Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, come spesso mi capita sono lontanissimo da due atteggiamenti opposti ma egualmente estremi che vedo sventolati sui giornali di oggi. E il “mettiamoci il nostro corpo” enunciato da uno scrittore solitamente intelligente come Sandro Veronesi (di cui è in uscita un libro) quanto a una nostra possibile solidarietà nei confronti di immigrati che arrivano alla disperata sulle nostre coste; e la feccia umana che sui social (a quanto riferisce ad esempio il mio amico Pierluigi Battista) sta imperversando contro la “volontaria” milanese Silvia Costanza Romano “colpevole” nientemeno che di essersi fatta rapire in Kenya da otto delinquenti.
Non sono connesso ad alcun social e dunque non ho alcuna conoscenza di prima mano dei post contro la Romano prodotti dalla feccia digitale. E’ semplicemente bestiale che una ragazza di 23 anni venga sottoposta, e per giunta mentre si trova nelle mani di una gang di delinquenti, a un linciaggio mediatico perché con l’andare a fare la volontaria in una di quelle lande sciagurate è come se fosse andata a cercarsela.
La mia opinione è esattamente opposta. Che un occidentale l’unico modo che ha per stare in concreto dalla parte dei derelitti della terra è quello di offrirsi volontario a temperare al possibile quella maledizione del vivere. Leggo sulla “Stampa” che i volontari attivi nel mondo sono circa 75mila.
Hanno tutta la mia ammirazione. Qualche giorno fa in uno studio televisivo mi sono trovato dirimpetto una sindaca leghista che parlava sprezzantemente dei volontari romani che assistono i migranti di quel Baobab che di recente è stato sloggiato a viva forza, nel senso che quel paio di centinaia di poveri disgraziati si sono andati ad accampare a 200 metri di distanza.
Il problema, per loro come per altre decine e decine di migliaia di migranti approdati sulle nostre coste, è di quasi impossibile risoluzione. Però quei volontari, mi sembra, fanno bene a fare quello che fanno. Hanno la mia ammirazione, e a meno che la sindaca leghista mi offra un elemento di fatto che provi il contrario. Nella trasmissione televisiva di cui dicevo, non ne ha addotto alcuno.
Dobbiamo dunque impegnare i “nostri corpi” nel manifestare solidarietà ai migranti sempre e comunque, come auspica Veronesi? Ahimè quell’enunciato, seppur talmente vibrante, non vuol dire nulla di nulla di nulla.
E’ solo merce retorica, e dunque ai miei occhi merce di scarto. Personalmente non ho modo alcuno di tendere il mio corpo, di solito adagiato su una poltrona o come adesso sulla mia seggiola da lavoro, al punto tale da essere immediatamente partecipe alla condizione di chi attraversa il Mediterraneo su una scialuppa traballante.
Sono due condizioni talmente lontane, lontane di “370 gradi” come direbbe una ministra 5Stelle, che non possono neppure minimamente essere rapportate l’una all’altra. Niente, non significa nulla. I corpi degli uni stanno nel bel mezzo di una tragedia, il mio usufruisce del comfort di un Paese industriale sviluppato: e questa distanza non la puoi annullare neppure di un millimetro.
Quel che puoi fare è cercare di capire che cosa sta succedendo nel mondo e nel mondo dei derelitti, e dunque ragionare sul possibile, su quanti corpi noi italiani possiamo ricevere e dove possiamo metterli in condizioni umane. Meglio ragioniamo, meglio rispettiamo quei corpi. Altra ricetta non esiste. Esistono altre nenie retoriche, per le quali provo soltanto disprezzo.
GIAMPIERO MUGHINI