UN’ANGELA NELL’INFERNO DEI MEDIA - ANGELA BRUNO, QUELLA DELLO SQUALLIDO SIPARIETTO COL BANANA “VIENI? E QUANTE VOLTE VIENI?”, CHIEDE SILENZIO SULLA SUA VICENDA – MA ONLINE GIRANO I SUOI MESSAGGI, QUANDO ERA EUFORICA PER L’INCONTRO: “TUTTI MI CHIEDONO L’AMICIZIA! SONO VIP!” (VEDI) - POI SI DEVE ESSERE SPAVENTATA PER LE CRITICHE, E HA RILASCIATO QUEL COMUNICATO SULL’ESSERE “OFFESA COME DONNA E COME MADRE”…

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1 - DAGOREPORT
La forza del Banana. Bastano pochi secondi, due sorrisi, qualche riflettore, un titoletto sui giornali per imparare a bananare. Ultima illuminata dalla beatificazione del Cavalier Pompetta sembrava la trentenne Angela Bruno, diventata famosa per la gag in Veneto con il Banana, dove ha fatto da spalla alle battute su "quante volte viene. Dove viene..." E via così.

IL MESSAGGIO DI ANGELA BRUNO SU WHATSAPP AL SUO CAPOIL MESSAGGIO DI ANGELA BRUNO SU WHATSAPP AL SUO CAPO

Tanto da generare qualche dissapore con i suoi colleghi e superiori: scesa dal palco era tutto un vantarsi. Una telefonata a casa per sapere come era venuta (venuta nel senso di "risultata"). Chiedere conto della fotogenia. Mostrare meglio l'abito. Fino a scrivere al suo capo: "Mi chiedono in molti l'amicizia, sono una vip!!!". Così il giorno dopo del siparietto. Poi due giorni dopo la voglia di parlare con i giornalisti, di difendere il suo benefattore "Ma no, non sono offesa...".

E poi? Forse si è spaventata dopo aver letto le critiche che sono piovute online, e ha cambiato posizione: "Non è vero, non ho mai parlato. Sono offesa come Donna e Madre (occhio alle maiuscole). Nego tutto!". Una replica eccessiva, considerando che lei stessa aveva considerato innocua la gag da bauscia settantenne (quale è) di Berlusconi. Che invece di placare, ha alimentato la polemica.

LA PATENTE DI ANGELA BRUNO A CONFERMA DELLA DICHIARAZIONELA PATENTE DI ANGELA BRUNO A CONFERMA DELLA DICHIARAZIONE


2 - «IO ONORATA? FALSO. ERO IMBARAZZATA». L'AZIENDA: NE TRARREMO LE CONSEGUENZE
Monica Zicchiero per "Corriere.it" del 12 febbraio 2013

Altro che onorata, la manager della Green Power apostrofata con quel «Lei viene... E quante volte?» da Berlusconi esce dal silenzio con una mail per spiegare che lì sul palco si è sentita «imbarazzata come donna e come madre».

ANGELA BRUNOANGELA BRUNO

«Se la ragazza ha cambiato versione, ne trarremo le conseguenze», ribatte l'avvocato Christian Barzazi, fondatore di Green Power e candidato per il Pdl alla Camera che dalla sera alla mattina sembra aver cambiato opinione su Angela Bruno, l'area manager della Lombardia presa a spalla dellosketch a doppio senso di Silvio Berlusconi sul palco della sede aziendale a Zianigo di Mirano sabato scorso. Lunedì per Barzazi la Bruno era «una ragazza molto motivata, con notevoli capacità professionali, seria».

Un ritratto lusinghiero inserito nel comunicato stampa diffuso dalla stessa azienda sulle sue reazioni al siparietto, una breve nota arrivata lunedì alle 18 dopo che giorni tutti cercavano Angela per chiederle come avesse preso le allusioni di Berlusconi, quali fossero state le reazioni a casa del marito, della mamma e degli amici.

