JACOPO D' ORSI per la Stampa
Arrivare di fatto penultimo con la Ferrari precedendo al traguardo solo il carneade Nicholas Latifi non è semplice, bisogna impegnarsi anche considerando la zavorra di una SF1000 che certo non è nata sotto una buona stella.
Sebastian Vettel ci ha aggiunto l' ennesimo testacoda di questi anni bui, stavolta dopo un contatto proprio con Carlos Sainz, colui che l' anno prossimo gli sfilerà il volante della macchina rossa con cui sperava di ripetere le gesta del suo idolo Michael Schumacher. Uno scarabocchio che è rappresentazione freudiana di un disagio evidente, prevedibile eppure esploso prima del previsto, addirittura a motori non ancora accesi, quando giovedì il tedesco ha voluto mettere i puntini sulle i sulla vicenda del mancato rinnovo, sbugiardando la versione ufficiale della decisione condivisa: «Non ho mai ricevuto alcuna proposta».
Dopo l' inferno dei 71 giri al Red Bull Ring è invece passato alla modalità aggressiva, solo in apparenza ironica: «La macchina era difficile da guidare - ha attaccato -, ho perso un paio di volte il posteriore e sono contento di essermi girato una sola volta». Siamo agli stracci.
Il rimprovero di Binotto «Si poteva far meglio», gli ha risposto Mattia Binotto. Considerando l' aplomb del team principal, equivale a una bocciatura con matita blu. «Sebastian ha commesso un errore - ha aggiunto -, quando un pilota è in difficoltà con la propria macchina rischia di farne qualcuno in più».
A dire il vero non è stato l' unico, Sebastian: i sette mesi di stop hanno portato oltre i limiti il livello di testosterone in griglia ma pure un filo annacquato i riflessi, anche per questo ne è uscita una gara piena di sorpassi e svarioni, i piloti si sono sfogati ma purtroppo Vettel è parso in cima alla lista dei più arrugginiti.
Proprio mentre dall' altra parte del box, diametralmente opposto anche nell' ordine d' arrivo, Charles Leclerc confermava alla Ferrari di essere l' uomo giusto su cui puntare per il tentativo di rinascita. Indiscutibile prima guida, se ancora ci fossero stati dubbi.
Separato in casa E adesso? Che Vettel sarebbe stato un problema da gestire nella lunga stagione dell' addio lo sapevano anche i sassi, ma ora c' è il dubbio che oltre al compagno («Io e Charles duelleremo come sempre», aveva avvertito sempre giovedì) Sebastian non riesca ad aiutare nemmeno se stesso e quindi la squadra.
«Peccato per i punti persi, considerando che la Red Bull non ne ha fatti», conferma Binotto. Forse il boss sperava che potesse prevalere la voglia di rivincita di un quattro volte campione del mondo, che correre senza la pressione del risultato potesse liberargli la mente dopo i Mondiali persi contro Hamilton. Invece i fantasmi stanno ancora tutti lì: tra Charles e Carlos, in fondo, cambia poco.