Marco Antonellis per Dagospia
Inutile negarlo, spiegano fonti del Quirinale, Mattarella è rimasto molto deluso dall'incontro di ieri col Capo del Governo; si sarebbe aspettato una presa di coscienza della gravità della situazione e non invece, come accaduto, l'ennesimo invio stampa "Made in Casalino" in cui non si faceva altro che ribadire urbi et orbi (e senza aggiungere nulla) di un incontro di cui tutti ormai sin dal primo pomeriggio sapevano.
Il Capo dello Stato avrebbe preferito tutt'altro approccio da Giuseppe Conte a cominciare da una seria presa di coscienza della gravità della situazione; avrebbe preferito, insomma, che Conte rispondendo 'obbedisco' si fosse impegnato nel dissuadere i suoi due agguerritissimi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma così non è stato e ora radio Quirinale spiega che la tensione al Colle è altissima e si farà di tutto per stendere un vero e proprio "cordone sanitario" fatto di contatti e relazioni ai massimi livelli per mettere in sicurezza il sistema paese.
Così sono in molti a questo punto ad auspicare che scendano in campo in prima persona Ignazio Visco (Banca d'Italia) e soprattutto Mario Draghi (Bce). Non per niente in queste ore sono in strettissimo contatto con il Quirinale. Anche se, chi ha avuto modo di parlare in queste ultime ore con gli uomini che seguono questi delicatissimi dossier, li ha trovati a dir poco scoraggiati. I toni e i modi non sono più quelli fiduciosi di sempre perchè, si fa notare, stavolta "il problema vero è che il Colle non ha un piano B". Almeno per il momento.
Ma è da diversi giorni che il Capo dello Stato è sulle spine, non certamente da oggi. La tensione è aumentata la sera dell'approvazione del Def anche se in prima battuta il Colle aveva preferito aspettare un pò prima di esternare e così ha fatto, parlando rigorosamente a Borse chiuse e senza utilizzare lo strumento della nota stampa (che pure in un primo momento si era ipotizzato).
Ma una nota stampa ufficiale avrebbe mandato un messaggio troppo forte, quasi un atto di sfiducia nei confronti dell'operato del governo. Così si è preferito parlare di Sabato pomeriggio, a braccio. Perchè per il Capo dello Stato, fanno notare ambienti del Quirinale, il problema non è e non è mai stato il contenuto della manovra economica, stante il fatto che ogni governo ha il diritto-dovere di fare le proprie scelte; a Mattarella interessa solo e soltanto la tenuta del sistema paese ed è da qui che partirà per giudicare con quali modi e strumenti intervenire (moral suasion o altro) sulla base dei poteri che la Costituzione gli conferisce, Costituzione sulla quale ha solennemente giurato (come anche il governo).
Nel frattempo il Quirinale stende la sua rete a salvaguardia del Paese, rete della quale fa ormai parte a pieno titolo anche Giancarlo Giorgetti, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. È proprio su di lui, infatti, che il Colle punta per portare a più miti consigli i due dioscuri Di Maio e Salvini; magari anche stimolando il rapporto dialettico e di 'competition' interna alla Lega tra GG (come Giorgetti viene chiamato dagli amici) e il Capitano. E c'è chi comincia a rileggere con più attenzione le ormai famose frasi pronunciate da Giancarlo Giorgetti lo scorso Agosto al Meeting di Rimini riferite al possibile rischio "dell'uomo forte".
Parole quasi profetiche se lette oggi. Anche il recente endorsement del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia alla Lega non è stato affatto casuale, spiegano fonti istituzioni di altissimo livello, così come non è casuale il luogo dove le parole sono state pronunciate: Vicenza. Insomma, il Quirinale tesse la tela e i due dioscuri faranno di tutto per non restarci impigliati.