Matteo Pinci per “la Repubblica”
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Un affare da 2 miliardi. Che scatenerà una guerra interna alla Lega Calcio. La Serie A è tornata ad aprire ai Fondi di investimento: a ore riceverà un'offerta dal fondo Carlyle. La trattativa s' intreccia con il nuovo bando dei diritti tv. E ha già aperto un fronte tra i club italiani.
Il piano B dei diritti tv Oggi i diritti tv rappresentano la stragrande maggioranza dei ricavi in Serie A. Una volta era vera un'equazione: circa un miliardo di entrate dalle televisioni, oltre un miliardo di uscite per gli stipendi. Oggi la forbice si è allargata, ma quei soldi restano l'ossigeno che tiene in vita il malaticcio calcio italiano: i club li spendono prima ancora di averli incassati. I contratti firmati con le tv permettono a ogni squadra di farsi anticipare i soldi dalle banche per pagare gli ingaggi o muoversi sul mercato. Quando inizia la stagione, insomma, buona parte di quelle entrate sono già state impegnate. Funziona così.
I diritti tv del triennio 2021-24 hanno garantito 927 milioni ai club di A.
Una cifra più alta del previsto. Ma per il futuro i chiari di luna sono pessimi. Tra un anno e mezzo scade l'accordo, e la convinzione è che nel periodo 2024-27 sarà impossibile avvicinarsi a queste cifre. C'è un piano B: la creazione di un canale della Lega, un progetto nel cassetto da anni.
Obiettivo: vendere in proprio le partite agli spettatori, per massimizzare i ricavi in futuro. Con un rischio di partenza: rinunciare alla cifra minima garantita subito dalle tv, la garanzia richiesta dagli istituti di credito. Un pericolo per la sostenibilità finanziaria del movimento.
Arrivano i Fondi Per questo, la Lega Serie A ha bisogno di un partner finanziario. Il suo presidente Lorenzo Casini ha aperto un fronte con alcuni Fondi di investimento: ha ricevuto più manifestazioni di interesse e lunedì ne ha parlato in Assemblea alle 20 società: «Se non è di vostro interesse ci fermiamo subito, altrimenti andiamo a vedere cosa siano disposti a offrire».
Le squadre hanno risposto: andiamo a vedere. Una delegazione dei presidenti analizzerà le proposte.
Chi sono i Fondi interessati A ore dovrebbe arrivare la prima manifestazione d'interesse da Searchlight Capital, società di private equity: i vertici della Lega hanno già incontrato dei mediatori. Ma l'interesse più concreto, a cui Casini lavora da luglio, è del Fondo statunitense Carlyle (con il partner londinese Apax) rappresentato in Italia da Marco De Benedetti. Avvocato del consorzio è Andrea Zoppini, già sottosegretario del governo Monti.
Un affare da 2 miliardi Ma cosa vogliono dei Fondi di investimento dalla Serie A? Semplice: acquisire una partecipazione ai ricavi della Lega Calcio e lavorare per aumentarli. L'ipotesi è l'acquisizione del 10% per una cifra intorno ai 2 miliardi di euro, senza una scadenza a breve o medio termine. Ovviamente ne potrebbero beneficiare ulteriormente anche i club di Serie A: accrescere il valore dei diritti tv e in generale dei ricavi del campionato significa aumentare il valore della produzione nei singoli bilanci. Ma per entrare nell'affare chi investe vuole almeno il potere di nominare un amministratore in Lega, seppur da una rosa di nomi fornita dai club. Per molti presidenti del calcio italiano questo vuol dire perdere potere.
Il fronte del "no" Nella Serie A esiste un solido, compattissimo fronte che dei Fondi non vuol sentire parlare. Lo guida Claudio Lotito, neosenatore e n. 1 della Lazio. Comprende Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, e Joe Barone, dg della Fiorentina. Lotito ha rumorosamente fatto presente il suo no a Casini dopo l'Assemblea. Se la partita andrà avanti, la Lega è pronta a spaccarsi ancora una volta.
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