Letta, unica via è unire le opposizioni, serve intesa
(ANSA) - "L'unico modo di mettere in crisi la maggioranza è che le opposizioni siano unite. Ma se la maggioranza ha pronti gli ascari a sostituirsi, tutto è vano. Serve un'intesa la più ampia possibile per mettere in difficoltà la maggioranza, soprattutto al Senato. Noi abbiamo ridotto al minimo i toni aggressivi nei confronti delle opposizioni. Dobbiamo rivendicare questo atteggiamento, ma dobbiamo anche obbligare loro a stare sui temi. Le scelte dei presidenti delle Camere spinge verso una maggiore coesione e capacità di incisione da parte nostra". Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta durante la riunione dei senatori dem. (ANSA)
Parlamento: Letta propone riconferma capigruppo uscenti
(ANSA) - Il segretario del Pd Enrico Letta ha proposto ai senatori dem, con cui è riunito, una "scelta di continuità" che consiste in una riconferma di Debora Serracchiani capogruppo alla Camera e Simona Malpezzi al Senato. "Dobbiamo essere in grado di dare al prossimo gruppo dirigente libertà (più libertà di quella che io ebbi quando sono arrivato) sugli assetti dei gruppi parlamentari. Mi sembra rispettoso nei confronti di Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, quindi mi sento di suggerirvi una riconferma".
Letta propone Rossomando e Ascani a vicepresidenze Camere
(ANSA) - "La mia scelta dipende anche dal fatto che noi abbiamo un vulnus di genere. Per questo anche per la vicepresidenza la mia proposta è di riconfermare Anna Rossomando come vicepresidente del Senato. Anche alla Camera proporrò una vicepresidente donna, tra le figure più rappresentative del nostro partito". Lo ha detto il segretario dem Enrico Letta ai senatori dem, dopo aver chiesto la riconferma delle due capogruppo. Alla Camera l'ipotesi è di Anna Ascani vice.
I DUELLI TRA LE OPPOSIZIONI
Carlo Bertini per “la Stampa”
Dicono dalle parti del Terzo Polo e del Pd che a Matteo Renzi non dispiacerebbe affatto conquistare la presidenza del Copasir, la commissione sui servizi segreti; e che in subordine vorrebbe la presidenza della commissione di Vigilanza Rai per Maria Elena Boschi.
Dicono che il dem Lorenzo Guerini, ministro della Difesa uscente, avrebbe fiutato la trappola e che per questo non scommette di poter tornare a fare il presidente del Copasir: visto che per farsi eleggere serve la maggioranza dei componenti della commissione bicamerale, divisi equamente (cinque e cinque) tra maggioranza ed opposizione.
Chi tra Renzi e Guerini avrebbe più appeal sulla maggioranza? Questa è la domanda che circola nei corridoi del Senato. Questo spaccato dice qualcosa sulla guerra tra le opposizioni, tutti contro tutti, Pd-M5s e Terzo Polo. Con i primi due sospettati di essersi accordati per spartirsi le cariche apicali: ovvero due vicepresidenze e un questore a ciascuno dei due partiti in ognuna delle Camere.
E con il Terzo polo che grida allo scandalo, minacciando di andare da Mattarella e di non partecipare al voto sui vicepresidenti tra una ventina di giorni. «Gli accordi istituzionali - accusa Renzi - devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita».
Caustica la risposta di Francesco Boccia: «Se si pretende con il 4,5% di ottenere una vicepresidenza del Senato che andrebbe ai gruppi maggiori è un po' troppo. Possono accedere alle cariche dei questori e segretari d'aula». E in ogni caso, come sempre il problema è politico: «Noi avevamo proposto un coordinamento delle opposizioni, loro e Conte hanno detto di no. Se c'è intesa politica, anche gruppi con dimensione numerica limitata possono avere un riconoscimento significativo sulle nomine. Se ognuno va per conto suo, allora comandano i numeri elettorali».
Chiaro e semplice: come a dire, non volete fare un patto in cui il Pd avrebbe la regia in quanto partito maggiore e allora… Il tutto mentre nei Cinque Stelle infuria la battaglia per le vicepresidenze (Patuanelli in pole, Appendino fuori) e nel Pd infuria la battaglia anche sui capigruppo. Letta vuole che siano quattro donne a ricoprire le cariche, ma il pallino delle trattative deve ancora fermarsi sulla casella fine. E il vento soffia.
debora serracchiani a dimartedi
In ore febbrili di trattative, che si chiuderanno con il voto segreto di oggi in entrambi i gruppi di Camera e Senato, emergono due schemi: un piano A, che vede il congelamento delle capogruppo uscenti, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, entrambe di area centrista, nominate da Letta un anno fa.
In questo caso, verrebbe congelata anche la carica di vicepresidente del Senato per Anna Rossomando, di area Orlando, mentre la vicepresidenza della Camera andrebbe a Nicola Zingaretti. Un piano gradito alle correnti, perfino quella di Franceschini, che avrebbe il posto di questore per il senatore al terzo mandato, Bruno Astorre.
Ma poco gradito a Guerini per i motivi di cui sopra. Per non dire del fatto che i vari big del partito potrebbero non gradire che solo uno di loro, Zingaretti, assuma una carica apicale. Quindi c'è un piano B, gradito a Letta: Serracchiani vicepresidente della Camera e Anna Ascani capogruppo alla Camera, Anna Rossomando vicepresidente del Senato e Valeria Valente capogruppo.
Nome quest' ultimo sub judice, tanto che girano anche quelli di Beatrice Lorenzin, vicina a Lettam e di Cecilia D'Elia, vicina a Zingaretti, ma priva di esperienza parlamentare. Le ipotesi si sprecano, come quella (smentita dal Nazareno) che vedrebbe la nomina a vicepresidente del Senato di Marco Meloni, braccio destro di Letta; con Anna Ascani e Valeria Valente capigruppo. In questo schema Zingaretti resterebbe in pole per la Camera, Orlando verrebbe «ricompensato» con la carica di questore affidata al suo fedelissimo Andrea Martella. Del monito di Luigi Zanda sull'autonomia dei gruppi pare resti ben poco.
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