- IL FUTURO DEL GOVERNO
Claudia Osmetti per Libero Quotidiano
Per un Matteo Salvini che vola c' è un Luigi Di Maio che si mangia le mani: il governo Lega-M5s è ancora in fase di rodaggio, siamo solo alle prime battute, eppure l' esecutivo sembra già più verde che giallo. Nel senso: il neo-ministro degli Interni, da settimane, è sulle prime pagine di tutti i giornali, discute e fa discutere, tra un' ospitata da Bruno Vespa e un comizio per le amministrative di domani si è guadagnato un palco tutto suo.
Cosa che, stringi stringi, non è (ancora) riuscito a fare l' altro vice-premier della cordata, Luigi Di Maio, che ha un piede ben saldo nel dicastero del Lavoro e l' altro che non riesce a infilare nei salotti che contano. Di comparsate tv ne totalizza poche, di exploit mediatici pure. E infatti anche gli ultimi sondaggi di Nando Pagnoncelli (Ipsos Italia) di qualche giorno fa confermano in trend tutto in positivo per il Carroccio: il 59% degli italiani apprezza la politica dei "porti chiusi" e due terzi degli intervistati applaudono alla scelta di alzare la voce anche in Europa. Il che, numeri a parte, significa solamente che la posizione di Salvini macina consensi, altroché.
Dall' altra parte della barricata (insomma, più o meno: la formazione governativa è pur sempre la stessa), la stella di Di Maio rischia di scomparire per lasciare il posto al presidente della Camera Fico, che non si lascia sfuggire un' occasione per intervenire e commentare. In due parole: farsi notare. Dalla Rai ai vitalizi, Fico pare sgomitare per conquistare la prima fila. E mentre anche Beppe Grillo è costretto a fare le valigie di tutta fretta e prendere un treno direzione Roma per galvanizzare quel (poco?) che è rimasto da galvanizzare in casa 5 Stelle, le certezze istituzionali potrebbero persino lasciare il passo a una crisi. Che non è detto diventi di governo, ma chi può saperlo?
Proprio per questo, noi di Libero, abbiamo chiesto al filosofo Massimo Cacciari, al politologo Gianfranco Pasquino e al giornalista Marcello Veneziani quanto durerà la diarchia di Palazzo Chigi e chi alla fine vincerà.
Se ci sarà un vincitore.
- MARCELLO VENEZIANI
Salvatore Dama per Libero Quotidiano
«La Lega di Salvini ha una direzione. Un orientamento politico, se vogliamo anche ideologico. Sa dove puntare».
I grillini?
«Sono degli imprenditori di malcontento. Hanno trasformato la scontentezza generale in proposta politica. Non hanno temi identitari. Salvini chiude i porti? L' unico tema che Di Maio è riuscito a opporre è l' invidia sociale. Dice: colpiamo le pensioni oltre i cinquemila euro. La Lega ha una linea, il M5s va random. Allora, al di là delle capacità mediatiche di Salvini, è gioco facile per il Carroccio prevalere sugli alleati». Marcello Veneziani, giornalista, saggista e intellettuale di riferimento di una destra ormai diffusa, prova a trovare un senso alla coalizione gialloverde.
I Cinquestelle sono una forza antisistema. Quanto dureranno al governo?
«Il loro elemento coagulante è l' essere contro i poteri costituiti, ma nel momento in cui diventano loro stessi il potere perdono la loro forza. Ora cercano il nemico all' estero. L' Europa. E questo è l' unico collante tra loro e Salvini».
Salvini ha scelto la sicurezza, Di Maio il lavoro. È stato più furbo il primo?
salvini sull aereo militare verso la libia
«Sono entrambi temi che possono avere ricadute negative. Il più esposto però è Di Maio. Chiudere i porti è difficile, ma è a costo zero o quasi. Il reddito di cittadinanza, invece, è una misura che comporta una copertura economica imponente. Servirebbe una rivoluzione fatta di tagli e patrimoniali. I grillini hanno scelto la strada più rischiosa».
L' ala sinistra dei Cinquestelle ha una crisi di rigetto verso i toni e le proposte di Salvini.
