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1. STANDING OVATION PER ZELENSKY AL CONGRESSO AMERICANO
(ANSA) - Standing ovation e applausi per Volodymyr Zelensky al Congresso americano. Il presidente ucraino si rivolgerà direttamente ai senatori e ai deputati statunitensi. Presente in aula anche la vicepresidente Kamala Harris. Zelensky era intervenuto al Congresso in marzo ma in videocollegamento.
2. BIDEN A ZELENSKY: «NON SARETE SOLI. VOGLIAMO UNA PACE GIUSTA»
Viviana Mazza per www.corriere.it
ZELENSKY BIDEN ALLA CASA BIANCA
«Non vi lasceremo soli. Appoggeremo l’Ucraina perché raggiunga una pace giusta», promette Joe Biden all’alleato Zelensky, durante un incontro storico tra i due leader a Washington, mentre la guerra sta per entrare nel secondo anno e non se ne vede la fine. Più tardi Zelensky replica a un giornalista in conferenza stampa: «Non so cosa sia la pace giusta. Per me, come presidente, significa: nessun compromesso sulla libertà, la sovranità e l’integrità territoriale del mio Paese», e aggiunge che dovrebbe esserci un risarcimento per il dolore inflitto dall’aggressione russa, ma quando muoiono i bambini sotto le bombe, non c’è nulla che possa ripagarlo. «Più dura questa guerra, più ci saranno genitori che vivono solo per la vendetta».
In questo primo viaggio fuori dal suo Paese da febbraio, Zelensky porta doni che arrivano dalla linea del fronte, che invece ha regolarmente visitato in questi mesi, doni che ricordano quanto è cruciale l’aiuto occidentale. L’altro ieri gli è stata consegnata una bandiera gialla e blu firmata dai soldati di Bakhmut, nel Donbass, e ha promesso di portarla al Congresso per spiegare agli americani che «siamo grati del loro appoggio, ma non è abbastanza».
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A Biden ha consegnato una medaglia con una stella al valore militare, da parte del comandante di un’unità che usa i lanciarazzi Himars: «Mi ha detto: “Portala al presidente coraggioso” che ha salvato molte vite». Biden chiede il nome di quel capitano, Pavlo, e ricorda suo figlio Beau. «So cosa vuol dire combattere e morire per la pace».
Incontrare gli alleati faccia a faccia per Biden è sempre stato importante, ma nessuno si aspettava di vedere Zelensky nella capitale americana: i due leader ne avevano parlato per telefono l’11 dicembre, ma nulla era trapelato fino all’altro ieri. È un viaggio per ringraziare il Paese che più ha aiutato militarmente l’Ucraina, ma anche per chiedere di più. Dieci mesi fa, quando gli americani avevano un piano per evacuarlo da Kiev, Zelensky replicò: «Mi servono munizioni, non un passaggio».
standing ovation del congresso per zelensky
Ora nessuno si aspetta la sconfitta ucraina, ma Zelensky e i suoi vogliono di più, vogliono vincere, mentre la situazione sul campo si sta trasformando in uno stallo che renderà arduo riconquistare i territori perduti. Più volte Biden e Zelensky si sono parlati per telefono e in video nei passati dieci mesi: spesso si sono elogiati a vicenda, ma ci sono stati momenti di tensione quando Kiev ha accusato gli alleati occidentali di non fare abbastanza o quando Washington ha temuto un’escalation con la Russia. A differenza di molti leader partiti in treno alla volta di Kiev, Biden ha evitato quel viaggio, per ragioni di sicurezza ma forse anche temendo di provocare Putin.
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Adesso i toni sono rilassati: nel giorno più buio dell’anno, davanti al fuoco del caminetto nello Studio Ovale, Biden evoca il duro inverno trasformato da Putin «in un’arma» e promette altri 2 miliardi di dollari in aiuti, mentre il Congresso si appresta ad approvarne 45, portando il totale a circa 100 miliardi. Nel «pacchetto» ci sono il sistema missilistico Patriot, a lungo raggio, che servirà a rafforzare lo scudo contro i bombardamenti russi e che Biden era inizialmente contrario a fornire (ieri ha sottolineato: «sono un sistema difensivo, non ci sarà un’escalation»); munizioni, e kit che permettono di rendere «intelligenti» bombe già in possesso di Kiev attraverso sistemi per colpire con precisione.
zelensky al congresso americano
Ma perché non dare a Kiev tutte le armi a lungo raggio di cui ha bisogno, come gli Army Tactical Missile Systems (Atacms) e i droni, domanda una giornalista dando voce a ciò che Zelensky ha già chiesto dietro le quinte a Biden. Il presidente americano replica che si rischierebbe di dividere la Nato e gli europei che «comprendono pienamente» la necessità di sostenere l’Ucraina «ma non vogliono entrare in un conflitto con la Russia» e dare il via alla «Terza Guerra Mondiale».
zelensky biden alla casa bianca
Oggi Zelensky non porta a casa tutto ciò che vuole, ma usa il palcoscenico per ringraziare e per fare appello ad un’America bipartisan. «I soldi che date non sono carità, sono un investimento», ha spiegato più tardi al Congresso riunito in seduta congiunta, parlando del pacchetto di aiuti all’Ucraina su cui sono chiamati a votare nei prossimi giorni, sapendo che si insedierà presto una maggioranza repubblicana alla Camera che include deputati contrari a dare «assegni in bianco» a Kiev.
A dire questa frase era stato, prima delle elezioni di midterm, il possibile futuro speaker della Camera Kevin McCarthy, che ieri però applaudiva il leader ucraino. Non ci sono state proteste durante il discorso, l’unico segno di dissenso: un paio di deputati, Lauren Boebert e Matt Gaetz, non battevano le mani; altri, come Marjorie Taylor Greene, erano assenti. «In piedi qui oggi, ricordo le parole del presidente Franklin Delano Roosevelt … “Il popolo americano forte e giusto otterrà una vittoria assoluta”. Anche il popolo ucraino vincerà. Assolutamente».
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«È qui, come Winston Churchill molte generazioni fa, come ambasciatore della libertà stessa», ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato degli Stati Uniti Chuck Schumer, paragonandolo al premier britannico che nel 1941 si recò a Washington in cerca di aiuto contro la Germania nazista. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, esortando in una lettera i colleghi ad essere presenti, ha ricordato che suo padre era deputato quando Churchill fece quel discorso.
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Nel Congresso che il 6 gennaio 2021 fu preso d’assalto insieme alla stessa democrazia americana, e che nel 2019 mise sotto impeachment Donald Trump proprio per una conversazione avuta con Zelensky, il presidente ucraino viene acclamato oggi come un simbolo della democrazia. «La lotta per l’Ucraina è la lotta per la democrazia stessa», ha scritto Pelosi. L’appello a Capitol Hill deve servire, come quello di Churchill, a cementare «l’alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale e costruito il mondo democratico moderno». «Sei l’uomo dell’anno», dice Biden, ricordando a Zelensky che è stato scelto nel 2022 dalla rivista Time. Ma è al 2023 che pensa il leader di Kiev: «Il prossimo anno dovremo restituire la bandiera ucraina e la libertà a tutta la nostra terra, a tutto il nostro popolo». E si congeda dal Campidoglio con l’augurio di un «felice nuovo anno vittorioso».
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