ANGELA BRUNO berlusconi ragazzaANGELA BRUNO berlusconi ragazza

«Imbarazzata? No, onorata» e' stata la versione ufficiale fornita dall'ufficio stampa della Green Power, che ha riferito frasi da una breve conversazione col manager Ruggero Carlesso:. «Avere un contratto firmato da Silvio Berlusconi: lo incornicio e lo metto nel mio ufficio». Ma a leggere tutto quell'entusiasmo la Bruno non si è' proprio riconosciuta e ha smentito seccamente. Altro che onorata. Barzazi non ha gradito, Carlesso al momento non risponde ai giornalisti.


3- ANGELA BRUNO, A CASA DA DUE SETTIMANE - "CONTRO DI ME MOBBING E MINACCE"
Katia Riccardi per "Repubblica.it" di oggi, 22 febbraio 2013

L'eleganza di lasciare a una signora l'ultima parola. Angela Bruno ora sta solo cercando silenzio, definitivo. Non è una richiesta esagerata. E' fatta da una ragazza di trent'anni diventata famosa come "quella della domanda su quante volte viene". Su Google nelle foto appare sorridente accanto a Silvio Berlusconi. Angela Bruno però non ride da quel giorno. E su quel sorriso si è scatenato un putiferio mediatico che la sta stritolando. Ha chiesto le scuse, "ma non è servito, non lo sono state", ha detto dopo aver ascoltato alla radio le parole di un Cavaliere senza eleganza.

Berlusconi video con barzelletta ebreiBerlusconi video con barzelletta ebrei

Vuole spiegare, ancora una volta, ci ha chiesto di darle voce sperando sia l'ultima intervista. Ha un tono forte, deciso, è arrabbiata, chiusa a casa, e non lavora da due settimane. Con il suo tipo di contratto se non lavora non guadagna. Cerca di difendersi da quando è scesa da quel palco e la storia è nota, la sua versione, i motivi di quel "divertimento" che di divertito non aveva niente. Inutile continuare a parlare di quel suo modo di sorridere alle battute di Silvio Berlusconi.

Quante volte viene? Si giri. Lei ha sorriso, imbarazzata. Ha cercato di riportare la conversazione su un altro piano. Circondata dai suoi capi e di fronte a un uomo carismatico e potente. Una "persona comune", come continua a definirsi Angela Bruno, finita tra gli artigli del giaguaro, o del leone, a seconda dell'angolazione da cui si decida di guardare l'ex premier.

Non si può contestare un sorriso, decidere quanto valga un imbarazzo "durante", se più di un imbarazzo "dopo". Quello che si deve contestare è solo l'ineleganza di una raffica di battute pesanti.

Invece è successo ancora. Negli studi televisivi di 'Agorà' quando l'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, ora candidato del Popolo della Libertà, ha ripreso in mano l'argomento insieme al suo telefonino, sventolandolo di fronte al conduttore Andrea Vianello: "Io ho qui i messaggi che quella signora ha mandato dopo essere scesa dal palco! La signora sa, deve sapere e mi ascolti. Io ho i messaggi che ha mandato dopo". "Sono conversazioni private, è una violazione della privacy, non le voglio vedere" ha reagito Vianello in studio. "No, va detto! La signora era contenta, e molto. Ci dobbiamo pur difendere", ha continuato Galan. Intimidendola galantemente.

Giancarlo GalanGiancarlo Galan

"Lui dice 'la signora parla, ci dobbiamo difendere'. Non ne posso più. Devo star zitta. Devo parlare. Quei messaggi ce li ho anche io. Sono pronta a portarli in tribunale. Loro si devono difendere da me? Sono io che sto cercando di difendere me stessa da tutti i torti che continuano a farmi", ha spiegato Angela Bruno.

