Dalla pagina Facebook dei Socialisti Gaudenti
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Quando pensate di avere una vita di merda, rivolgete la mente a Mattarella, a cui è capitato di fare il Presidente della Repubblica nel momento più infame possibile e che, interista fino al midollo, si è dovuto fare questa foto.
Enrico Currò per la Repubblica
La finale di Coppa Italia del Milan è una questione di cuore e di anima: così giura Gattuso, essendone ampiamente provvisto: «La Juventus è un cannibale, ha sempre fame di vincere. Ma noi, almeno per una sera, possiamo essere la Juve.
Siamo una squadra giovane, possiamo aprire un ciclo. La testa, nello sport come nella vita, fa fare cose incredibili. Per noi non è la Coppa Italia: è la coppa del mondo » .
Detto da chi un Mondiale l' ha vinto, lo slogan diventa credibile. Fino al 2012 il Milan contendeva alla Juventus lo scudetto e fino al 2014 frequentava la Champions con nobile assiduità. Ora che l' esilio sarà quinquennale, una vittoria contro la Juve ha sempre il sapore dell' eccezione, come quella in Supercoppa un anno e mezzo fa a Doha: sembrava l' inizio della riscossa, è stata l' oasi nel deserto.
La benedizione dell' ineffabile presidente cinese Yonghong Li a Milanello è stata celebrata con enfasi inversamente proporzionale alla chiarezza della situazione societaria, a un anno e un mese dalla famosa promessa di Berlusconi ( « lascio in buone mani » ).
La Coppa Italia, per il Milan che non la vince dal 2003, avrebbe un significato più prosaico della gloria sportiva: i soldi. Il pesante debito di Li conserva un ruolo fondamentale al creditore, il fondo americano Elliott introdotto da Berlusconi stesso nei piani altissimi della finanza italiana, come l' affare Telecom scopertamente illustra. L' Ad Fassone è costretto sempre alle acrobazie, tra il rifinanziamento del debito di Li, l' ingresso di un nuovo socio concretamente in discussione e il rinvio a giugno 2019 del rimborso di 15 milioni in bond, per potersi iscrivere al prossimo campionato. Né si attenua l' ansia per le sanzioni sportive dell' Uefa sul rientro nel fair-play finanziario.
La Coppa Italia porta un corredo economico consistente: non a caso la Rai ha appena scelto di sborsare 106,5 milioni fino al 2021, per conservare i diritti tv e radiofonici di un torneo con ascolti da Champions: 4 milioni di telespettatori in media a partita, con picchi perfino per Inter- Pordenone e naturalmente per le serate di gala: 8,2 milioni e 32,4% per il derby di Milano dei quarti, 11 milioni e 39% per la finale Juventus- Lazio dell' anno scorso.
Il Milan avvista cifre salvifiche.
La Coppa Italia gli frutterebbe la qualificazione diretta all' Europa League, prima della velenosa coda del campionato contro Atalanta e Fiorentina, le due più in forma. La coppa vale 5 milioni di premio alla vincitrice (3,2 alla sconfitta), più il 45% dell' incasso all' Olimpico e gli 1,2 minimi della finale di Supercoppa già sicura ( si profila un nuovo duello con la Juve). Ma il salvagente vero è l' Europa League: inclusi turni preliminari e play- off, è già valsa al Milan quasi 8 milioni di euro al botteghino e un' altra decina in premi: col market pool ( introiti da tv e sponsor) supererà i 22 milioni.
Tatticamente Gattuso e Allegri si conoscono fin troppo bene. Davanti a Donnarumma sotto osservazione francese - Parigi val bene una coppa - il Milan soppianterà definitivamente la Juve per italianità: 7 giocatori su 11, se Cutrone sarà preferito a Kalinic. Biglia, dopo la doppia frattura alle vertebre, negli ultimi 14 giorni si è inchiodato a Milanello per recuperare: «Lo valuteremo, rischia di farsi ancora più male. Ma è l' esempio da seguire » . Per il Milan, stasera, è questione di cuore e di anima.
MASSIMILIANO ALLEGRI donnarumma