Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
La strada che porta al Rohan Recreation Center scorre tra laghetti, campi da golf, villette protette da mura merlate. Marco Rubio deve fare il pieno dei voti anche qui, a The Villages, nella comunità di pensionati più famosa della Florida. Anziani benestanti: ceto medio e medio-alto che si è messo al riparo per tempo, prima che arrivasse la marea della recessione.
Il pensiero è inevitabile e crudele: se domani Marco Rubio non batte tutti in Florida, nel suo Stato, può venire tranquillamente a passeggiare qui, sotto le palme, in bermuda e calzini corti bianchi. Politicamente pensionato, almeno a questo giro.
Il giovane Senatore, 44 anni, finora ha vinto solo dove non serviva, mentre ha perso, e pure di brutto, dove contava dare almeno un segnale di vita. Sabato, per esempio, ha conquistato il distretto di Washington D.C., la capitale, superando John Kasich. Le due flebili speranze dell' ortodossia repubblicana hanno distanziato gli ex outsider. Rubio: 37,3%, Kasich, 35,54%, Donald Trump: 13,77%, Ted Cruz 12,36%. Delegati distribuiti tra Rubio (10) e Kasich (9).
marco rubio stivaletti col tacco
Per la prima volta dall' inizio della campagna il capo classifica Trump non prende neanche un rappresentante. Ma il miliardario newyorkese sta già trasformando questo risultato in un argomento per rafforzare il suo teorema: visto? L' establishment, i quadri di partito, i burocrati non mi vogliono. La stessa cosa farà Cruz che contende a Trump il primato del «più odiato a Washington».
Rubio comincia da qui, salendo sul palchetto davanti a due-trecento persone, sedute su comode poltroncine. Tutto lindo, ordinato. Se non fosse per una stralunata contestazione. Un giovanotto nella prima fila si alza e grida: «Sapete, da mesi Marco non fa che guardare la mia ragazza. Me la vuole rubare…».
marco rubio donald trump ben carson
Attimi di imbarazzo, poi il disturbatore viene portato fuori dalla polizia. Rubio, sposato, quattro figli, sorride. Poi si illumina. E' una buona occasione per tirare fuori quella differenza che oggi è così urgente, così necessario rimarcare. «Dov' è la candid camera?». Come dire: io non sono Trump. Poi esplicito: «Dobbiamo decidere che cosa vogliamo diventare noi repubblicani, noi americani. Vogliamo davvero attaccarci gli uni con gli altri? Insultare qualcuno perché non la pensa come noi?».
Sabato scorso il miliardario newyorkese ha interrotto un comizio, perché la protesta minacciava la sicurezza. «Non ho dubbi che quelli fossero dei contestatori professionisti, non come il ragazzo di prima che cerca la sua ragazza. Ma i leader hanno una grande responsabilità. Le parole pesano: non si può dire da un podio "io gli darei un pugno in faccia"».
Il tentativo di Rubio è difficilissimo. I sondaggi sono terrificanti. Secondo la media elaborata dal sito RealClear Politics , prendendo in esame i risultati di 9 istituti, in Florida Trump avrebbe un vantaggio di 18 punti percentuali. Rubio, dato più o meno al 23% sarebbe insidiato dallo stesso Cruz al 19%. Ma i piazzamenti non contano: chi arriva primo prende tutto il pacchetto dei 99 delegati.
Lo riconosce lo stesso Senatore di casa che a questo punto se vuole rimanere in corsa, deve dimostrare di essere in grado di ottenere consensi anche lontano dal cortile di Washington.
Sarà forse per questo che Rubio ora sembra più sciolto, più autentico. Riconosce che Trump ha più possibilità di vincere anche in Florida, di arrivare fino in fondo. Ma, di nuovo, chiede: «Davvero l' America vuole "l' uomo forte"?». Se è così, «ricordiamoci dell' esperienza degli altri Paesi: sarà un disastro».
Solo Trump nei pensieri e nelle parole di Rubio. Nessun accenno a Cruz. Sabato il senatore texano ha conquistato il primo posto nei «caucus», le assemblee dei votanti, nel Wyoming, l' altro Stato chiamato alle urne. Da giorni si avverte in modo sempre più distinto lo sconsolato ruminare nel partito repubblicano: piuttosto che Trump, meglio «piuttosto», cioè Cruz. Rubio ha ancora un giorno per invertire la deriva.