Da fanpage.it
Attesissimo da media e tifosi di tutto il mondo, Leo Messi oggi farà il suo esordio ai Mondiali in Qatar, i suoi quinti della carriera. Saranno anche gli ultimi, come il 35enne di Rosario ha annunciato nell'incontro con la stampa di ieri. L'Argentina è con Brasile e Francia la grande favorita del torneo e non potrebbe essere diversamente quando in squadra si ha uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, sette volte Pallone d'Oro. Il primo match della selezione di Scaloni si presenta sulla carta molto agevole, visto il livello dell'Arabia Saudita: i primi conti potranno farsi poi quando l'Albiceleste affronterà Messico e Polonia, le altre due squadre del Gruppo C.
Intanto Messi arriva all'appuntamento al top della forma, nonostante qualche immagine dell'ultimo allenamento abbia spaventato i tifosi argentini: non era niente, come ha chiarito lo stesso fuoriclasse del PSG, che in questo inizio di stagione ha numeri strepitosi col suo club: 12 gol e 14 assist in 19 partite giocate. Insomma è il vero Messi, dopo i problemi dell'anno scorso al suo arrivo sotto la Tour Eiffel, complici acciacchi fisici e Covid.
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Se oggi la Pulce è qua a giocarsi quel Mondiale che potrebbe accostarlo ancora di più alla divinità Maradona, grande merito va a chi – quando era un ragazzino afflitto da problemi di crescita – fece di tutto per fargli guadagnare quei centimetri decisivi per poter competere ad alto livello.
Oggi l'ex Barcellona è alto quasi un metro e 70 centimetri, che davvero non è poco visto com'era all'età di 10 anni. "Leo mi chiese se sarebbe cresciuto abbastanza per diventare un calciatore. Io gli risposi: ‘Non preoccuparti, sarai più alto di Maradona. Non so se sarai migliore di lui, ma sarai più alto di lui'. Alla fine ebbi ragione. Maradona era alto 1,67 e Messi era alto 1,69. Questo è più o meno quello che avevo previsto", ha raccontato qualche giorno fa al Times il medico che prese in cura quel bambino così minuto che era baciato dalla grazia del Dio del calcio.
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Il dottor Diego Schwarzstein dunque somministrò al piccolo Leo l'ormone della crescita, di cui era carente, e a 13 anni Messi lasciò il Newell’s Old Boys per approdare alla Masia, nelle giovanili del Barcellona. La gratitudine per chi aveva reso possibile tutto questo si concretizzò in una maglia rossonera del Newell's donata a Schwarzstein: era la preziosa numero 9 indossata per l'ultima volta da Messi nel club di Rosario prima di partire per l'Europa. "Per Diego, con affetto da Leo Messi", c'era scritto sopra.
Insomma un rapporto forte quello tra i due, che non si è indebolito neanche con gli anni e col diventare Messi un'icona globale. Il campione argentino infatti qualche anno fa invitò il figlio di Schwarzstein nello spogliatoio del Barcellona. Tuttavia, a dispetto di tutto quello che li lega, il medico argentino ha spiegato di augurarsi con tutto il cuore che l'Albiceleste faccia un disastro ai Mondiali.
Una presa di posizione che coglie di sorpresa e che ha motivazioni extra sportive: "Come tifoso di calcio vorrei che l'Argentina diventasse campione – ha detto Schwarzstein – Da cittadino argentino, da essere umano, vorrei che perdessero tutte e tre le partite e venissero eliminati al primo turno. Come mai? Sono convinto che questo governo oscenamente populista che abbiamo qui userebbe il successo dell'Argentina ai Mondiali per insabbiare le cose. Potrebbero annunciare la svalutazione della valuta il giorno in cui la squadra gioca, quando nessuno è concentrato su questo".
Schwarzstein ha aggiunto, parlando del governo peronista in carica dal 2019: "Ho vissuto molte crisi in questo Paese, ma questa è la peggiore. I dati del governo dicono che per non essere povero devi guadagnare 120mila pesos argentini al mese (716 euro, ndr). Il salario minimo mensile è di 60mila pesos, quindi anche chi ha un lavoro è povero". Il medico si riferisce all'inflazione galoppante in Argentina, arrivata a sfondare l'80% sotto la guida del presidente Alberto Fernandez e secondo alcune stime avviata verso fine anno a toccare il 100%. Il calcio, come spesso accade in Sudamerica, è un oppio potente e un trionfo di Messi e compagni in Qatar sarebbe manna a tutti i livelli in Argentina, anche dalle parti della Casa Rosada.
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