Alessandro Catapano per La Gazzetta dello Sport
«Mi dispiace, non ce l' ho con lui, anzi non è nemmeno il primo responsabile, ma...».
Ma? «Il calcio italiano ha bisogno di una svolta, dobbiamo assumerci tutti la responsabilità...».
Alt, parliamo chiaro presidente. Tutta Italia si chiede: cosa farà domani Gabriele Gravina?
«Per un atto di generosità dobbiamo fare tutti un passo indietro».
Tradotto?
«I consiglieri della Lega Pro con cui mi sono confrontato in questi giorni vogliono le dimissioni di questo Consiglio federale. E, onestamente, le richiede anche la stragrande maggioranza delle nostre società».
A cominciare da Tavecchio?
«A cominciare dai rappresentanti di tutte le componenti del Consiglio. Poi, certamente si richiede un passo indietro del presidente Tavecchio, anche se - ci tengo a dirlo - non è l' unico né, forse, il primo responsabile».
Lei aveva detto che non le interessavano le dimissioni di Tavecchio...
«Sul piano umano ho profondo rispetto per lui, e con lealtà ieri sera l' ho chiamato per comunicargli quale sarà la nostra posizione domani in Consiglio federale».
Non era stato lei a esporre i rischi di un vuoto di potere per la stabilità del sistema?
«Certo, e continuano a preoccuparmi». Ma allora cos' è cambiato? «Da presidente, non posso ignorare la posizione del mio Consiglio direttivo. Io pensavo che la questione dirimente non fosse con o senza Tavecchio, ma quali risposte dare a chi, giustamente, ci chiede azioni incisive. L' idea, condivisa da tutti, è che il calcio italiano non abbia bisogno di una cura, ma di una vera e propria rivoluzione culturale. Ma se la richiesta preliminare è azzerare questo Consiglio federale, è mio dovere ascoltarla».
Così si avvicina alla posizione di Damiano Tommasi... «Non mi pare. Lui si è alzato e se ne è andato. Io sono rimasto ad ascoltare Tavecchio mercoledì, e nei giorni successivi ho contribuito con le nostre proposte a impostare la piattaforma programmatica per il rilancio del calcio italiano».
Secondo lei cosa dovrebbe fare Tavecchio domani?
«Dimettersi e accompagnare la Federazione alle elezioni, tra due o tre mesi».
E nel frattempo? «Sarebbe lui stesso, da presidente dimissionario, a gettare le basi del rinnovamento approvando quelle proposte a cui abbiamo lavorato in questi giorni. E nel caso in cui volesse ricandidarsi, ne avrebbe tutto il diritto».
Tavecchio potrebbe anche resistere? «Sì, ha ancora la sua maggioranza. Sempre che Sibilia continui a sostenerlo e non tragga conseguenze diverse di fronte a un quadro "politico" mutato».
Prima accennava ad altri responsabili di questo disastro.
Aveva in mente qualcuno di preciso? «Mi sembra ingiusto individuare in Tavecchio l' unico colpevole. Colpevoli siamo tutti.
Ma il coordinatore del Settore tecnico, Renzo Ulivieri, non ha alcuna responsabilità?».
Di che cosa ha bisogno il calcio italiano secondo lei?
«Innanzitutto di un intervento legislativo forte. Il nostro mondo è regolato da una legge vecchia di trentasei anni (la 91 del 1981, ndr ). Francamente, non è più tollerabile».
Dopodiché? «Abbiamo inviato le nostre proposte a Carlo Tavecchio.
Sono tante».
La più urgente? «Reinserire il semiprofessionismo, che risolverebbe di colpo il problema del numero delle squadre professionistiche».
Le altre?
«Dare alla Covisoc (commissione di vigilanza) poteri di intervento immediato. I tempi per effettuare i controlli e verificare se i club hanno davvero tutti i requisiti per iscriversi sono troppo lunghi. E introduciamo i principi di rating».
E per ricostruire la Nazionale?
«Trasformiamo i Centri federali in Academy, così non servono a niente. E poi facciamo in modo di garantire alle società un risparmio fiscale e imporre che parte di quelle risorse siano destinate ai settori giovanili e allo sviluppo delle infrastrutture».
E il progetto delle seconde squadre? «Facciamolo, siamo stati i primi a proporle. Ma senza stranieri e Under 23, altrimenti che senso avrebbero?».
Si candida a nuovo presidente federale?
«Guardi, sono concentrato sul Consiglio di domani. E il 30 novembre, dopo aver approvato bilancio e statuto, rimetterò il mio mandato nelle mani dell' assemblea di Lega Pro e aspetterò serenamente che faccia le sue valutazioni».
Che caratteristiche dovrà avere il prossimo presidente?
«Mi interessa di più stabilire la piattaforma dei provvedimenti da prendere, intorno alla quale mi auguro si riesca a costruire un' unica candidatura».