Estratto dall’articolo di Flavio Vanetti per corriere.it
La manita «ridotta»: quattro dita, e non cinque, esibite al parterre. Ma sempre «manita» è, ovvero un simbolo di gioia e di trionfo. Era la missione che si era prefissa dopo il deludente Mondiale e Sofia Goggia l’ha portata a termine: sulle nevi «olimpiche» di Kvitfjell (qui si svolsero alcune delle prove di sci dei Giochi 1994) ha centrato la quarta Coppa del Mondo di discesa.
Stavolta non ha vinto – il primo posto è andato alla giovane Kajsa Vichoff Lie: mai una norvegese s’era imposta fin qui in libera, dunque è lei ad aver scritto una pagina storica –, ma il secondo posto basta e avanza. Anzi, in realtà è perfino superfluo – al netto di aver aggiunto un podio, il numero 47, alla carriera – perché dopo la discesa della slovena Ilka Stuhec, che avrebbe dovuto vincere per alimentare le minime speranze residue di sorpasso, era già tutto definito.
La discesa sulla Olympiabakken, dove l’Italia ha avuto ancora una buona prova di Federica Brignone (settima) e prestazioni inferiori alle attese dalle altre, ha pure sancito un altro importante verdetto: Mikaela Shiffrin, quinta a pari merito con l’austriaca Siebenhofer, ha fatto suo il quinto trofeo di cristallo assoluto.
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Tornando a Sofia, era felice ma non soddisfatta. Avrebbe voluto vincere pure questa, è chiaro. Ma la Lie, scesa con il pettorale numero 3 (l’azzurra aveva invece il 12) è stata più continua e precisa: «Non so se per il vento o per altro la curva nella parte alta che ho sempre fatto benissimo non è stata perfetta – è il commento della Goggia –: da lì in poi ho dovuto inseguire, ma l’obiettivo è stato raggiunto. Nonostante la mia discontinuità, sono quattro coppe, tre di fila».
Discontinuità? E’ un termine estremo: un po’ è corretto – Sofia di occasioni ne ha sprecate –, ma allo stesso tempo è eccessivo e paradossale. E’ lei stessa, sostanzialmente a spiegarlo. «Nella stagione ho fin qui disputato otto discese: ne ho vinte cinque, in una sono caduta e nelle altre due sono stata seconda. Dunque, il mio peggior risultato, a parte il capitombolo, è il secondo posto. Posso affermare di essere stata dominante nella specialità, nonostante abbia “toppato” il Mondiale (riflessione diretta e sincera, ndr): sono pure felice perché questa quarta coppetta è arrivata con uno scarto netto sulle avversarie».