Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Il Sacro Buffon. Si riparte da lì. Da quelle manone infoiate. Da quel suo intatto piacere d’infilarsi a quarant’anni una mutanda, due guanti e zompare come un eterno pischello. Ci salva almeno due volte il portiere più mamelico della storia. Si soffre ad Haifa, e si soffrirà per i prossimi due anni, il tempo che servirà per agguantare uno strapuntino in Russia. Sembra comoda, due a zero facile, Israele colabrodo e stai già pensando alla goleada quando quello s’inventa una meraviglia di palombella che riapre tutto.
Chiellini, imbranato a tempo pieno, si fa cacciare per doppio giallo e siamo dieci, ma in realtà dodici, parce que il Sacro Buffon ne vale tre. L’ultima mezz’ora è come mangiare una dozzina di fichi d’india con tutte le spine. Il gol del subentrato Ciro Immobile, da vero Unabomber, spallata, spinta e tiro, silenzia l’affare che si stava facendo complicato, confermando l’imbarazzante pochezza della indifesa israeliana, ma anche il suo antico feeling torinista con Ventura.
Tre punti comunque, l’ottima notizia, in questo girone eliminatorio che sarà uno scannatoio (ci si gioca con la Spagna il primo posto che azzera il rischio spareggi). Altre buone notizie. Una si chiama Marco Verratti. Oltre Pirlo e oltre De Rossi, oltre Marchisio e Thiago Motta, il Bambolo made in Paris, due occhi celestoni come le bambole di porcellana di una volta, è finalmente promosso. Ventura gli affida le chiavi del mezzo campo e lui risponde alla grande, di fino e di maschio, quando serve. Ancora. Pellè, il Cinese. Continua a segnare. Ma non solo il gol, sponde e movimenti giusti.
Tre punti che la fanno da ansiolitico per Giampiero Ventura, inopinatamente stressato dopo mezza partita da ct azzurro e sodomizzato dal fantasma di Conte. Tu prendi uno che ha più di sessanta primavere alle spalle anche perché ti aspetti la saggezza del totem e ti ritrovi invece uno con la sindrome di Custer, che confessa nervi labili altro che polso totemico.
“Mi sento accerchiato”, fa. “E’ già cominciato il tiro al piccione”, aggiunse dandosi del piccione, il che significa che non passa inutilmente il suo tempo a guardarsi allo specchio.
Oddio. Zaccheroni come seconda voce. Non ci credo. Smollato il Trap da un pezzo dopo i bestemmioni, Zenga tornato a frequentare panchine, non si poteva scegliere di peggio. A prescindere da quello che eventualmente dice, è una voce obesa, monocorde, la negazione del racconto, se racconto deve essere.