Paolo Mastrolilli per ''La Stampa''
«L' Italia deve assumersi le sue responsabilità e spendere di più per la difesa». Non lascia spazio ad equivoci l' ambasciatrice americana alla Nato Kay Bailey Hutchison, quando le chiediamo di valutare l' impegno finanziario di Roma a favore dell' Alleanza, durante un briefing con i giornalisti.
Hutchison, per anni influente senatrice del Texas, è un peso massimo dell' establishment repubblicano. L' Italia finora non ha rispettato l' impegno preso a Cardiff di investire almeno il 2% del Pil nella difesa, vuole tagliare gli aerei F-35, e chiede che le spese per la cybersecurity e le missioni internazionali vengano conteggiate nel contributo alla Nato. Ad una domanda della «Stampa» su questi punti, l' ambasciatrice ha risposto così:
«Noi speriamo che l' Italia continui ad aumentare le spese, in modo da arrivare al 2%. L' Italia è un alleato importante. In Afghanistan è una nazione framework, cioè uno dei quattro paesi con un quartier generale divisionale. Sta facendo un grande lavoro, là e in altre missioni. Ma nella spesa per la difesa abbiamo bisogno di avere tutte le capacità di cui la nostra sicurezza necessita, e ciò richiede che l' Italia si assuma le sue responsabilità. Tutti noi dobbiamo assumerle. Ora l' Italia non è a questo livello. Perciò la stiamo incoraggiando ad aumentare le capacità di spesa, pur riconoscendo le missioni molto importanti a cui contribuisce».
KAY BAILEY HUTCHISON E DONALD TRUMP
Sembra il problema ricorrente che Washington incontra con Roma: da una parte apprezza e incoraggia il governo gialloverde sul piano politico, ma dall' altra non sempre trova l' intesa sui dossier pratici che contano. La questione del «burden sharing» riguarda anche altri alleati, come la Germania, che sostengono di non avere al momento le risorse per arrivare al 2% del Pil. Ma Hutchison dice: «Dobbiamo spiegare il messaggio alle opinioni pubbliche, affinché capiscano l' importanza delle spese per la difesa e perché sono importanti.
Ciò è necessario per i rischi che tutti fronteggiamo da parte di una Russia aggressiva, con l' influenza maligna esercita all' interno della nostra alleanza. Ma riguarda anche le operazioni di anti-terrorismo, e molti dei nostri paesi si trovano a fronteggiare questi attacchi, così come quelli cyber e ibridi. Dobbiamo chiarire il messaggio ai nostri popoli, affinché capiscano l' importanza di arrivare al 2%, così che poi i parlamenti comprendano quanto sia essenziale».
Prima la sicurezza Trump insiste molto su questo punto, ed è arrivato a dire che gli investimenti nella difesa dovrebbero salire al 4% del Pil in tutti i paesi Nato: «Il presidente, e molti di noi, pensa che spendiamo approssimativamente il 4%. Io credo sia importante mettere la sicurezza al primo posto. Quindi quando parla del 4% non sta stabilendo un nuovo obiettivo per la Nato, ma dice che noi diamo alla sicurezza la massima importanza, sopra i commerci o qualunque altra cosa. Prima di tutto devi essere sicuro, questo poi fornisce le capacità economiche. Chiedere il 2% non è molto, per garantire di avere gli strumenti di cui abbiamo bisogno.
Ma il mio secondo punto è questo: se guardiamo al futuro, al tipo di armi che alcuni stanno sviluppando, o ai paesi che potremmo dover combattere un giorno, cioè Russia, Cina, Corea del Nord, Iran, i sistemi sono molto avanzati, e noi dobbiamo essere disposti a fare gli investimenti necessari a garantire la sicurezza dei nostri popoli. I 29 paesi membri della Nato rappresentano il 50% del Pil mondiale. Non è solo una percentuale, ma siamo noi che dobbiamo essere uniti per fare quanto è necessario a proteggere il nostro popolo, che si tratti di guerre spaziali, sottomarine, o qualunque cosa renda insicura la nostra gente».
Niente tassa per le truppe Hutchison ha smentito che Washington voglia imporre una tassa del 50% ai paesi che ospitano le sue truppe, come l' Italia, ma ha aggiunto di essere preoccupata per i nostri accordi con Pechino: «La Nato sta valutando cosa fa la Cina.
Stanno comprando i diritti di accesso ai porti in Italia e in altre parti del mondo. Siamo anche preoccupati per i network 5G, perché se il governo cinese chiede informazioni alle sue imprese, sono obbligate a darle, e questo mette a rischio la sicurezza dei sistemi dell' Alleanza. Se un paese investisse in infrastrutture che potrebbero interrompere o distorcere le comunicazioni Nato, sarebbe un problema molto serio. Perciò stiamo valutando i rischi».
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