Cristian Giudici per www.calciomercato.com
Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde. Ciro Immobile incarna pregi e difetti del calcio italiano. L'attaccante della Lazio ha già vinto per tre volte il titolo di capocannoniere della Serie A (2014, 2018 e 2020) e in questo campionato è in testa alla classifica marcatori con 21 gol insieme a Dusan Vlahovic.
I NUMERI
Finora con la maglia biancoceleste ha segnato 176 reti in 253 presenze con una media di un gol ogni 118 minuti giocati. Invece in Nazionale è a quota 15 reti in 55 presenze con una media di un gol ogni 253 minuti.
La sua ultima rete in azzurro è quella segnata a giugno dell'anno scorso nella vittoria per 3-0 con la Svizzera nel girone dell'Europeo, poi è rimasto a secco per 7 gare. Compresa quella stregata di ieri sera a Palermo contro la Macedonia del Nord, che ha condannato l'Italia all'eliminazione dal Mondiale in Qatar.
Si tratta della seconda grossa delusione per Immobile, in campo anche nella doppia sfida con la Svezia del 2017.
LE RAGIONI
A questo punto la domanda sorge spontanea: come si spiega questa netta differenza di rendimento a livello realizzativo? Le risposte non sono così difficili da trovare. Innanzitutto in Serie A ci sono diverse squadre di basso livello che (specialmente nella prima metà della stagione) provano a giocarsela a viso aperto contro chiunque lasciando più spazi per le ripartenze, a differenza della tattica all'italiana con catenaccio e contropiede adottata dalla Macedonia del Nord.
E poi tutta la Lazio (compresi Luis Alberto e Milinkovic-Savic) gioca per Immobile, che invece in Nazionale deve giocare più per la squadra e non è il rigorista. Dettagli non di poco conto.
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