Estratto dell’articolo di Simonetta Fiori per “la Repubblica”
[…] Giuliano Amato […]: «Oggi vedo questo Putin irriconoscibile, gonfio, che dice delle cose deliranti e compie azioni terribili. Mi ricordo quando nel giugno del 2000 il neopresidente della Federazione russa mi venne a trovare a Palazzo Chigi: era giovane e parlava degli interessi comuni che avremmo dovuto valorizzare per organizzarci insieme. Ecco quell'opportunità è andata perduta. Lui ora sta sbagliando tutto e trovo intollerabile qualsiasi tentativo di giustificazione. Ma io avverto il peso di un fallimento europeo e dell'intero Occidente».
[…] C'è bisogno di un esercito europeo?
«Sarebbe un risparmio per tutti. E utilizzeremmo in chiave europea la capacità integrativa elevata che abbiamo realizzato nei lunghi decenni della Nato. Non si tratterebbe di sostituire le singole difese nazionali con un difesa europea e ci sarebbero enormi vantaggi sul piano degli armamenti: in effetti le gelosie nazionali sono state l'unica ragione per cui non abbiamo ancora costruito un'industria militare europea. Sarebbe una buona soluzione, anche perché gli europei sono diventati tutti bravi e buoni, ma il modo migliore per garantire la pace è avere in comune i mezzi militari».
[…] Cosa la preoccupa?
«Il vero problema è che noi abbiamo continuato a commerciare tranquillamente con la Russia, mentre i paesi che ci vivono accanto nutrono per Mosca una conflittualità fortissima. Il prezzo pagato all'oppressione comunista è stato così alto che mentre noi nella parte occidentale dell'Europa siamo rimasti eredi dell'Ostpolitik - ossia di una politica di distensione verso Mosca - questi altri hanno continuato a vedere la Russia come la continuazione dell'Urss da cui erano usciti».
Si poteva risolvere questo problema?
«Sì. Ci provò Javier Solana, quando ricoprì la carica di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della Ue. Alla metà degli anni Duemila disse chiaramente che non era più pensabile un rapporto tra la Nato e la Russia modellato sul rapporto tra la Nato e l'Unione Sovietica. Una volta terminata la guerra fredda, era necessario identificare gli interessi comuni tra europei e russi. E visto che loro erano alla ricerca di una collocazione, bisognava creare un sistema di sicurezza e di difesa comune fondato sugli interessi vitali di europei, russi e americani».
Che cosa ne impedì la realizzazione?
«Diffidenze di ordine politico, sia in Europa che in America. E diffidenze militari nell'organizzare la difesa in modo diverso dall'assetto lungamente sperimentato. Quindi l'errore non fu ampliare i margini dell'Unione fino alla Russia come fece Romano Prodi. Al contrario, l'errore fu essere rimasti chiusi in noi stessi. E aver portato la vecchia Nato ai confini.
Fiona Hill, bravissima consigliera di diversi presidenti americani, ha raccontato i suoi colloqui alla Casa Bianca nel 2008 con George W. Bush e con il vicepresidente Cheney. Prima del vertice della Nato a Bucarest cercò di dissuaderli dall'includere nell'alleanza militare Georgia e Ucraina, scatenando l'ira di Cheney e la reazione contrariata di Bush, il quale replicò dicendo che lui amava la "diplomazia vigorosa". Quanto vigorosa l'avevamo visto qualche anno prima con la sciagurata invasione dell'Iraq. Sappiamo poi come sono andate le cose».