1. SQUADRA E PROGRAMMA: ZINGARETTI TEME UNA FALSA PARTENZA
Dall'articolo di Goffredo De Marchis per ''la Repubblica''
LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI
Il Pd ha paura di smarrirsi nel passaggio, già spericolato di suo, tra il Conte 1 e il Conte 2. Di essere tagliato fuori da un premier che si sente le mani libere e semmai gioca di sponda con Di Maio. "Lui non è super partes, lui è indicato dal Movimento 5 stelle. Se lo deve mettere in testa". Nicola Zingaretti sa che la partita è appena cominciata. Siamo nella fase di studio. Le telefonate e gli incontri delle ultime ore non bastano a stabilire un feeling. Ma l'inizio è importante. Se Conte pensa di essere il dominus di un campo in cui si sente imprescindibile, questo condizionerà qualsiasi collaborazione futura. Per il momento quindi, a poche ore dalla consultazione del presidente incaricato con il Pd (oggi alle 12,30), siamo di fronte a una falsa partenza.
Zingaretti ha detto ai suoi collaboratori di alzare l'asticella sul programma. Rimettendo in chiaro i tre paletti iniziali: no al taglio dei parlamentari così come è scritto nella riforma Fraccaro, modifica dei decreti sicurezza e leggi di bilancio. Sull'immigrazione il minimo preteso dai dem è una nuova legge che raccolga le condizioni poste da Mattarella quando ha licenziato i decreti di Salvini 1 e 2.
GOVERNO CONTE BIS BY TERRE IMPERVIE
2. SCONTRO SULLE POLTRONE ECONOMICHE PER IL TESORO AVANZA SCANNAPIECO
Carlo Bertini per ''la Stampa''
Seduta su un divano in un Transatlantico deserto, Laura Castelli, plenipotenziaria di Luigi Di Maio al Mef, alza la mano in segno di stop mentre discute di ministri con un collega: «Eh no, se al Pd va l' Economia, non esiste che si prendano pure il commissario Ue». Ecco, questo dialogo fotografa perfettamente uno scontro dietro le quinte su uno dei capisaldi dell' accordo iniziale tra i nuovi alleati: ovvero che in cambio dell' ok a Conte, al Pd sarebbero spettati Interni, Economia e Commissario Ue. «Se non si procede così, ridiscutiamo tutto!», avvertono irritati dallo studio di Zingaretti. Questo accordo i grillini lo disconoscono, usandolo casomai come leva per sbloccare il nodo dei vice premier ancora aperto.
giuseppe conte riceve l'incarico per la formazione del suo secondo governo 3
Nodi Mise e Infrastrutture
E quindi se il Pd si prende il Mef, non potrà avere il Mise, lo Sviluppo Economico. Anche sulle Infrastrutture si discute.
E in ogni caso, non è scontato che chi avrà l' Economia designerà il Commissario Ue. «Il Pd deve scendere a più miti consigli», avvertono i pentastellati. Intenzionati a vendere cara la pelle rivendicando qualche ministero di spesa. In uno schema di governo che dovrebbe dare 7-8 ministeri al Pd e una decina al Movimento. Al netto del nodo vicepremier.
Spunta il terzo vicepremier
giuseppe conte riceve l'incarico per la formazione del suo secondo governo 10
«Diamo per buono che Conte sia più vicino a noi - spiega un dirigente molto vicino a Di Maio di stanza a Chigi - ma un anno fa era un avvocato e non ha la tessera M5S. Quindi il Pd vorrebbe un vicepremier unico, gli Interni, l' Economia, gli Esteri e pure il Commissario Ue? Così non solo sarebbe un governo monocolore, ma a noi chi ci rappresenterebbe a Palazzo Chigi?». Un ragionamento che svela una distanza tra il premier e il Movimento, non negata da Conte, che non si riconosce come organico e che per M5S resta una figura di garanzia. «Ma se ci tengono fuori dal Palazzo, sbagliano, perché va da sè che ci sentiremo meno responsabilizzati: noi saremo molto più critici e il governo meno stabile».
Constatazione a loro dire condivisa da chi, come Renzi e Franceschini, capisce che al Pd conviene che Di Maio resti vice a Palazzo Chigi per blindare meglio l' esecutivo. Quindi allo stato per i 5Stelle le opzioni sono tre: o due vicepremier (Di Maio e Franceschini), con il sottosegretario alla Presidenza al Pd (Orlando); oppure nessun vice e un sottosegretario alla Presidenza tecnico, per bilanciare; oppure addirittura tre vice, uno al Pd, uno M5S e uno a Leu (o a un tecnico di centrosinistra).
