Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, sono strazianti le foto che il calciatore francese islamico Paul Pogba ha offerto alla commozione di tutto il mondo, le foto dei quattro bellissimi bambinetti palestinesi rimasti uccisi nell’attacco israeliano contro un edificio dove s’erano riuniti alcuni terroristi islamici.
il post di paul pogba con le facce dei bambini morti nei bombardamenti a gaza
Una gang ancor più feroce e inconsulta di Hamas, il raggruppamento politico palestinese che governa e domina lo spicchio di terra palestinese che ha nome Gaza. Quello da cui Sharon fece ritirare con la forza i coloni ebrei che vi si erano insediati e dove a un certo punto Hamas scalzò con la forza la leadership del ragionevole Abu Mazen (delfino di Arafat).
E in quell’occasione i gentiluomini di Hamas commisero gesti molto eleganti tipo quello di legare il cuoco di Abu Mazen, portarlo al secondo piano di non so più quale edificio e scaraventarlo giù. Cose di cui dubito che venga un gran vantaggio ai bambinetti palestinesi e che Allah ne sia orgoglioso.
Da allora la politica di Hamas è quella votata alla distruzione di Israele, e a tal uopo fanno un grande uso di missili e razzi indirizzati a grappoli sui civili israeliani, e ogni volta a un certo punto Israele reagisce, e ogni volta ne muoiono dei civili palestinesi, ivi compresi donne e bambinetti.
E’ il regno dell’orrore, ma come potrebbe essere diversamente dato l’assunto di partenza dell’Hamas fomentata dagli iraniani? Sanno fare solo quello, sparare alla cieca contro un’entità militare che ogni volta li sovrasta e questo al costo di vite umane, ahimé tante. Se ne stanno cheti per un po’, per poi ricominciare.
Certo che la situazione di Gaza è disperata, lo sarebbe di meno se chi la governa spendesse non in armi i soldi che riceve da tutto il mondo, da un mondo che assiste sgomento e impotente a quella disperazione.
Governata con altri criteri e non più votata alla distruzione dello Stato degli ebrei, Gaza potrebbe diventare tutt’altro sito che quello della disperazione.
Le parole “pace” e “convivenza fra i diversi” ne potrebbero fare un luogo dove l’esser palestinese sarebbe meno disperante e senza sbocchi. Sta a loro scegliere quella pista, il non offrirsi ogni volta all’inevitabile e furibonda rappresaglia israeliana. Spero che lo stesso Pogba sia d’accordo con questo modo di vedere le cose.
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