Guido Ruotolo per "la Stampa"
MARADONA DE LAURENTIISFosse solo un'apertura «mediatica», ad uso di stampa e tv, rappresenterebbe comunque una novità. Perché Diego Armando Maradona sa che ha i giorni contati, che se non approfitta della finestra del condono che si chiude il 28 febbraio, il suo contenzioso con il fisco italiano non troverà mai un punto di mediazione accettabile per entrambe le parti. E cioè non si risolverà.
MARADONA AL SAN PAOLO DURANTE NAPOLI ROMAE lui, il magico numero 10 del Napoli, rimarrà debitore nei confronti dell'Italia di 40 milioni di euro destinati a crescere per gli interessi di mora. A sera, dopo una tumultuosa conferenza stampa nella sede della rappresentanza romana del Parlamento europeo, «El pibe de oro» precisa, chiarisce, propone: «Non sono un evasore, voglio giustizia e voglio investire anche un capitale per smacchiare gli schizzi di fango che si sono posati su di me. Io non ho mai ricevuto una notifica né dell'accertamento fiscale né della cartella esattoriale. Lo sto gridando da tempo e il Fisco italiano non mi ha mai contraddetto. non li ha mai esibiti».
ANGELO PISANI AVVOCATO MARADONAÈ la prima volta che Maradona prova a sfondare il muro di gomma della contrapposizione senza dialogo ravvicinato tra le parti. È vero che a metà giornata con il suo avvocato Angelo Pisani i due annunciano di essersi rivolti al Parlamento Europeo per ottenere giustizia, ma proprio Maradona risponde a domanda: «Se mi dovessero convocare prendo un aereo e arrivo di corsa».
È la prima volta che Maradona vuole «pareggiare» una partita, consapevole che non è in guerra con l'Italia: «Il problema è la burocrazia. Ed è un problema che dobbiamo superare. Io voglio la pace istituzionale con l'Italia». L'avvocato Pisani insiste nel dire che Maradona è «in pace» con la giustizia italiana, non essendo mai stato condannato e anzi ha ottenuto anche sentenze che lo assolvono dall'essere un debitore del fisco italiano.
Equitalia da parte sua ha sempre contestato questa ricostruzione a senso unico, ricordando, invece, che dalla Cassazione (17 febbraio 2005) alla Commissione tributaria provinciale di Napoli (giugno 2012) e alla recentissima Commissione tributaria centrale, sono sempre venute conferme all'ingente debito accumulato da Maradona. «È vero che esistono queste pronunce ma non sono mai condanne in cui Maradona viene giudicato colpevole, ma mere sentenze di rito».
MARADONASe Maradona dovesse accettare il confronto, il dialogo, il condono, i suoi quaranta milioni di debito si ridurrebbero drasticamente a dieci. Forse per Maradona, che in conferenza stampa, ha detto che lui «quaranta milioni» non li ha, e non li ha mai guadagnati, questa cifra è al di fuori della realtà.
Ma se davvero fosse solo una questione del quanto, potremmo dichiararci ottimisti. Maradona è convinto di non essere un evasore, e vorrebbe che qualcuno deputato a farlo, lo gridasse a voce alta. Non può certo prendere atto dell'errore burocratico, il non aver mai fatto opposizione a qualcosa che lui dice di non aver mai saputo. È un mordersi la coda. Qualcuno però dovrebbe fare il primo passo.
MARADONA GESTO DELL OMBRELLO«Mi aspetto che possa svolgersi un incontro di chiarimento. Per trovare, tra persone per bene, una soluzione. Non ho mai rubato al fisco italiano. Ero un giocatore che pensava solo al pallone. Erano altri - ripete -, i miei procuratori, che si occupavano di queste cose. Non è giusto che a distanza di tanti anni continui a pagare per colpe non mie».