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Nuova ordinanza di custodia per Valter Lavitola, detenuto nell'inchiesta sui finanziamenti all'editoria. È accusato di concorso in estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Con la stessa accusa è stato arrestato Carmelo Pintabona, presidente di Fesisur (Federazione associazioni siciliane in Sud America).
VINCENZO PISCICELLI - JOHN WOODCOCK - FRANCESCO CURCIOFILONE NAPOLETANO - L'inchiesta è condotta dai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco. Secondo quanto emerso dalle indagini, il direttore dell'Avanti Valter Lavitola, all'epoca latitante in America Latina, avrebbe chiesto a Carmelo Pintabona di rivolgersi all'allora premier Silvio Berlusconi perché gli elargisse una somma di danaro. la circostanza fu rivelata dallo stesso Lavitola durante un interrogatorio nel carcere di Poggioreale il 25 aprile scorso. Per questo motivo si è svolta una riunione a Palermo tra i tre sostituti napoletani e il procuratore aggiunto palermitano, Antonio Ingroia.
Antonio IngroiaNIENTE LIBERTA' - A metà giugno il Riesame aveva deciso che «Valterino» doveva rimanere in carcere. Per l'ex direttore de «L'avanti», detenuto nell'ambito dell'inchiesta su contributi all'editoria e corruzione internazionale, sussiste infatti il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Secondo il Tribunale (presidente Elvira Russo) sussiste il pericolo di inquinamento delle prove in considerazione «della peculiare scaltrezza e abilità» di Lavitola «che operava con disinvoltura e competenza tecnica avvalendosi per l'esecuzione del proprio ampio disegno criminoso di fedeli collaboratori».
SERGIO DE GREGORIOSEQUESTRI - A luglio, invece erano scattati sequestri per immobili e partecipazioni societarie riconducibili a Lavitola e Sergio De Gregorio (per il quale fu chiesto l'arresto, poi respinto dal Senato) coinvolti nell'inchiesta della Procura di Napoli sulla presunta indebita riscossione dal dipartimento per l'Editoria della presidenza del Consiglio di contributi per circa 23 milioni di euro attraverso la International Press, società editrice della testata giornalistica «L'Avanti!». Nella lista di beni sequestrati a Lavitola spiccavano un castello in provincia di Viterbo, e poi una villa a Positano, un appartamento a Roma, conti correnti e quote societarie. Il castello e la villa risultano invece intestati a due società che per i pm fanno capo a Lavitola.