Federica Cocchi per gazzetta.it
La caviglia destra che si è leggermente girata, la caduta. Il pensiero che, forse, organizzare un torneo a Lourdes potrebbe essere la soluzione. Matteo Berrettini ha fatto prendere un colpo a mezza Italia del tennis, ma il lieto fine ha cancellato anche il ricordo: "Tranquilli", rassicura il romano, con un sorriso da qui a lì. "La caviglia sta bene, niente di grave. Ci sono abituato in fin dei conti". Archiviati i problemi gastrointestinali, scongiurata la distorsione, ora è tempo di recuperare le energie: "È stato un match molto duro - continua - Alcaraz è molto forte ma alla fine ho pensato che avrebbe vinto chi lo voleva di più. Evidentemente, ero io".
Un tie break a 10 che deve ancora metabolizzare: "Avevo già giocato un tiebreak al quinto, ma mai uno a 10. Mi ha fatto un effetto strano perché è qualcosa a cui non siamo abituati. Non so dire se sono contrario o mi piace, ma dopo oggi credo che mi piaccia" , chiude con un altro maxi sorriso Matteo che domenica, agli ottavi, avrà a che fare con Pablo Carreno, già finalista in Atp Cup:
"Non ci siamo mai affrontati anche se siamo entrambi da un po' di anni sul circuito. Ci siamo allenati solo una volta insieme, è molto solido, sta giocando bene e in Australia si trova bene. Nonostante tutti pensano che da spagnolo possa giocare solo sulla terra, ha dimostrato di essere un ottimo giocatore sul veloce". Stavolta sulla telecamera, niente ringraziamenti medicali, solo un omaggio a un amico: "Si chiama Riccardo, ha giocato la Serie A con me. Ci siamo scritti in questi giorni lui sta provando a fare questo mestiere. Ci chiamiamo reciprocamente Antonello". Antonello, o Matteo va bene uguale, purché sia Berrettini.