Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Il numero 2 del governo francese aveva già annunciato due settimane fa che avrebbe lasciato l' incarico dopo le europee del 2019, poi non è stato più nella pelle e ieri sera è andato da Macron per rassegnare le dimissioni immediate. Il presidente della Repubblica le ha rifiutate e Gérard Collomb resta ancora al suo posto, ma l' imbarazzo è grande e torna a circolare la battuta sulla Francia governata da un «ministro dell' Interno che è giù all' esterno».
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Collomb, 71 anni, è il ministro più anziano dell' esecutivo, forte di una lunga esperienza come sindaco socialista di Lione per 16 anni e di una personalità politica che precede la collaborazione con Macron. Suo sostegno della prima ora, Collomb non ha mai rinunciato alla propria indipendenza fino a entrare in conflitto con il presidente.
Commentando il crollo di Macron nei sondaggi, qualche settimana fa Collomb ha evocato una «mancanza di umiltà», critica diretta allo stile del capo dello Stato. Negli ultimi tempi i rapporti con Macron si sono incrinati, anche in seguito allo scandalo Benalla e alla prestazione poco convincente di Collomb davanti alla commissione d' inchiesta dell' Assemblea nazionale.
Il 6 settembre il ministro si è confidato con alcuni giornalisti: «Noi provinciali pensiamo che i parigini si montino la testa, e non ci riconosciamo in espressioni (di Macron, ndr) come "la nuova grammatica della politica" o "la start-up nation"». Collomb ha poi accusato Macron di essere lontano dai cittadini: «Orami siamo in pochi a potergli parlare, giusto quelli che erano con lui all' inizio: Ferrand, Castaner, Griveaux e io... Finirà per non sopportarmi più.
Ma resterà isolato, perché per sua natura l' Eliseo isola». Il 18 settembre Collomb ha annunciato le dimissioni dopo le europee per candidarsi - di nuovo - a sindaco di Lione nel 2020.
Una scelta che gli ha attirato le critiche della destra - «l' immigrazione e la lotta al terrorismo sono affidate a un ministro precario» - e anche di Daniel Cohn-Bendit, consigliere ufficioso e molto ascoltato di Macron, che ieri mattina è sbottato: «Collomb vada in pensione, si dedichi ai nipoti e ai ristoranti di Lione».
Di fronte a questi attacchi, Collomb ha preferito andarsene subito «per non nuocere al governo», ma Macron gli ha rinnovato la fiducia. Non contento, Collomb ha combinato un altro pasticcio e ieri sera ha confidato le dimissioni respinte al Figaro.
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In poco più di un mese se ne sono andati il numero 3 Nicolas Hulot (Ambiente), la ministra dello Sport Laura Flessel, e Collomb ha provato a fare lo stesso, rafforzando l' idea di un governo traballante nonostante la solidità della maggioranza.
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