Da profilo facebook di Marino Bartoletti
Oggi compie 60 anni un uomo vero, un grandissimo giocatore, uno straordinario allenatore. E certamente un amico! Mi fa un po’ sorridere chi critica Carlo Ancelotti: quasi sempre dal basso della propria inadeguatezza (ignoranza? Frustrazione? Invidia?) nel pretendere di ergersi a suo giudice
Me lo fece conoscere Cesare Maldini un secolo fa, quando lo lanciò - giovanissimo - in un primo piccolo Parma dei miracoli (il centravanti era Ariedo Braida, il portiere Lamberto Boranga). Il resto è storia (e gloria) nota: ed è tutto su Wikipedia!
ancelotti ancelotti de laurentiis
Non voglio parlare delle cose “viste” (e inconfutabili). Ma ricordare, per esempio, che se le ginocchia non l’avessero tradito sarebbe stato Campione del Mondo nel 1982 avendolo Enzo Bearzot, che lo stimava moltissimo, fatto esordire (prima partita primo gol) nel Mundialito di due anni prima. Che a parte i due successivi Mondiali nei quali sarebbe poi stato convocato come calciatore, la sua storia azzurra ebbe un “senso” preziosissimo quando fu vice del suo maestro Arrigo Sacchi in USA ’94, spesso aiutandolo - col buon senso - a contenere qualche eccesso ideologico (e Dio solo sa quando gli sarebbe stato utile ai successivi Europei del ’96)
Ha vinto tutto. Ma proprio tutto! Non con la Juventus, che pure gli aveva dato una grande opportunità. Venne accolto da tifosi scellerati con l’epiteto di “porco” (per l’esattezza con lo striscione “Un maiale non può allenare”!). Lui rispose - da orgoglioso figlio di contadini - che il maiale è “un animale nobilissimo” Per andare al Napoli e accettare la più originale e forse coraggiosa delle sfide probabilmente ha detto di no alla Nazionale
E’ uno spacciatore di serenità. Auguri “Bimbo”
ANCELOTTI ESCLUSIVO
Ivan Zazzaroni per www.corrieredellosport.it
Con FaceTime mi mostra una parte della villa. Lui è a Vancouver, io a Roma. Lui nel suo paradiso privato sull’Oceano Pacifico, io nell’infernale temperatura della capitale. Mariann, la moglie, toglie le foglie cadute lungo il bordo piscina. Protagonisti della videochiamata sono soprattutto i loro due cani.
Le sette del mattino nella Columbia Britannica, le quattro del pomeriggio in Italia, Carlo Ancelotti è sveglio da un’ora, è il suo ultimo giorno da cinquantanovenne. «Mi sento alla grande, qui mi restauro. Bici, piscina, lunghe camminate. Riesci a vedere quella striscia di terra laggiù in fondo? Quella è Vancouver, siamo a un quarto d’ora di macchina. Sì, sto alla grande - ripete -, a tavola mi trattengo, ho imparato a farlo, me lo sono imposto il secondo anno a Londra quando stabilii il record del peso, e non si trattava di un lancio».
Spiegati meglio, anche se temo di aver capito.
napoli arsenal insigne ancelotti 1
«La bilancia segnò 101 chili e settecento, luglio 2010. Adesso sono 87, non seguo un regime, rinuncio. Togliendo una quindicina di chili sono riuscito a evitare almeno temporaneamente le protesi alle ginocchia. Hanno resistito a sei interventi, crociati, menisco, uno strazio. Quando mi alzo dal letto le sento scrocchiare paurosamente. Tipico dei calciatori della mia epoca e di quelle precedenti. Anche Capello ha le protesi, e Ottavio Bianchi. Carichi pesanti, balzi, zero prevenzione, ti pagavano soltanto se giocavi e allora scendevi in campo anche quando avresti fatto meglio a restare a letto».
Sei uno che guarda sempre avanti, che si aggiorna costantemente, tuttavia i sessanta sono un traguardo che autorizza qualche bilancio.
«Non li amo, i bilanci, conservo i ricordi, le mie figure fondamentali».
Da chi partiamo?
«Da Liedholm, che si prese cura di me, mi aveva voluto lui, mi insegnò un sacco di cose, anche a stare al mondo. Prima di lui Giorgio Visconti, il mio allenatore negli allievi del Parma, e Bruno Mora. I suoi racconti uno spettacolo, diciamo che fuori dal campo era un discoletto, ma sul campo un maestro, mi insegnò a muovermi, a fare delle scelte. Mi raccontò anche che per giocare titolare menò di brutto un compagno di squadra in allenamento, e lo ruppe. Visconti era stato un buon centrocampista nel Bologna. Tra i giocatori mi viene in mente Mongardi, ex dell’Atalanta, della Spal. Tutta gente alla quale devo tanto. Fino ad Arrigo, il numero uno. Righe ci ha aperto gli occhi, è stato un innovatore, in particolare nella preparazione. Non mollava mai e ancora oggi non molla, è sempre prodigo di consigli, dopo ogni partita arriva la sua telefonata. “Carlo, l’esterno stava un po’ troppo largo”. Ma l’esterno era Ronaldo, Arrigo, lascialo largo, lascialo stare dov’è. Per lui non esiste Ronaldo o un altro, un esterno è un esterno e deve rispettare il copione»…
CARLO ANCELOTTI RIPETE IL GESTO DI MOURINHO CONTRO I TIFOSI DELLA JUVENTUS milan napoli striscione per ancelotti
(...) Fino a dicembre la squadra è andata benissimo, se in Champions non avessimo trovato il Liverpool nel girone saremmo passati tranquillamente. Alla ripresa qualcuno è calato e solo nella fase finale ci siamo ritrovati. Il primo anno è stato di transizione. Ora la fionda è tirata e pronta a colpire...
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Come giudichi l’atteggiamento di numerosi tifosi del Napoli che considerano un tradimento il passaggio di Sarri alla Juve?
«Il legame tra Sarri e i napoletani è stato molto forte, così come la sua adesione al progetto e alla napoletanità. È comprensibile che qualcuno lo viva male, ma Sarri è un professionista e a volte il mestiere ti porta a fare scelte che disorientano»
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