VALENTINO ROSSI E LUCA CADALORA
Massimo Calandri per “la Repubblica”
«Siamo tutti e due degli artisti. E forse è questo, il nostro segreto». Allora Luca Cadalora qui in Francia dovrebbe indossare un basco da pittore, invece porta un cappello con visiera e la scritta Coach: «Me lo ha regalato Valentino a metà febbraio in Australia, quando è cominciato tutto: vuole che sia con lui un po' come Becker con Djokovic».
Un allenatore, un consigliere. Un amico speciale. Dopo la vittoria di Jerez, Rossi ha pubblicamente ringraziato l' ex pilota modenese (53 anni tra qualche giorno, 3 mondiali vinti tra 125 e 250 cc), formidabile stratega.
Sempre in testa, dal primo giorno di prove al traguardo: merito di Cadalora, ha detto.
«No, merito di Valentino. E di una squadra professionale ai limiti dell' ossessione, ma serena: perché lui ha sempre la parola giusta per ognuno, dal capomeccanico al cuoco. E con questa empatia ottiene il massimo da ciascun compagno d' avventura».
Però Cadalora gli ha consigliato le traiettorie migliori.
«Non dò consigli, non mi permetto di dire: fai questo o quello. Io ci penso su, e poi parlo. Gli dico le cose che vedo in pista. Poi Valentino decide di usare quelle parole come ritiene meglio».
E come ci pensa su?
«Mi studio la pista dalla prima curva. Osservo. Vedo lui e gli altri piloti come l' affrontano. Valuto i dati. Me ne vado in giro con lo scooter, provo a 'sentire' il circuito. E studiando i tempi, magari intuisci che è meglio passare di qui o di là".
Roba di centimetri.
«Anche meno. Ma non è una operazione molto tecnica, non c' è un regola: ogni volta è diverso, l' importante è restare in sintonia. E' un lavoro un po' 'artistico', mi passate il termine? Ed è bello così».
Un lavoro da artisti.
«Comunico sensazioni, anche sulla meccanica. Al box c' è chi sa bene quando vale la pena ascoltare».
E poi c'è il Dottore.
«Un Frankenstein di pilota: concentrato come Lawson, estroso come Schwantz, capace di improvvisare come Rainey e combattivo come Doohan. Però con l' entusiasmo e la voglia di un adolescente».
Infatti: dopo la delusione del 2015 ha voluto Cadalora.
«Non lo conoscevo bene, un giorno ci siamo ritrovati a girare a Misano con le R1. L' invito al Ranch, short track a Tavullia. Poi mi ha chiesto di seguirlo nei test di Phillip Island. Vorresti essere il mio Becker? Gli ho detto che il denaro non era importante, la passione sì: o lavoro seriamente, o niente».
Ora siete inseparabili.
«Solo durante i gp. Per il resto - a parte se si va a Misano con l'Academy - ognuno per conto suo. Si sta bene con lui, non me l'aspettavo: semplice, modesto, simpatico. Pulito».
VALENTINO ROSSI E LUCA CADALORA
Ah, se ai suoi tempi Cadalora avesse avuto un Valentino-Becker.
«Invece c' era solo qualche amico che ogni tanto ti dava un consiglio alla buona. E' un'altra cosa, oggi. Moto e piloti sono al limite: la differenza la fa un decimo limato in qualche giro, roba che 20 anni fa manco ci facevi caso. Si vince coi dettagli».
Quando vi assomigliate in sella, voi due?
«Nessun pilota può essere paragonato. Ognuno 'sente' e guida la moto a modo suo. Qualcuno mi avvicina a Lorenzo: ma il mio era soprattutto istinto».
Dicevano: Cadalora 'pennella' le curve.
«Appunto. La moto bisogna 'sentirla', è roba da artisti. Roba da Valentino».