1. VIRGINIA RAGGI E PAOLA MURARO HANNO MENTITO AI ROMANI: ENTRAMBE ERANO A CONOSCENZA FIN DA LUGLIO CHE LA PROCURA AVEVA MESSO SOTTO INDAGINE L’ASSESSORA
2. SALLUSTI MENA: “DOPO QUELLI SUGLI INDAGATI COLPEVOLI A PRESCINDERE E SUGLI STIPENDI DA FAME, CADE COSÌ UN ALTRO DEI DOGMI SUI QUALI I GRILLINI HANNO COSTRUITO LA LORO FORTUNA, QUELLO DELLA TRASPARENZA SENZA SE E SENZA MA. LA SMETTANO DI ROMPERCI I SANTISSIMI CON LA LORO PRESUNTA SUPERIORITÀ ETICA E MORALE, CHE NON E' MAI ESISTITA”
3. SUL CASO MURARO CHI MENTE PIU' FORTE TRA VIRGINIA RAGGI E IL DIRETTORIO? LA SINDACA SOSTIENE DI AVER DATO TUTTE LE INFORMAZIONI NECESSARIE, LA REPLICA STIZZITA DEL GRUPPO: “NESSUNO DI NOI SAPEVA CHE ESISTESSE UN’INDAGINE A CARICO DI PAOLA MURARO” 

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1 - A ROMA SI SCHIANTA LA «SUPERIORITÀ» GRILLINA

Alessandro Sallusti per “il Giornale”

 

virginia raggi paola muraro virginia raggi paola muraro

La sindaca Virginia Raggi e la sua assessora Paola Muraro hanno mentito ai romani e a tutti gli italiani. Ieri la prima cittadina di Roma non ha potuto che confermare l' indiscrezione da noi pubblicata, e cioè che entrambe erano a conoscenza fin da luglio che la procura aveva iscritto la Muraro sul registro degli indagati. Non è quindi vero che «nessuno sapeva», come sostenuto fino a poche ore fa.

 

Dopo quelli sugli indagati colpevoli a prescindere e sugli stipendi da fame, cade così un altro dei dogmi sui quali i grillini hanno costruito la loro fortuna, quello della trasparenza senza se e senza ma. Proviamo a riepilogare.

virginia raggi paola muraro virginia raggi paola muraro

 

In due mesi di giunta Raggi (si fa per dire non avendo fatto un tubo) abbiamo imparato che: essere indagati non deve comportare conseguenze politiche automatiche e che un sindaco Cinquestelle può affidare incarichi delicati a persone sotto inchiesta; un manager pubblico va pagato per quello che si presume valga, anche centocinquanta-duecentomila euro se lo si ritiene; si possono nascondere ai propri elettori fatti sgradevoli - oggi tipo avvisi di garanzia, domani chissà - se nuocciono all' immagine del partito o dell'ente che si presiede; le guerre di potere interne a un movimento contano e valgono più dell' interesse comune; centri di potere possono raccomandare con successo nominativi da piazzare in posti strategici della pubblica amministrazione.

 

VIRGINIA RAGGI E PAOLA MURARO VIRGINIA RAGGI E PAOLA MURARO

Insomma, in poche settimane Virginia Raggi ha distrutto il sogno di qualche milione di italiani che ingenuamente pensavano di aver trovato nei Cinquestelle il rimedio a tutte le storture della politica e ai mali del paese. Ciò non toglie che forti del consenso ottenuto dal sessanta per cento dei romani, la Raggi e i suoi devono andare avanti, o almeno provarci.

 

RAGGI MURARO RAGGI MURARO

Ma che la smettano di romperci i santissimi con la loro presunta superiorità etica e morale che ovviamente non è mai esistita se non nelle battute del fondatore-comico. Devono cambiare postura e linguaggio, via quei sorrisetti allusivi da primi della classe. Che tirino su le maniche e immergano le mani nella melma della capitale. Come disse il grande Rino Formica «la politica è sangue e merda». Quindi fuori educande, signorini, pretini e perditempo. E anche belle signore e signorine dalla lacrima facile e dalla retorica dozzinale. Per governare Roma servono uomini, magari in gonnella, ma uomini.

 

2 - ESPLODE IL M5S: “DI MAIO INFORMATO” E SCATTA IL PROCESSO ALLA SINDACA

DIRETTORIO ROMANO 5 STELLE VIRGINIA RAGGI PAOLA TAVERNA ROBERTA LOMBARDI DIRETTORIO ROMANO 5 STELLE VIRGINIA RAGGI PAOLA TAVERNA ROBERTA LOMBARDI

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

 

Nei minuti in cui quattro esponenti del direttorio del Movimento 5 Stelle dicevano ai cronisti: «Nessuno di noi cinque sapeva che esistesse un’indagine a carico di Paola Muraro», Virginia Raggi - seduta sui banchi della Commissione Ecomafie - spiegava esattamente il contrario: «Ha informato i vertici del Movimento? », è stata la domanda della deputata pd Miriam Cominelli.

