EMANUELE BUZZI per il Corriere della Sera
Vincenzo Spadafora, i discorsi per il futuro presidente della Repubblica iniziano a entrare nel vivo. «È giusto, si tratta di un appuntamento cruciale per il futuro politico del Paese e delle sue istituzioni».
Mario Draghi ha fatto chiare aperture alla conferenza stampa di fine anno, accendendo il dibattito. «Onestamente mi ha molto colpito quella conferenza stampa: temo che lo abbia allontanato piuttosto che avvicinarlo al Quirinale. Oltre ad essere inedita, la palese autocandidatura ha dimostrato poca sensibilità politica e una percezione distorta del rapporto con il Parlamento, testimoniata anche dalla gestione della legge di Bilancio, cose che hanno raffreddato anche gli entusiasti. Continuo a pensare invece che la storia e lo standing internazionale del presidente Draghi siano un valore per la guida del governo, soprattutto in un momento in cui la pandemia non è superata e la gestione del Pnrr solamente agli inizi».
VINCENZO SPADAFORA GIUSEPPE CONTE
Si parla di un appello di Conte per un capo dello Stato donna. Lei che ne dice? «Da che io ricordi prima dell'elezione del capo dello Stato è sempre un grande classico. Sarebbe certamente una bella novità, ci sono alcune personalità che per esperienza, cultura politica ed istituzionale sarebbero perfette per un ruolo così delicato e importante. In alcuni articoli, però, ho letto anche nomi che non credo siano votabili per il Movimento».
Nel M5S l'idea di una donna ha suscitato malumori.
«I malumori nascono quando il gruppo parlamentare scopre una rosa di nomi ipotizzata dal proprio leader leggendo i giornali, non perché donne. So che Conte intende riunirci a gennaio e credo sia utile rinviare ad allora ogni altra considerazione sul metodo e sulle eventuali persone da proporre».
Ma lei ha un suo candidato?
«No, ma respingo con forza l'idea che o si elegge Draghi o non c'è un'alternativa. In politica c'è sempre un'alternativa, ed è la politica stessa a doverla generare».
L'unico veto del M5S sembra su Berlusconi.
VINCENZO SPADAFORA GIUSEPPE CONTE
«Credo che Conte sia stato costretto a prendere una posizione netta dopo i suoi inaspettati giudizi positivi sull'operato di Berlusconi, che avevano scosso non solo il gruppo parlamentare ma soprattutto i nostri elettori».
Ieri Conte ha riunito la cabina di regia dei big per il Colle. Lei anche in «Senza riserve» (Solferino) aveva auspicato un coinvolgimento di tutto il gruppo parlamentare.
«Non so bene cosa sia la cabina di regia dei big. Ad oggi l'unico luogo che lo statuto di Conte individua per le scelte politiche, il Consiglio nazionale, non è stato ancora formalizzato, e sono trascorsi già cinque mesi dall'approvazione dello statuto. Al momento, se ci fossero elezioni anticipate, non sappiamo nemmeno chi sarà a prendere le decisioni».
Conte prima di Natale ha iniziato un confronto comune anche con Letta e Speranza, ma non sembra ci siano passi avanti. «Credo che sia doveroso per noi iniziare il confronto sul Colle con coloro che giocano nel nostro stesso campo e con i quali in futuro, come ha detto il presidente Conte, formeremo il campo progressista».
Quale è a suo avviso il rischio per il presidente e il Movimento alla votazione per il Quirinale?
«Conte deve riuscire a tenere uniti i gruppi parlamentari, che devono essere coinvolti in un ragionamento politico condiviso e non a cose fatte. Sono certo che il nostro gruppo parlamentare, ad esempio, ribadirà con nettezza l'importanza che Draghi resti presidente del Consiglio. Anche perché, come prima forza politica parlamentare, dobbiamo giocare un ruolo da protagonisti e non subire scelte altrui».
La crescita dei contagi può condizionare l'elezione del capo dello Stato?
«Sì, perché da un lato si sentirà nel Paese un'urgenza maggiore di chiudere in poche votazioni, dall'altro andrà affrontato il problema di eventuali elettori positivi o in quarantena. La Costituzione prevede dei quorum definiti, credo che i presidenti delle Camere debbano verificare se esista la possibilità di consentire anche a eventuali positivi di poter votare in completa sicurezza per tutti».
Al nuovo corso del Movimento di Conte non corrisponde un effetto positivo nei sondaggi. È preoccupato?
«Molto, rischiamo di scendere sotto il 10% se non torniamo ad una azione politica incisiva. Penso che le sue prime scelte, come accedere al finanziamento pubblico, riabilitare la figura di Berlusconi, astenerci al Senato su Renzi e Cesaro, rimettere in discussione i due importanti referendum su eutanasia e cannabis, abbiano disorientato non poco il nostro elettorato».