Marco Bonarrigo per www.corriere.it
Che le cosiddette «scarpe col tacco» regalassero ai runner di altissimo livello vantaggi importanti in termini cronometrici (come nel caso del keniano Eliud Kipchoge, nel 2019 il primo a rompere il muro delle due ore in maratona) era chiaro. Che queste calzature con una «zeppa» posteriore di 4 centimetri e una lama in carbonio nella suola potessero rivoluzionare le corse e le statistiche dell’atletica nessuno però lo prevedeva.
Domenica 28 febbraio alla maratona internazionale di Tokyo 42 uomini (40 dei quali giapponesi) hanno corso i 42 chilometri e 195 metri in meno di due ore e 10’, un dato sensazionale, mai verificatosi nella lunga storia della distanza. Kengo Suzuki (2h04’56, nuovo primato nazionale) è il primo atleta non nato in Africa ad infrangere il muro delle 2 ore e 5 minuti, mentre alle sue spalle 29 atleti hanno battuto il loro personale e tutti gli altri l’hanno sfiorato. Per fare un paragone, gli italiani scesi sotto le 2 ore e 10 sulla distanza nella storia sono solo 12.
Record a grappoli
Tutti ma proprio tutti i partecipanti alla maratona di Tokyo usavano scarpe col tacco di ultima generazione approvate dalla Federazione mondiale di atletica e prodotte ormai in una trentina di modelli diversi da Nike (l’inventore), Adidas, Brooks, Asics e altri.
Sempre domenica 28 febbraio a Siena, calzando un paio di Adidas Adios col tacco, il poliziotto italiano di origini eritree Eyob Faniel ha battuto, dopo 19 anni, lo storico record nazionale di Rachid Berradi sulla mezza maratona, andando a sfiorare il muro dell’ora, fallendo per soli 7 secondi. Solo il limitato numero di competizioni causato dall’epidemia di Covid impedisce che record nazionali e internazionali crollino a grappoli.
In pista
Ora però la sfida si trasferisce sulla pista dove le scarpe col tacco — anch’esse normate dalla Federazione di atletica, con supporto più basso di quelle da strada — hanno appena debuttato nelle gare indoor promettendo miracoli.
In Gran Bretagna ha fatto scalpore il recentissimo 1’43”63 sugli 800 metri con cui Elliot Giles, che calzava un paio di Nike Air Zoom Victory, ha battuto il record inglese di Sebastian Coe che resisteva da 40 anni e realizzato la seconda prestazione mondiale di sempre.
Atleta «tester» di Nike, Giles non aveva mai raggiunto una finale internazionale nella sua carriera. Sempre calzando i tacchi, la 17enne americana Athing Mu (in questo caso si parla di un fenomeno) ha demolito il mondiale under 20 degli 800 metri in Texas, in un meeting dove era partita per essere «semplicemente» la prima della categoria al mondo a correre in meno di due minuti.
Senza sei perduto
Studi autorevoli calcolano in 1/1.5% il vantaggio delle chiodate da pista su quelle tradizionali, corrispondenti a circa 1” negli 800 metri (la differenza tra un ottimo atleta e un fuoriclasse) e a 10 decimi di secondo nei 100 metri, tempo che separa un semifinalista olimpico dal vincitore. Presentarsi ai Giochi di Tokyo senza scarpe col tacco equivarrà a consegnare la vittoria ad un avversario?