«Il Movimento è una coalizione di risentimenti. Non trova motivi di coagulo in positivo. E finora non abbiamo ancora visto nulla. Mi chiedo cosa succederà quando sarà scoperchiato il grande tema della bioetica. Finora su questo argomento non si sono ancora cimentati perché il contratto di governo non lo prevede. Il giorno che accadrà sarà deflagrante per i grillini. Avrebbero bisogno di una leadership carismatica che attualmente non hanno. Vivono ancora l' effetto-entusiasmo della vittoria e la residua sensazione dell' essere diversi, ma non so quanto durerà questo patrimonio ereditato».
salvini sull aereo militare verso la libia
Intanto la Lega scavalca M5S nei sondaggi.
«È una tendenza oramai in atto, il problema è vedere quanto durerà. Sappiamo quanto si è velocizzata l' opinione pubblica nei suoi cambi di orientamento. Ed è una cosa pazzesca.
Siamo di fronte a un elettorato che io chiamo "psicolabile", ogni tre mesi cambia scena. Oggi Salvini è all' apice. Un passo falso e rischierebbe di trovarsi con metà dei consensi».
Intanto, però, è riuscito a prendersi la leadership del centrodestra.
«Si è preso il campo. Più con temi populisti che di centrodestra. La Lega è una forza di destra popolare e semi radicale che è andata riposizionandosi. Per cui Salvini non ha ereditato il centrodestra, ma qualcos' altro di non ben definito. Io credo il leader della Lega abbia la duttilità per rientrare nel centrodestra. Ma al momento è in atto un processo di sostituzione, lo schema bipolare del passato non c' è più».
- CACCIARI
Alessandro Gonzato per Libero Quotidiano
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
«Non c' è proprio niente di cui meravigliarsi: la Lega è il primo partito, almeno stando ai sondaggi, perché Salvini, che io detesto per ciò che fa e dice, ha capito tutto in anticipo. Questo gli va riconosciuto. Ha intuito prima degli altri politici i temi e i modi con cui rivolgersi all' elettorato. Di Maio non può reggere il confronto, anche perché non ha un partito altrettanto strutturato alle spalle». Il filosofo Massimo Cacciari non ha dubbi: «La Lega ha tutte le carte in regola per guadagnare un altro 6-7 per cento».
A chi porterà via questi voti?
«Sicuramente a Forza Italia, come peraltro ha già fatto sia alle ultime elezioni nazionali che locali. Poi guadagnerà consensi al Sud, dove per vent' anni la gente ha votato Fini e ora ha scelto i Cinquestelle. Salvini ha preso in mano un partito che era al minimo storico, l' ha stravolto riuscendo a strappargli l' etichetta del Nord senza perdere un solo voto. Anzi, col tempo ne ha guadagnati tantissimi. È noto cosa penso di lui, ma non si può negare che abbia avuto una grande intelligenza politica».
Perché lei sostiene che Di Maio non può contare su un partito solido?
«È semplice: i 5Stelle sono una nebulosa della Casaleggio Associati. Rischiano di perdere moltissimi voti da un' elezione all' altra. Sul territorio non possono contare su gente come Zaia in Veneto, come gli amministratori della Lombardia, della Liguria. Oggi la Lega ha in mano la locomotiva d' Italia. In più ha ereditato l' organizzazione dei tempi di Bossi. C' è poi da dire che Di Maio non potrà mantenere nulla di ciò che ha promesso: dove li trova 600 milioni? È anche per questo che non può esistere un dualismo tra i due leader.
Salvini è avvantaggiato: è in una posizione di grande favore».
Cioè?
«Ma sì, per lui è sufficiente andare a spot. Basta che dica: "Ho fermato gli sbarchi, qui non arriva più nessuno" e avanti, tanto chi lo sa se è veramente così?».
Dei risultati però li sta ottenendo
«Ripeto: la sua è una linea semplice ed economica. Sta seguendo una certa destra dell' Est Europa che se ne frega di chi muore nei lager libici».
Si aspettava che la Lega superasse Forza Italia così?
«No. Immaginavo che Salvini sorpassasse Berlusconi, ma non con uno scarto simile. Sono rimasto sorpreso».
