Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
È il giorno della suspense. Con Olanda e Ungheria allo scontro. Isolati nel Consiglio, la prima sulla «governance» dell'operazione anticrisi, la seconda contro i vincoli sul rispetto dello stato di diritto in relazione all'uso dei fondi europei. Dunque, isolati pure rispetto ai rispettivi gruppi di riferimento, nel caso dell'Olanda i «frugali» (di cui fanno parte anche Austria, Danimarca e Svezia), nel caso dell'Ungheria i quattro di Visegrad (gli altri sono Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia).
La riunione dei capi di Stato e di governo, da stamattina nella capitale belga, è un appuntamento cruciale dal quale dipenderà la stabilità economica e finanziaria dell'Europa e la sua stessa posizione nel mondo. L'esito è totalmente incerto. Ci si prepara, dopo la seconda giornata domani, a un prolungamento a domenica.
Forse a una nuova riunione entro fine mese. Le proposte di mediazione su Next Generation Eu, il nuovo strumento finanziario da 750 miliardi da raccogliere sul mercato, e sul bilancio Ue 2021-2027 sono sul tavolo da giorni. «Non ci siamo ancora, le posizioni sono divergenti su punti importanti, l'accordo non è garantito», indica una fonte coinvolta nelle discussioni.
LE POSIZIONI
Tuttavia i 27 sanno di non poter fallire. Sui mercati c'è relativa calma, ma le fiamme possono riaccendersi in un attimo e un attimo dopo la Bce si ritroverebbe da sola a fronteggiare grandi rischi. La cancelliera Angela Merkel annuncia di avere una carta di riserva che servirà a chiudere la partita possibilmente questo fine settimana. Non l'ha scoperta ma la userà. Cinque gli scogli del negoziato, alcuni finanziari altri eminentemente politici. Intanto il volume dell'operazione anticrisi: dei 750 miliardi, il Recovery Fund vale 560 miliardi di cui 310 per sussidi a fondo perduto e 250 per prestiti.
I «frugali» vogliono ridurre soprattutto la parte sussidi. Il fronte del Sud insiste per mantenere il tetto inalterato, ma ci si sta muovendo verso una limatura di qualche decina di miliardi. La preponderanza dei sussidi rispetto a prestiti, in ragione complessiva di due terzi/un terzo, potrebbe resistere, ma molto dipenderà dalla mediazione sulla «governance».
L'Olanda ha eretto il muro: vuole che a decidere sui piani nazionali di riforma e sugli esborsi sia il Consiglio, non la Commissione. All'unanimità e non a maggioranza qualificata. Così avrebbe il diritto di veto. Posizione durissima, tuttavia se ci fosse un'alternativa fonti olandesi indicano che se ne può discutere purché il risultato sia quello. Rutte ha un conto aperto con l'Italia, della quale critica l'incapacità di realizzare le riforme, ma ha anche con la Commissione accusata di aver esagerato con la flessibilità.
URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE
Sono posizioni che trovano «audience» in molti altri paesi, «frugali» e non, anche in Germania. Fluttua l'idea di un «freno d'emergenza» che permetta a un governo di aprire un confronto politico su un paese che non rispetta gli impegni di riforma. Italia e Spagna temono l'estrema politicizzazione delle procedure. Fanno quadrato sulle proposte Michel anche se non tutto piace.
Obiettivo: limitare i danni e confermare il grosso del pacchetto. Non c'è accordo sul tetto del bilancio Ue a 1074 miliardi. Lo sconto sul contributo nazionale al bilancio ai «frugali» non piace ma servirà come arma negoziale per «comprare» il consenso. Ne beneficia anche la Germania. Infine lo stato di diritto: l'Ungheria vuole lo stop al collegamento tra uso dei fondi Ue e rispetto della legge europea. Argomento cui è strasensibile la Cechia. Nel mirino per la violazione dell'articolo si trova la Polonia. A Varsavia si vola basso anche perché la Polonia è il terzo beneficiario dei fondi anticrisi dopo Spagna e Italia (prima beneficiaria).