Marco Bonarrigo per il "Corriere della Sera" - Estratti
Su come restituire verginità sportiva ad atleti dopati per far vincere loro Olimpiadi e Mondiali ci hanno insegnato tutto i maestri (del male) russi. Su come cancellare dei controlli positivi perché eseguiti in modo trascurato, e quindi non validabili, dovremmo forse andare a lezione a Madrid.
A 18 anni dall’Operacion Puerto, il più clamoroso scandalo farmacologico dello sport, la Spagna torna protagonista sul palcoscenico del doping. Ma questa volta, invece del dottor Eufemiano Fuentes e delle sue cliniche per il rabbocco del sangue, sotto accusa c’è addirittura l’Agenzia Nazionale (Celad) che avrebbe dovuto ripulire un ambiente malsano.
Un dossier realizzato dal sito Relevo.com accusa il direttore José Luis Terreros, funzionario governativo, e Jesus Munoz-Guerra, responsabile dei controlli e già designato ai vertici della struttura che vigilerà su Parigi 2024. Dal 2017 al 2022 i due dirigenti avrebbero appaltato l’esecuzione materiale dei controlli a un’agenzia tedesca chiedendo o accettando — per risparmiare— che venissero realizzati da un solo ispettore (rispetto ai due obbligatori a tutela dell’atleta) o da tecnici senza abilitazione.
Quando veniva rilevata una positività, rendendosi conto che il verbale non sarebbe stato validato dal tribunale sportivo, i due dirigenti (ora sotto inchiesta a Madrid) l’avrebbero annullata emettendo delle autorizzazioni all’uso terapeutico (Tue) dei farmaci proibiti (all’insaputa degli atleti) o l’avrebbero notificata con un anno di ritardo per invalidarla in automatico.
(...) C’è anche il caso di Sergio Ramos, stella del calcio, che nel 2018 avrebbe ritardato irregolarmente un controllo dopo un Real Madrid-Malaga di campionato: dei fatti non c’è traccia nei verbali dell’unico ispettore presente al match. L’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) fa sapere che «una serie di azioni correttive in sospeso devono essere intraprese urgentemente per riportare il Celad in linea con il protocollo mondiale antidoping» e «che non saranno accettati ritardi». Ma in cinque anni di allegra gestione con la Wada alla finestra di conti in sospeso se ne sono accumulati parecchi.
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