Matteo Pinci per “la Repubblica”
Il futuro della Fifa rischia di dipendere da un torneo. Il nuovo Mondiale per club: è su quel progetto che Gianni Infantino ha posto le basi della propria conferma al vertice del calcio mondiale. Il progetto è stato esposto già due volte agli stakeholders, l' ultima due mesi fa al Royal Festival Hall di Londra. Una partita da 23 miliardi di euro.
Che possono essere infinitamente tanti, oppure pochissimi. Ma che di certo rappresenta per la Fifa l' ultima chance di entrare concretamente nella partita più remunerativa del calcio: quella delle squadre di club. Il Mondiale per club, come è oggi, non funziona: ha scarsa attrattiva, per la gente ma anche per gli sponsor. Non coinvolge, come pure la Confederations Cup, che dopo la vittoria della Germania- B nell' ultima edizione, ha chiuso i battenti.
Nel 2021, al posto della Confederations, la Fifa vuole organizzare il nuovo Mundialito: 24 squadre, 12 europee, 4 sudamericane più un' altra che spareggerà con una squadra dell' Oceania, due club a testa per Africa, Asia e Centro-Nord America. E il posto che resta alla società ospitante. Otto gironi da tre squadre ognuno, passano solo le prime e si affrontano in quarti, semifinali e finali. Tutto concentrato in 18 giorni appena. L' idea è che si disputi ogni 4 anni, anche se c' è chi lo vorrebbe ogni due. La Fifa è convinta di riuscire a incamerare almeno 3 miliardi per ogni singola edizione, e il 75% della cifra la ridistribuirebbe tra i club.
In media, ogni partecipante beneficerebbe di 120 milioni, anche se sarebbero versati spalmandoli su 4 anni. Il problema sono i criteri di ammissione: per il futuro, l' idea è di iscrivere le ultime 4 vincenti della Champions ( o la finalista, in caso di vittorie multiple) e dell' Europa League, poi chissà. Ma la prima edizione l' avrebbero voluta a inviti. I club però non ci stanno: si rischierebbe di premiare con 120 milioni società con l' unico merito di avere un passato glorioso. Insomma, club come City, Psg, ma pure Roma e Napoli, sarebbero sfavorite.
L' opposizione più forte però è quella di Uefa ed Eca. Ceferin e Agnelli sono compatti: «Prima la riforma del calendario». Così, infatti, si andrebbe a sovraccaricare di altre partite la vita di club e atleti. L' Italia fa muro forte di un ruolo strategico nelle riforme: ha gli arbitri, con Collina alla Fifa e Rosetti all' Uefa, Agnelli e Uva in ruoli chiave in Europa, e un ruolo centrale nel battesimo del Var. Anche le leghe fanno muro: la convinzione generalizzata è che l' iniziativa finirebbe per togliere risorse economiche ai campionati nazionali. Poi c' è la questione dei calciatori: chiedono finestre certe di vacanze per tutelare la salute - 4/6 settimane d' estate, 2 in inverno - e di partecipare alle spartizioni.
Il tema più controverso è proprio quello: i soldi. Il futuro Mondiale per club - che si intreccerà alla estensione globale della Nations League con una finale a 8 squadre che somiglierà a un piccolo Mondiale - sarà organizzato da una società gestita per il 51% dalla Fifa. Ma partecipata da fondi privati, sul modello per intenderci della nuova Coppa Davis.
Il problema è: da dove provengono quei fondi? Secondo il Financial Times i 23 miliardi arriveranno da SoftBank Group, che avrebbe riunito investitori americani, sauditi e cinesi. Ma quella cifra, enorme a prima vista, potrebbe essere minima: dipende da quanto tempo la società gestirebbe i diritti. E poi: chi garantisce sulla provenienza del denaro? La Fifa, che non intende fare passi indietro, dovrà trovare soluzioni convincenti in fretta: per partire nel 2021, serve il via libera nel congresso di giugno.