Intervento di Luigi Zanda per “la Repubblica”
Un grande partito non annuncia di preferirne il rinvio al mantenimento della parola data. Sei mesi sono un tempo sufficiente per una prima valutazione del lavoro di Elly Schlein e per chiedersi se sinora abbia mostrato quella personalità e quella visione che servono al Pd.
Il governo Meloni e la sua maggioranza stanno dando una cattiva prova e il loro futuro è diventato incerto.
Ma il Pd commetterebbe un errore imperdonabile se non impiegasse il tempo dell’opposizione per tornare ad essere un grande partito. Le primarie hanno dato a Schlein la segreteria, ma la leadership e il carisma sono un’altra cosa e adesso deve mostrare di possederli. Serve una visione e serve che dica cosa pensa sul futuro dell’Italia, sull’Europa e sugli equilibri globali. E che, sul Pd, partendo dalle sezioni, dall’Assemblea nazionale e dallo Statuto, apra il capitolo della “forma partito”.
Schlein fa bene a insistere sul salario minimo, sulla sanità pubblica e sul lavoro. Sono battaglie che connotano politicamente il partito. Ma al Pd non mancano buone iniziative legislative e buoni programmi, la sua crisi ha natura politica, culturale, sociale e di classe dirigente.
Prima che arrivasse Schlein il populismo ha inciso non poco sulla politica italiana. E quando il Pd ha ceduto al populismo illudendosi di trarne vantaggio, ha perso l’anima e i consensi, come con la modifica del titolo V della Costituzione, che oggi viene usata per imporre l’autonomia differenziata.
ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE IN VERSIONE BARBIE E KEN - MEME BY GRANDE FLAGELLO
Con l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti che ha fatto più male alla democrazia che alla malapolitica. Con il governo assieme ai populisti nel Conte due, che ha allontanato tanti elettori. Con la riduzione del numero dei parlamentari, un piacere ai 5stelle. Più le sconfitte di Matteo Renzi al referendum e alle elezioni politiche, due gravi scissioni e una legge elettorale che ha fatto vincere Meloni senza restituire agli elettori la scelta dei parlamentari.
Da queste contraddizioni nasce la necessità di riflettere sulla natura del Pd, separandone le cadute, sulle quali anch’io ho troppo taciuto, dalla fermezza nella difesa dei valori della democrazia, dello stato di diritto, dell’Europa e dell’atlantismo .
Sinora Schlein non ha aperto la riflessione sulla natura del Pd, probabilmente fidandosi della capacità attrattiva dei suoi messaggi sui diritti e sul salario. Tutto necessario. Ma perché il consenso non si muove?
CARICATURA DI ELLY SCHLEIN REALIZZATA DA FRANK FEDERIGHI
Perché tanti elettori sono scoraggiati e delusi? Elly Schlein vede il suo Pd in crescita perché i sondaggi lo danno al 20%. Ma il punto non sono i decimali di crescita o decrescita. Il punto è che dal 18% di Renzi, il Pd non si è più ripreso e, prima con Zingaretti e ora con Schlein, ondeggia sempre tra il 19 e il 21%.
Queste percentuali non sarebbero importanti se, nella politica italiana, il Pd non avesse una responsabilità maggiore della percentuale dei suoi consensi e se tutto il centrosinistra italiano non poggiasse sulla sua forza politica. Parafrasando Enrico Cuccia, i voti del Pd non solo si contano, ma anche si pesano.
Per vincere, il Partito Democratico non deve fare sconti al governo.
Ma non basta. Gli serve almeno centrare altri due obiettivi. Primo: respingere la tentazione di trasformarsi in un movimento e tornare ad essere un partito vero, ben organizzato. Secondo: ritrovare la propria identità, fatta dalla sua linea politica e dalla sua storia. È questo il mastice che tiene i cittadini legati al partito e ne fa dei testimoni nella società.
IL PARTITO. Oggi del Pd si vedono la segretaria, alcuni parlamentari, qualche sindaco e qualche presidente di regione, ma il partito-istituzione, quello delle sezioni e dei sui organi locali e centrali, è diventato evanescente. Metter mano alla “forma partito”, aggiornarne lo statuto e l’organizzazione, è un lavoro difficile. Ma senza un partito forte, nessuno, nemmeno Schlein, può salvare il Pd.
LA POLITICA. Aveva ragione Emanuele Macaluso quando diceva che il Pd è nato troppo in fretta. Oggi il macigno dell’identità del partito è sulle spalle di Schlein e deve decidere come affrontarlo. Riunisca le migliori intelligenze del Pd e del Paese, ascolti gli elettori e chi non lo vota più. Spieghi che per l’Italia la politica estera e quella interna sono fortemente interconnesse.
Dia battaglia per un’Europa federale. Ricordi che per avere più lavoro e più welfare, la nostra economia deve crescere. Spieghi che, anche all’opposizione, la natura del Pd resta quella di partito di governo. Vedrà che tanti la aiuteranno, solo che lei lo voglia.
Primo postscriptum.
Schlein è diventata segretaria dopo essersi iscritta al partito pochi giorni prima di candidarsi. Ha potuto farlo grazie a una modifica dello Statuto approvata contemporaneamente. La sua elezione ha rispettato le regole, ma cambiare lo Statuto alla vigilia del voto non va bene. Pensando al futuro, va posto rimedio.
Secondo post scriptum.
Molto della natura del Pd sta in un bel pensiero di Aldo Moro: «Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere».
nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein roberto gravina ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE IN PIAZZA A ROMA ELLY SCHLEIN ELLY SCHLEIN MASSIMO DALEMA - MEME