LUIGI DI MAIO - ALESSANDRO DI BATTISTA LUIGI DI MAIO - ALESSANDRO DI BATTISTA

 

«Sì, certo», ha risposto la sindaca. E invece, Carlo Sibilia, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco dicono che nessuno aveva detto loro nulla. La deputata romana addirittura twitta, alle nove e mezzo di sera: «Preciso di non conoscere la dottoressa Muraro e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie ». Virginia Raggi avrebbe tenuto nascosto ai massimi esponenti del Movimento, oltre che agli attivisti, ai consiglieri, alla base, che un suo assessore era indagato.

 

Per 50 lunghi giorni. Continuando a dire di non essere a conoscenza di nessun fascicolo. Giocando sulla differenza tra il certificato sui carichi pendenti e l’avviso di garanzia. Rilasciando interviste in cui parlava di ipotesi di cui non era a conoscenza. Ha mentito, dunque. Ma a chi? Solo ai romani o anche ai vertici?

carla ruocco carla ruocco

 

La sindaca giura di non aver nascosto nulla al Movimento di cui fa parte. Davanti alle smentite che piovono a mezzo stampa, ancora in commissione, a tarda notte, fa i nomi di Stefano Vignaroli, Paola Taverna, un consigliere regionale e un europarlamentare: il “minidirettorio” romano (e nelle chat interne - nel frattempo - minaccia furiosa: «Ho le lettere, sono pronta a farle vedere »). «L’ho detto a loro», dice quindi, ufficialmente. Ma i quattro non ci stanno, a fare da capri espiatori. Nessuna risposta ai cronisti, non a caldo almeno. A chi gli chiedeva se erano gli unici a sapere, però, Vignaroli risponde per messaggio: «Poche cazzate ». E anche Paola Taverna - prima di staccare il telefono - confida a chi la chiama: «Eravamo lì per riferire, vi pare che non avremmo riferito?».

roberto fico luigi di maio roberto fico luigi di maio

 

Ci sarebbe un’email che dal minidirettorio sarebbe arrivata dritta nella casella di posta di Luigi Di Maio. Secondo fonti interne al Movimento, il vicepresidente della Camera sapeva e avrebbe dovuto avvisare tutti gli altri. Se sia vero, se lo abbia fatto, in quest’esplosione di opacità fatta di segreti e bugie è ancora tutto da ricostruire. Quel che è certo è che tutti gli altri negano con forza. Ma che fino a un minuto prima, a chi gliene chiedeva conto, negava anche lui.

 

BEPPE GRILLO E VIRGINIA RAGGI BEPPE GRILLO E VIRGINIA RAGGI

Davide Casaleggio è tornato dalle sue immersioni subacquee all’estero al quartier generale di via Morone a Milano. Chi gli ha parlato ieri racconta che sia fuori di sé dalla rabbia. Per la bugia, ma soprattutto per il modo in cui è stata gestita l’intera vicenda. Un incontro con Beppe Grillo, Luigi Di Maio e tutti gli altri potrebbe tenersi già oggi. Fino a ieri sera non si sapeva se a Roma o a Milano.

 

Di certo, i vertici del Movimento devono vedersi per decidere due cose subito. La prima è il destino di Paola Muraro: ieri un fronte di parlamentari chiedeva un passo indietro. L’opacità sull’indagine è considerata inaccettabile. E anche se ufficialmente il massimo che dicono, come il senatore Andrea Cioffi, è «Dovete chiedere a Virginia », i gruppi di Camera e Senato sono esplosi. «Tenerci un’assessora indagata per abuso d’ufficio e violazioni di norme ambientali sarebbe la fine del Movimento», spiega un deputato.

GRILLO RAGGI GRILLO RAGGI

 

«Non possiamo permettercelo, abbiamo già perso troppo tempo». La seconda decisione riguarda Virginia Raggi. Nelle ultime ore, sulle chat roventi, gli eletti non fanno sconti alla sindaca, facendo rimbalzare un video in cui lei stessa - a maggio - diceva di essere favorevole al provvedimento di sospensione contro il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti perché aveva tenuto nascosto il suo avviso di garanzia al Movimento.

 

Dipende tutto da questo, quindi. Chi mente, tra Virginia Raggi e il direttorio? Chi si assumerà la responsabilità di un’informazione così importante tenuta segreta dentro quella che fino a pochi giorni fa veniva celebrata dal blog come la “casa di vetro” del Campidoglio.

 

raggi grillo roma raggi grillo roma

Alessandro Di Battista, impegnato nel tour in cui fino a ieri faceva urlare alla piazza “Virginia, Virginia”, non risponde a nessuna domanda. Lo stesso fanno Roberto Fico e tutti gli altri. Quello che trapela, però, è che la loro pazienza sia al limite. E che lo sia soprattutto quella del garante Beppe Grillo: l’uomo che dà e toglie il simbolo del Movimento alle giunte. L’uomo che il direttorio vorrebbe incontrare nelle prossime ore, per provare a uscire dal guado.

 

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