Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Siamo entrati ormai nella fase carogna del campionato in cui conta solo vincere, non importa se brutti, sporchi e cattivi. Fanno così la Juventus con il Sassuolo e il Napoli (piuttosto racchio e spento) a Palermo. Carognetta e bruttarella anche l’Inter che fatica parecchio prima di liberarsi del Bologna e, comunque, molto meglio ora, che il viziatissimo putto in panca sembra aver fatto la sua scelta tardiva, dentro tutti i nomi che finiscono con “ic”.
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Non fanno così Fiorentina e Milan, sullo scoppiato andante. Paulo Sousa ha fatto l’impresa fin qui, ma non battere il casa il morituro Verona è brutto segno. In quanto al Milan. I giocatori, si sa, quando annusano che il loro mister è un dead man walking diventano animucce blandule. Se poi Menez è questo.
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La copertina di giornata è tutta della Roma e del suo Big Spalla. Carognona e bella allo stesso tempo. L’unica. Ottava vittoria consecutiva a Udine. E sprazzi di calcio maramaldo palla a terra e spazi indovinati da piedi chirurgici. Il sospetto di Rabdoman è ormai certezza. Nei suoi anni pietroburghesi Big Spalla ha preso l’anima di Rasputin. Vedi l’ultimo caso, Dzeko. Poteva sembrare un rischioso sfoggio di titanismo insistere sul Grande Depresso, ma ha avuto ragione lui, la ragione della follia, anche qui.
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Pochi minuti e il bosniaco apre la partita della Roma su assist di Salah che è un colpo di genio (ma non sarà forse da stazionarlo, questo sublime egizio, stabilmente trequartista al fianco del Cammellone?). Fa un gol che, se non lo fa, devi contare fino a dieci per non spedirlo nei luoghi più infrequentabili del pianeta. Ma ne aveva mancati di più facili nel recente passato.
E’ una Roma sempre più fluida, sempre più consapevole e capace di fare male da un’infinità di risorse, incluso quel mad dog di Florenzi, anche stavolta un gol da fenomeno. Bene anche dietro, dove il polonese Guardiano del Palo è sempre più padrone, dove Manolas è ormai mostrificato esempio del buttafuori da manuale e anche questo Zukanovic piace molto, meno selvaggio di Rudiger ma piede molto più educato.
Disinnescata, per ora, la bomba Totti, che intanto scodella egregiamente figli cui sinistramente attribuire nomi da telenovela, il rischio, ormai è solo quello di scivolare nell’accademia, in quel tacco e punta che lo Spalletti di un tempo subì, ma il Big Spalla di oggi è pronto a mordere di brutto.
A proposito di morsi, da rivedere per quanto sensuale, quello di Diego Costa, Chelsea, meglio di Suarez e di Mike Tyson, come si strofina a lungo sul collo di Barry Everton, come a cercare la vena prima di piazzare il morso degno di Nosferatu. Non male anche l’intercettato Thohir che guarda Mariolino Corso in tribuna, un pezzo di storia da grandi seghe e saghe dell’Inter di Mago Herrera, come fosse un insetto mancino. Brutti scherzi dello specchio.
L’ultima su Buffon e soci, gli Inviolabili. Trattare i meriti dell’allenatore di una squadra che non prende gol nemmeno da Gengis Khan ha senso solo perché anche un’asina parlò il giorno in cui volle Dio. Juventus e Barcellona, per motivi opposti, sono inallenabili. Al massimo o al minimo, gestibili. Sarri, nella sua naif pretesa d’essere più bukowskiano di Bukowski, ha detto che guardare la Juve è da “teste di cazzo”. Poteva cavarsela con un bellissimo “illusi”. Sarebbe piaciuto anche a Charles detto Hank.