Estratto dell'articolo di Paolo Condò per “la Repubblica”
Alla fine la differenza con la primavera del 2011 e la storica sfida con José Mourinho potrebbe essere una sola partita. Allora il Barcellona di Pep Guardiola e il Real Madrid di Mou si affrontarono quattro volte in 18 giorni - una specie di playoff inedito, e mai più ripetuto - perché il calendario aveva concentrato fra il 16 aprile e il 3 maggio la gara di ritorno della Liga, la finale di Copa del Rey e le due semifinali di Champions.
Stavolta Guardiola e Jürgen Klopp sono i sicuri protagonisti del match decisivo di domenica in Premier e, una settimana dopo, della semifinale di FA Cup a Wembley: ma siccome l'ultimo sorteggio della Champions, quello a tabellone tennistico, ha piazzato City e Liverpool nei due emisferi diversi - come se fossero le teste di serie numero uno e due - la possibilità che il capitolo finale e più importante della stagione veda un terzo match fra i nuovi duellanti è elevata.
Dopo il sacco di Lisbona e la friabilità palesata dal Bayern a Vila- Real nell'altro quarto, il Liverpool è il chiaro favorito della sua parte di tabellone. Il cammino del City verso la finale di Parigi del 28 maggio è molto più accidentato, perché prima dovrà uscire tutto intero da una nuova battaglia contro il cavaliere oscuro Simeone e poi, quasi certamente, tornerà a Madrid per affrontare il più ancestrale dei rivali del Pep, il Real del cavaliere bianco Benzema.
Premesso questo, Manchester City-Liverpool è di gran lunga la finale prevista dai bookmaker.
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Da quando è a Manchester, Guardiola ha vinto tre campionati, una FA Cup, tre coppe di Lega e due Community Shield. Klopp invece ha portato a casa una Champions, una Premier e la coppa di Lega di quest' anno. Sono trofei in quantità ai quali il solo Chelsea, con la Premier di Conte, la Champions di Tuchel e l'Europa League di Sarri ha saputo rispondere: in Inghilterra si parla sempre di "Big Six", ma alla vista non si va oltre i Three.
Di più: l'assuefazione alle stagioni multivittoriose è pericolosa, perché malgrado tutto il ben di Dio portato a casa Guardiola deve continuare a discolparsi per non aver ancora vinto una Champions. Klopp si sente ormai chiedere a ogni conferenza stampa quanto ritenga realistica la prospettiva del "pieno": ha già vinto la Carabao Cup (Coppa di Lega), lotta per Premier, Champions e FA Cup. Se dovesse aggiungerne solo una sarebbe un fallimento?
«Enjoy», raccomandano entrambi in vista di domenica, primo scontro diretto del possibile ciclo finale. Un bel «divertitevi» ordinato ai giocatori, consigliato ai tifosi, suggerito ai media e forse sussurrato a loro stessi, perché le grandi partite implicano grande stress. Il loro bilancio è in perfetto equilibrio, nove vittorie a testa con quattro pareggi: Pep si è portato a casa più trofei ma Klopp ha prevalso in quelli cui entrambi tenevano di più, i quarti di Champions del 2018. È possibile che entrambi siano nella fase discendente della loro esperienza inglese: il contratto di Guardiola scade il prossimo anno, quello di Klopp nel 2024, e i segnali di stanchezza da parte loro per ora superano il desiderio dei club di prolungarli. La Serie A non è competitiva abbastanza per attirarli, ma sognare non costa nulla. Di certo ne avremmo un grande arricchimento.
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