Andrea Bassi per “Il Messaggero”
Per capire bene la storia, a suo modo paradossale, bisogna partire da un antefatto. Qualche giorno fa un sindacato autonomo, Confintesa, per mano del suo segretario generale della Funzione pubblica, Claudia Ratti, lancia un allarme.
Guardate, dice, che lo Stato non sta versando la sua quota aggiuntiva di contributi prevista dalla legge, agli statali che aderiscono al fondo di previdenza complementare Perseo-Sirio perché manca un decreto attuativo del ministero dell' Economia.
Apriti cielo. A rispondere all'accusa grave, non sono né il Fondo e neppure il ministero dell'Economia. A ribattere è invece la triplice. Cgil, Cisl e Uil in un comunicato congiunto accusano Confintesa di diffondere «falsità».
Botte da orbi, insomma. E proprio alla vigilia di una importante riunione convocata dall'Agenzia governativa Aran (quella che si occupa di pubblico impiego) che avrebbe dovuto decidere anche per gli statali neo assunti l'introduzione del conferimento del Tfr ai fondi pensione tramite il meccanismo del silenzio-assenso.
il ministro del tesoro daniele franco
Un passaggio di un certo rilievo, visto che a oggi l'adesione al fondo degli statali Perseo Sirio è volontaria e hanno aderito solo 78 mila persone su un bacino di 1,5 milioni di potenziali iscritti, mentre da domani, con le centinaia di migliaia di neo assunti previsti con lo sblocco del turn over, diventerebbe sostanzialmente automatica.
Il colpo di scena arriva il giorno prima della riunione all'Aran, il 25 marzo. Il presidente del fondo, l'ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, prende carta e penna e scrive al ministro dell'Economia Daniele Franco, a quello della Pubblica amministrazione Renato Brunetta e al presidente dell'Aran Antonio Naddeo. Per dire cosa?
Che sono più di due anni (tutto il 2019, il 2020 e questo scorcio di 2021), che il Fondo degli statali che lui presiede non vede un euro del contributo aggiuntivo dell' 1% del Tfr che le amministrazioni pubbliche dovrebbero per legge versare a favore dei dipendenti pubblici iscritti a Perseo-Sirio.
I soldi, scrive Boccali, in realtà ci sono. Ma sono fermi nelle casse del ministero dell'Economia, nonostante il decreto estivo anti-crisi dello scorso anno, il numero 104 del 2020, abbia non solo stanziato le risorse necessarie a pagare il contributo aggiuntivo, ma abbia anche detto che le somme debbano essere iscritte nei capitoli di bilancio dei singoli ministeri per essere versate al Fondo.
I CONTEGGI
Perché allora sono ancora ferme sui conti del Tesoro? A rivelarlo è una mail inviata allo stesso Fondo il 24 marzo scorso dall'ispettore generale capo del bilancio, Giampiero Ricciardi.
Nel messaggio viene spiegato che prima di pagare, bisogna stabilire quanto deve essere versato a ogni singolo ministero. Non fa una piega. Ma qui la storia diventa kafkiana. Per fare questi conteggi, dice il Tesoro, stiamo parlando con le singole amministrazioni per avere i dati. Peccato, risponde il Fondo di previdenza, che sono esattamente due anni che questa discussione va avanti e non se ne viene a capo.
Anche perché, scrive Boccali, i dati non sono in possesso dei singoli ministeri, ma sono in possesso della «Direzione dei sistemi informativi del Dipartimento dell'Amministrazione generale del Mef», il soggetto cioè, che elabora le buste paga ed effettua il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici.
I dati necessari a calcolare i contributi dei dipendenti pubblici iscritti al fondo pensione, insomma, ce li ha proprio il Tesoro. Certo, un'altra direzione.
Ma qui forse non c'è neanche bisogno di far parlare tra loro le banche dati delle varie amministrazioni pubbliche, come si vorrebbe fare usando parte dei 200 miliardi del Recovery fund, basterebbe forse bussare alla porta accanto. Intanto, a perderci sono gli statali iscritti alla previdenza complementare che da due anni non ricevono l'1% di Tfr aggiuntivo perdendo anche sulla sua rivalutazione.