare ora del 18% di Chega?».
L’analisi della crescita del partito nato nel 2019 realizzata dal politologo Pedro Magalhães mostra che rispetto ai suoi fratelli d’Europa, come Vox, Lega e Soluzione greca, nessuno è riuscito a imporsi così rapidamente e che il centrodestra portoghese domenica ha vinto realizzando il suo peggior risultato di sempre alle legislative. […]
2 - LA FINE DEL MIRACOLO PORTOGHESE I SOCIALISTI DI COSTA SCONFITTI DA POPULISMO, SCANDALI E CAROVITA
Estratto dell'articolo di Alessandro Oppes per “La Repubblica”
È la fine dell’eccezione portoghese. Ed è anche la fine del miracolo socialista, che faceva invidia alle sinistre di tutta Europa. L’eccezione era quella di un Paese senza un’ultradestra politica, che aveva evitato di cadere stregato dall’estremismo conservatore anche nei momenti più delicati, come gli anni bui della sovranità nazionale limitata dall’intervento della troika, gli “uomini in nero” di Ue, Bce e Fmi arrivati nel 2011 per applicare ricette lacrime e sangue a un’economia sull’orlo del default.
E il miracolo, durato poco meno di un decennio, è stato quello costruito con grande abilità politica da António Costa, il leader socialista capace di rimettere a posto i conti economici del Portogallo, raggiungendo insieme l’equilibrio di bilancio e il rilancio dello stato sociale.
[…] Un trionfo che potrebbe non avere conseguenze pratiche sulla politica portoghese, se il leader del centrodestra vittorioso, Luis Montenegro, manterrà il promesso “cordone sanitario” nei confronti degli ultrà e i socialisti, sconfitti di misura, confermeranno l’impegno a “lasciar governare” il vincitore. È l’ultima resistenza di quel bipartitismo storico che ha retto il Paese dal ritorno alla democrazia nel 1974 e che Ventura in questi giorni dava ormai per spacciato, convinto com’era di poter trovare posto in Consiglio dei ministri.
Un pericolo immediato che sembra sventato, ma il nuovo quadro politico apre parecchi interrogativi sul perché dell’exploit di una destra estrema che si regge sullo slogan “Dio, patria e famiglia”, che vuole creare il reato di immigrazione clandestina, imporre la castrazione chimica per gli stupratori, combattere la cosiddetta “ideologia di genere”. […]
Il Ps, che due anni fa raggiunse il 41% dei consensi ottenendo a sorpresa la maggioranza assoluta, è stato ridimensionato come era prevedibile dallo scandalo che quattro mesi fa portò alle dimissioni di Costa, prima sfiorato dall’inchiesta per presunta corruzione legata al business delle miniere di litio, poi scagionato perché il nome che compariva era quello del suo omonimo ministro dell’Economia. Nel caso sono stati comunque coinvolti alcuni suoi stretti collaboratori, a partire dal capo di gabinetto, che è stato arrestato.
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Il leader socialista ha così mantenuto la decisione di farsi da parte, mentre l’estrema destra, già da tempo in crescita nei sondaggi, si è ritrovata su un piatto d’argento un argomento in più a sostegno della sua campagna infarcita di slogan populisti contro la corruzione politica. L’efficacia del messaggio di Ventura è legata proprio alla capacità di intercettare un generico malumore della popolazione, di alcuni strati sociali che si sentono abbandonati dallo Stato (non a caso in passato ha battuto in modo capillare le zone rurali).
C’è chi sostiene che non sia “né di destra né di sinistra”, ma solo attento a come gira il vento. In più, l’uso dei social di gran lunga più accurato e professionale rispetto a quello di tutti gli altri partiti, gli ha garantito un clamoroso successo tra i giovani 18-25enni.
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Morire di successo: ai socialisti portoghesi è accaduto forse anche perché, dopo aver eliminato il deficit e ridotto il debito, aumentato le pensioni e abbattuto il tasso di disoccupazione, con il boom turistico e l’apertura agli investimenti esteri, si sono ritrovati a fare i conti con un Paese in cui il costo della vita è troppo caro, gli affitti alle stelle, chi faceva fatica ad arrivare a fine mese ne fa ancora di più. Il mix perfetto per dare argomenti ai populisti dalle ricette semplici per problemi complessi.