Domenico Secondi per "La Stampa"
Fabio ha perso il tocco magico. Come quattro anni fa con l’Inghilterra, Capello fatica nelle vesti da ct come mai o quasi aveva fatto da allenatore di club. In attesa di fare il bilancio dell’Italia di Cesare Prandelli, fatica tutta la nostra scuola, compreso Alberto Zaccheroni.
A fare rumore, però, è soprattutto la mezza figuraccia rimediata finora dalla Russia del ct più pagato e più confermato al mondo (otto milioni di euro fino all’edizione casalinga 2018).
Capello ha voluto una rosa di 23 giocatori fatti in casa, unica nazionale autarchica in Brasile. Esclusi i mostri sacri come Arshavin, fiducia a giovani virgulti come Kokorin. E proprio il 23enne centravanti della Dinamo Mosca ha fallito l’occasione per punire il Belgio dei fenomeni. Così non ha fatto il 19enne Origi, origini keniane ed esordio in nazionale datato 26 maggio, che ha regalato i tre punti ai ragazzotti di Wilmots. Dopo 180' la Russia si trova così con un solo punto dopo l’incredibile pari in rimonta (papera di Akinfeev) con la Corea del Sud grazie a Kerzhakov.
CESARE PRANDELLI E NOVELLA BENINI
L’eroe di Cuiaba al Maracanà se n’è rimasto in panchina fino all'89’ e Capello a fine partita se l’è potuta prendere solo con l’arbitro per un rigore non dato. Finale all’italiana per un ct che finora di italiano ha dimostrato ben poco: zero idee, poche emozioni e un 4-1-4-1 prudente che tuttavia ha subito due gol (come quello italiano) segnandone uno solo.
Incredibile per una formazione che aveva volato nelle qualificazioni costringendo il Portogallo agli spareggi.
La splendida squadra degli ultimi due anni si è trasformata in un undici dal grigiore sovietico con il ko pre-Mondiale di Shirokov che ha spento la luce. Per gli uomini di Capello ci sarà giovedì sera l’occasione del riscatto contro l’Algeria per il passaggio del turno: servirà una strigliata (e qualche intuizione) degna di don Fabio.
Il Giappone che nella Confederations Cup appena un anno fa - proprio nella maledetta Arena Pernambuco di Recife - ci aveva fatto tre reti non è riuscito a segnare alla Grecia nonostante 52' in inferiorità numerica. All’esordio contro la Costa d’Avorio, invece, era bastato l’ingresso di Drogba per ribaltare il vantaggio di Honda, unico ad aver mantenuto in parte le attese.
Non pervenuto l’annunciato bomber Okazaki, sterili Kagawa, Okubo e il resto dei fantasisti. Corsa, bel gioco, organizzazione: il Giappone che ci aveva stupito solo 12 mesi fa non è nemmeno lontano parente di questa formazione. «Sono deluso», ha confessato Zac nel momento più difficile dopo quattro anni di crescita costante. Stasera si gioca tutto contro la Colombia (con la fioca speranza che la Grecia fermi gli ivoriani): forse i Cafeteros a forte impronta “italiana” riaccenderanno lo spirito dei Blue Samurai.
atsuto uchida del giappone nella partita contro la grecia