Giovanna Vitale per "La Repubblica" - Estratti
Onorevole Stefano Bonaccini, il Pd voterà a favore o contro la nomina di Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione europea?
ursula von der leyen stefano bonaccini raffaele fitto
«La prima questione è sempre di merito, vale per Fitto come per tutti i commissari: quel che vengono a dire in Commissione. In questo caso si è posto però anche un problema politico, come segnalato dal nostro capodelegazione Zingaretti: Fitto appartiene a un partito che a Bruxelles è all’opposizione ed è indicato da un governo la cui maggioranza è di segno opposto a quella che nel Parlamento europeo sostiene Ursula von der Leyen. Su questo è la presidente a dover dare garanzie e a pretendere coerenza dal Ppe: il voto a Fitto non può determinare in alcun modo un cambiamento della maggioranza al Parlamento».
Il richiamo del presidente Mattarella sull’importanza, per l’Italia, dell’incarico europeo al ministro del governo Meloni vi mette in difficoltà?
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN STEFANO BONACCINI
«Il nostro capo dello Stato non mette mai in difficoltà chi è leale alla Costituzione, attento all’interesse generale e al bene comune. Come ho detto, spetta al Ppe e a von der Leyen risolvere la contraddizione che si è aperta».
(…) Il Pd ha chiesto a von der Leyen di ritirare la designazione di Fitto come vicepresidente esecutivo. Cosa vi ha risposto?
«Insisto, il problema per il Pd non è mai stato Fitto in sé o le deleghe che von der Leyen gli ha attribuito, peraltro meno importanti di quelle che aveva Gentiloni. Al contrario, noi pretendiamo chiarezza rispetto agli impegni assunti. E che la destra di Ecr resti fuori dalla maggioranza che sostiene la Commissione. Non si può governare l’Europa con chi la vuole indebolire.
RAFFAELE FITTO - GIORGIA MELONI
Altrimenti quella maggioranza non c’è più. Con Fitto ho lavorato bene negli anni passati: non solo non ho pregiudizi personali, ma spero anzi che aiuti il governo italiano ad abbandonare posizioni che fanno male all’Italia. L’Europa la conosce e sa quanto sia importante per l’Italia: se riesce a spiegarlo a Fratelli d’Italia e alla Lega sono il primo ad esserne felice».
E che succede se Fitto passasse con i voti dei conservatori, dei neonazisti di Afd e magari anche dei Patrioti di Le Pen e Salvini in alternativa a quelli del Pse?
«Che la nuova Commissione finirebbe prima ancor di partire. Ma sarebbe un tragico errore e sono fiducioso che non lo vogliano né la presidente von der Leyen né il Ppe».
La spagnola Teresa Ribera, vicepresidente incaricata per il Pse, è stata duramente contestata dagli alleati del Ppe. Quali conseguenze ci sarebbero se venisse bocciata?
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«È proprio di questa coerenza che parlo: se il Ppe pensa di poter votare contro una commissaria del Pse e a favore di un commissario di Ecr, allora è meglio che dica subito che ha cambiato idea e programma e che quindi non vuole più questa maggioranza e questa Commissione.
Mi permetta di aggiungere una cosa: io capisco che c’è uno scontro duro in Spagna, ma la strumentalità degli attacchi a Ribera per l’alluvione a Valencia l’ho vista solo, a parti invertite, da parte del governo italiano verso la regione Emilia-Romagna con l’alluvione. Se il Ppe crede di poter scaricare le proprie contraddizioni sul Parlamento europeo, allora viene meno ai propri impegni e tradisce anche la sua vocazione europeista».
Per superare lo stallo si sta cercando un accordo. Restano tuttavia degli ostacoli: si possono risolvere, e come?
«Con un voto favorevole a Ribera, che è in maggioranza, e una presa di posizione chiara del Ppe e di von der Leyen sul perimetro della maggioranza».
Devono dichiarare ufficialmente che non si allargherà mai a Ecr?
«Mi pare il minimo, alla luce di quanto sta accadendo».
Fatto sta che il Ppe vota sempre più spesso con la destra: l’asse si sta spostando sui sovranisti?
«Se così fosse la Commissione non avrebbe la nostra fiducia. Se il Ppe pensa di poter fare la politica dei due forni si sbaglia di grosso. Aggiungo un avvertimento: attenti a scherzare con la tigre, pensate di poter usare l’estrema destra e non vi rendete conto che verrete snaturati e poi svuotati perché tra l’originale e la fotocopia gli elettori scelgono sempre l’originale».
Von der Leyen rischia?
«L’ho votata convintamente, al pari dei miei colleghi. Resto fiducioso che possa prevalere il senso di responsabilità da parte di tutti. Per quanto ci riguarda noi lavoriamo per unire e non per dividere e bloccare, come stanno facendo altri.
L’orchestra funziona se ciascuno fa la sua parte. Altrimenti tutti se la prendono col direttore».
giorgia meloni e mateusz morawiecki alla conferenza di ecr a varsavia