Fabio Cavalera per “Il Corriere della Sera”
Gran serata quella all’Old Billingsgate Market nel cuore della City, il 24 giugno scorso: 449 fra industriali, banchieri e celebrità della finanza, magnati del mattone, manager del petrolio, delle telecomunicazioni, della pubblicità e dell’informazione, tutti chiamati a dimostrare fedeltà a David Cameron e ai conservatori. Ognuno ha staccato un assegno da 12 mila sterline da versare nella casse dei tory pur di sedere in uno dei tavoli curati per accogliere il gotha dei super ricchi londinesi.
Il Guardian ha calcolato che il valore complessivo del patrimonio posseduto dalla folta compagnia riunita attorno ai coniugi Cameron fosse di ben 11 miliardi di sterline. Niente male. Le elezioni si avvicinano, la corsa è dura e in salita, il partito ha bisogno di finanziamenti alla luce del sole, tanti soldi e freschi per respingere l’assalto dei laburisti e le suggestioni dell’Ukip di Nigel Farage. Si invoca l’aiuto di sostenitori vecchi e nuovi. Gran sorpresa al tavolo 8: il tavolo del Cremlino, con allegri oligarchi legati a doppio filo al presidente Putin lesti a brindare e tifare per il premier.
Uno in particolare: Vasily Shestakov, membro del Parlamento russo e soprattutto intimo dello stesso Putin dai tempi in cui frequentavano i corsi di judo assieme e lavoravano per il Kgb sovietico, uno della cosiddetta judo-connection, la rete dei fedelissimi negli affari e nella politica. Shestakov non parla inglese.
Ma era lì, nella City, con l’assegno pronto per i tory. Fra Londra e Mosca non corre buon sangue. Le relazioni politiche e diplomatiche sono difficili (quelle economiche sono invece forti). Eppure, nonostante le tensioni e i servizi segreti sempre in guerra, dietro le quinte il Cremlino sembra tifare: il clan degli amici di Putin apre il portafoglio e punta su Cameron.