Esteri e Commissario Ue
GIUSEPPE CONTE CON SERGIO MATTARELLA PER LE DIMISSIONI
Intanto il Pd dà per certo di avere l' Economia e gli Esteri (dove sale il nome di Enzo Amendola, già viceministro di Gentiloni). Per via XX Settembre i colloqui si infittiscono con personalità oltre confine. Dal Nazareno filtra un nome con un pedigree di tutto rispetto nella comunità internazionale: Dario Scannapieco, 52 anni, confermato alla vicepresidenza della Bei (Banca europea degli Investimenti, la banca dell' Ue) da Lega e M5S.
Economista a fianco di Mario Draghi ai tempi delle privatizzazioni, molto stimato in alto loco. Il nodo Economia-Commissario Ue di qui a una settimana andrà sciolto da Giuseppe Conte dopo averne parlato a quattr' occhi con Nicola Zingaretti, che conta di poter mandare a Bruxelles l' ex premier Paolo Gentiloni.
Il segretario Dem, ha fissato di nuovo ieri il suo schema di gioco con i big: «In questa fase noi parliamo col presidente incaricato di M5S: è lui il referente dei grillini». Ciò non significa che Zingaretti non dialogherà con il suo omologo grillino, ma semplicemente che siccome il premier è dei cinque stelle, il vicepremier unico dovrà essere del Pd. Di questo schema, se ne è parlato nell' incontro al Colle e i Dem riferiscono che il capo dello Stato sarebbe d' accordo.
paolo gentiloni dario franceschini
E come in ogni battaglia di posizione, partono i primi siluri anche dalle stanze del Pd: «Se l' alleanza si realizza e Conte non assume la responsabilità di fare il premier e non il mediatore, come richiesto dal Colle, finisce che l' alleanza resta e tra un anno si fa un altro governo senza di lui».
3. COME AGGIRARE LO SCOGLIO ROUSSEAU
Dall'articolo di Tommaso Labate per il ''Corriere della Sera''
«Nel Movimento, gli iscritti hanno la prima parola». Pausa, Max Bugani si avvicina a passo svelto verso il portone di Palazzo Chigi. Senza fermarsi, gira la testa verso la piazza. Aggiunge quel che deve per completare la frase.
LUIGI DI MAIO ROUSSEAU BY TERRE IMPERVIE
« E anche l' ultima». (…)Davvero il voto sulla piattaforma Rousseau è in grado di fermare le macchine di un governo già partito?
La risposta, probabilmente, sta in un foglietto che alla Casaleggio custodiscono gelosamente. Contiene, freschi freschi di lunedì mattina, i sondaggi riservati sulla popolarità di Conte nell' elettorato M5S, i primi che tengono conto delle bordate anti-Salvini che il presidente del Consiglio ha tirato fuori nelle comunicazioni al Senato del 20 agosto. «Oltre il 60 per cento», scandisce chi ha avuto modo di vederli. Tanto per capirci, la popolarità del premier uscente e rientrante tra gli elettori è oggi di almeno quattro volte superiore a quella, tanto per fare due esempi, di Di Maio o di Alessandro Di Battista.
(…) C' è un solo momento, uno solo, in cui l' improbabile «no» degli iscritti M5S al governo può trasformarsi in una richiesta formale. Quale? Semplice, il voto di fiducia al nuovo governo alle Camere.
Il «bug», insomma, non è nel software. Né nel meccanismo decisionale. Sarebbe lì, nell' incredibile richiesta ai parlamentari di votare contro un governo che nasce proprio su impulso del Movimento, con un premier scelto dal Movimento che coincide, tra l' altro, con la personalità più amata dagli elettori del Movimento.
Chi lavora sulla formulazione del quesito se lo immagina così. Semplice semplice, concentrato sulla parola «Conte», senza citare il Pd. «Volete voi che nasca un governo Conte 2, che si pone come obiettivi…?», e via con l' elenco dei punti programmatici. Da quando esiste l' ultima versione di Rousseau, il sì alle richieste formulate da Roma ha sempre vinto.
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
La consultazione dovrebbe aprirsi il giorno prima che Conte torni da Mattarella per sciogliere la riserva.
(…)