Paolo Baroni per www.lastampa.it
Non c’è il Salvatruffati nel Decreto crescita, in compenso spunta un Salva-Roma e (finalmente) arriva la decisione del Tesoro sul prestito ponte da 900 milioni di Alitalia, che potrà essere convertito in azioni in maniera tale da far avanzare il piano di salvataggio della compagnia aerea.
Il resto del pacchetto crescita, approvato comunque «salvo intese», e quindi ancora perfettibile, è quello noto. Il testo è però lievitato in maniera considerevole ed ora supera i 50 articoli. Ci sono nuovi incentivi fiscali, una spruzzata di semplificazioni, nuovi fondi (per i Comuni e le Zone economiche speciali), il rafforzamento del Sisma bonus e nuove risorse per la prima casa, e fondi per favorire economia circolare e start up innovative.
Raggi: addio bad company
A metà mattina sono il viceministro all’Economia Laura Castelli e la sindaca Virginia Raggi ad anticipare la prima novità: Roma Capitale e Governo hanno infatti trovato l’intesa per evitare la crisi di liquidità «fortissima» che entro il 2022 avrebbe soffocato la città.
In pratica entro il 2021 verrà chiusa la «bad company» che ha in carico i 12 miliardi di euro di debito storico di Roma: lo Stato se ne accollerà la gran parte riducendo però il suo contributo di 300 milioni l’anno destinato al commissario, a cui si aggiungono i 200 stanziati dalla città. In questo modo i conti di Roma vengono messi in sicurezza sino al 2048 e (in prospettiva) ai romani viene prospettata una possibile riduzione dell’addizionale Irpef che oggi è la più alta d’Italia (0,9%).
Per la Castelli si tratta di un’operazione «win-win» perchè «i cittadini italiani non pagheranno l’operazione» . Per la Raggi «libererà risorse per 2,5 miliardi fino al 2048» in favore di Roma , un «regalo che facciamo alle amministrazioni che verranno dopo noi».
Fondi ai comuni
Via libera anche allo stanziamento di circa 500 milioni su cui ha lavorato il ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro destinato ai comuni per investimenti destinati all’efficientamento energetico e all’illuminazione pubblica, a progetti di mobilità sostenibile, messa in sicurezza di scuole ed altri edifici e per l’abbattimento delle barriere architettoniche). A seconda delle dimensioni i Comuni riceveranno da 50mila a 250mila euro, a patto che i progetti vengano avviati entro il 15 ottobre.
Spinta sulle Zone speciali
Alle Zes vengono invece destinati 300 milioni di euro in tre anni. «L’obiettivo - ha spiegato la ministra Barbara Lezzi - è per rendere ancora più attrattive per le imprese che vogliono investire al Sud la possibilità di insediarsi e programmare investimenti».
Cambia l’Ires
Come già annunciato il decreto rivede il regime dell’Ires sostituendo la flat tax al 15% con una tassazione che si applica solo agli utili accantonati. Nel primo anno l’aliquota sarà al 22,5%, per poi calare di un punto sia nel 2020 sia nel 2021 e arrivare al 20% nel 2022.
giancarlo giorgetti laura castelli
Sgravi alle imprese
Aumenta la deducibilità dell’Imu sui capannoni che passa dal 40 al 50% e arriva al 60% nel 2020. E poi torna il superammortamento al 130% sugli investimenti in beni materiali nuovi (esclusi mezzi di trasporto) fino a 2,5 milioni. Per spingere il ricambio dei vecchi edifici con palazzi nuovi ad alta efficienza energetica arriva poi uno sconto su imposte di registro, ipotecarie e catastali (200 euro l’una).
Rottamazione tasse locali
Arriva il condono per multe auto, Imu, Irap, Tasi: la rottamazione delle cartelle viene estesa anche a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni che non si avvalevano della ex Equitalia. Anche questa sanatoria prevede lo sconto di sanzioni e interessi.
Cervelli in fuga
Vengono rafforzati gli incentivi per il rientro dei cervelli: docenti e ricercatori che dal 2020 trasferiscono la residenza in Italia godranno pre 6 anni di un aumento dal 50 al 70% della quota della base imponibile esclusa dalla tassazione. Quindi si estendono ulteriormente le agevolazioni in base al numero dei figli o in caso di acquisto di una casa.
Tutela marchi storici
Di Maio l’ha ribattezzata «norma Pernigotti»: per tutelare marchi storici di interesse nazionale viene istituito un registro ad hoc per i marchi con almeno 50 anni e un fondo per la tutela da 100 milioni. Per contrastare invece l’«italian sounding» arriva un contrassegno di Stato «made in Italy», da usare (a pagamento) sui mercati extra-Ue.
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