Quanto durerà questo governo?
«Dipenderà tutto dal leader della Lega, non c' è dubbio, è lui che ha tutto in pugno».
Si spieghi.
«Bisogna vedere se Salvini vorrà passare subito all' incasso portando il Paese a nuove elezioni in tempi rapidi. In quel caso, come mi auguro dato che di lui non mi piace assolutamente niente, avrà dei grossi problemi, visto che il Movimento Cinque Stelle e gran parte della sinistra si metterebbero insieme per farlo fuori. Se invece avrà pazienza, se non vorrà fare il protagonista e giocherà d' astuzia, porterà a termine la legislatura e in quel modo riuscirà a cucinarsi i grillini. Spero che non accada mai: ma se sarà politicamente intelligente, come lo è stato finora, si ritroverà nel giro di pochi anni a non avere più rivali».
- PASQUINO
Elisa Calessi per Libero Quotidiano
Professor Pasquino, chi sta vincendo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio?
«La risposta è semplice: Salvini decisamente. È nettamente superiore a Di Maio, perché ha una struttura politica più forte. Ha una capacità di leadership che non ha paragoni con l' altro. Di Maio ha dalla sua qualche strumento tecnologico, ma non basta».
Sul medio e lungo periodo, la situazione potrebbe cambiare? Di Maio potrebbe recuperare?
«No, Salvini resterà avanti. Il divario tra i due è incolmabile. La sua forza è che può contare su due forni. Uno è quello dei Cinquestelle. Salvini è indispensabile ai grillini, se vogliono restare al governo. E poi ha quello di Forza Italia, del centrodestra. Se non si limita a inglobare l' elettorato del centrodestra, ma recupera nel tempo anche di poco, di due o tre punti, è il leader del centrodestra».
Però c' è il precedente di Renzi: in tre anni è passato dal 40% al 18%. Non potrebbe succedere lo stesso a Salvini?
«Renzi era privo di cultura politica e di una base solida. E quelli che erano con lui erano dei carrieristi: la loro sorte politica era legata e agevolata dal leader. Mentre con Salvini c' è gente che ha una capacità politica propria. Quindi anche se il leader dovesse commettere errori, sono in grado di suggerirgli come correggerli. Oltre a questo, Salvini non può dire a nessuno: "Se non fai così, ti caccio". La Lega ha una cultura politica solida».
Eppure Di Maio si è preso due ministeri che riguardano la priorità numero uno degli italiani, il lavoro. Come mai non è premiato dal consenso?
«Perché Salvini opera su una tematica che in questo momento per gli italiani è molto importante, l' immigrazione».
Più del lavoro, della crescita, del welfare?
«Sì. Una parte degli italiani si è adattata all' idea che ci sarà sempre un po' di disoccupazione, che il lavoro è precario. E poi Salvini ha preso subito decisioni visibili. Di Maio, no. Chi sa qual è il programma di Di Maio sul lavoro? Non si è capito».
Crede che alla lunga i due vicepremier finiranno per scontrarsi?
«È possibile. Ma non è detto che porti alla crisi di governo, perché i 5Stelle hanno bisogno di Salvini per restare al governo. C' è poi un altro elemento: loro sono quelli del 32%, chi ha avuto più voti ha un dovere maggiore di responsabilità. Vedrei complicato, per loro, rompere con la Lega per andare a trattare magari con il Pd, visto come è messo ora il Pd. Ci sarebbe lo sconcerto di gran parte degli elettori grillini. Insomma, i 5Stelle non hanno molte alternative al governo con la Lega, se non nessuna».
Però potrebbe essere Salvini a rompere per andare a nuove elezioni e incassare il consenso guadagnato.
«Non credo la farà. Finché mantiene questa visibilità e vede il suo elettorato crescere, resterà. E poi anche per lui è una straordinaria opportunità fare il vicepremier e ministro dell' Interno. Certo, l' unico rischio di rottura potrebbe coincidere con le elezioni europee. Salvini non può abbandonare la politica sovranista e Di Maio non potrà non essere europeista. Non so come faranno a conciliare queste due posizioni».