"Vorrei vedere sventolare l'ordinanza del tribunale che gli ha dato il diritto di violare la legge e avere i miei messaggi privati, personali. Sono disponibilissima a metterli a confronto, alle condizioni che venga fuori il nome della persona che li ha dati, senza il mio consenso, violando la mia privacy. Tutto quello a cui sto assistendo si chiama mobbing, e lo dico da donna. Per le donne".

Parla veloce, nel tentativo di tappare nuovi buchi, cercando un'ultima parola. Si può contestare un divertimento, o si può credere che non ci sia stato. Prima o dopo fa poco differenza. Ma non la pensa così neanche Berlusconi che nel chiedere le scuse si è limitato a regalarle una parola vuota. "Sì sì, signorina tante scuse... Ma non legga più Repubblica e altri giornali consimili". Per poi aggiungere: "Era divertitissima, mi ha chiesto l'autografo e di essere fotografata. Poi si è fatta influenzare dai sepolcri imbiancati, da quei moralisti da due lire".

I moralisti da due lire sono scesi in piazza. A Milano le donne del Popolo della Libertà sfilano con lo slogan "Sono una donna non sono una bambola". Le donne del Pdl, Daniela Santanchè, Mariastella Gelmini, Elena Centemero, sono in strada a dire: "Siamo donne normali, donne che lavorano in casa o in ufficio o in fabbrica, donne che studiano o che cercano, a fatica, un impiego. Siamo le madri, le sorelle, le mogli e le figlie degli italiani". Ma sono anche donne come Angela Bruno. La ragazza di quante volte viene.

"Quelle di Berlusconi non sono state scuse. Ma un nuovo modo per offendermi, per ribadire che mi sono divertita, è un giro di parole il suo. Io vorrei le scuse come le ho chieste, senza se. Senza ma. Per me, per tutte le donne", ha detto ancora Angela Bruno. Che oltre a non riceverne di nuove ora rischia di non ricominciare a lavorare. La Green Power - l'azienda con cui collabora - ha definito quel momento sul palco un "simpatico siparietto". E quando Angela Bruno è scesa i vertici le hanno fatto i complimenti.

Ora vorrebbero che minimizzasse. Che non negasse di essersi divertita. Come se questo possa chiudere la faccenda. "L'azienda, la persona che la rappresenta mi voleva manipolare, obbligare per farmi fare delle dichiarazioni false che io non ho voluto fare, nonostante il mio rifiuto hanno rilasciato un comunicato falso. Ho dovuto nascondermi da tutte le loro pressioni. Sono arrabbiata. Ho sorriso su quel palco perché erano le circostanze, non avevo neanche capito che dopo avermi chiesto di girarmi mi avrebbe guardato il sedere. Potevo scendere, voltare le spalle a tutti i miei superiori. Sono stata confusa. Ma ora? Ora mi rifiuto di rispondere alle manipolazioni, ora cerco di dire le cose come sono andate. Perché non serve?", ha continuato a spiegare.

"Ho subito quattro giorni di pressioni da parte dell'azienda e non rispondo più al telefono a queste persone. Sto rischiando il lavoro, e li ho sempre difesi, ma non ne posso più. Non sono una dipendente dell'azienda ma una libera professionista quindi se non lavoro non guadagno. Sono due settimane che non guadagno. Hanno fatto tutto loro e io ora vorrei se ne assumessero la responsabilità. Ho detto no comment per tanti giorni, ma non si gioca così con la vita delle persone", ha continuato.

"Che siamo sotto elezioni è solo una coincidenza. A me della politica non interessa nulla, non ho nessun doppio fine, non voglio pubblicità, al contrario, vorrei silenzio. Non sono debole, sono arrabbiata, non ho paura, non sto accettando compromessi. Sto chiedendo di avere un'ultima parola".

Per interrompere questo carosello forse le parole finali potrebbero anche non essere le sue, ma del Cavaliere, e della Green Power. Due parole eleganti e solitarie, come "Mi scusi".

 

 

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