Salvatore Malfitano per ilnapolista.it
Quante riflessioni ha suggerito, lo scorrere del tempo. Autori di ogni epoca e luogo ne hanno scritto e discusso, cercando di coglierne l’essenza o magari il modo migliore di impiegarlo.
Nel suo piccolo, Dino Zoff ha riscritto tanti di questi concetti volando a bloccare palloni. È l’unico calciatore italiano ad aver vinto un Europeo (1968) e un Mondiale (1982), quest’ultimo all’età di 40 anni. E per poco non riusciva nell’impresa di trionfare anche da allenatore: allenava la Nazionale che nel 2000 fu inchiodata sul pari nel recupero, poi beffata ai tempi supplementari nella finale contro la Francia.
Cosa pensa se le dico che i suoi successi hanno unito più generazioni di tifosi italiani?
«Ho visto tanti cambiamenti nelle varie epoche del calcio e dei calciatori, dei comportamenti, dei media, un po’ di tutto. È stato un bell’excursus.»
Eppure, ha perso un Mondiale da calciatore e un Europeo da allenatore. Quale le brucia di più?
«Sicuramente l’Europeo, era già vinto e poi il destino ci ha messo lo zampino. Nel 1970 facevo parte del gruppo, ma non l’ho vissuta così intensamente.»
Nella Nazionale che ha guidato, c’erano dei giovanissimi Del Piero, Totti, Nesta, Cannavaro, Zambrotta, Buffon. Gente che ha formato la base del gruppo che ha trionfato nel 2006. Ha aiutato a superare la delusione?
«Sono stato molto contento che siano riusciti a vincere il Mondiale, insieme a tutti gli altri. Da italiano mi ha fatto piacere.»
L’Italia di oggi che prospettive ha in vista degli Europei?
«Ha fatto cose straordinarie finora e non vedo perché non possa continuare a farle anche in questo torneo. Sono particolarmente ottimista.»
Le sarebbe piaciuto nascere cinque anni più tardi per vivere il fenomeno Maradona in Serie A?
«Mi accontento di averlo affrontato quando ne ho avuto l’occasione. Era sempre bello confrontarsi con lui, anche soltanto guardarlo in campo ma pure fuori.»
In una carriera così lunga e soddisfacente, c’è qualche rimpianto?
«Sinceramente no. Ho sempre avuto una filosofia di vita molto semplice: ho fatto ciò che ho fatto e non avrei potuto fare di meglio. Quello che ci viene dato, quello siamo tenuti a ricevere. Quindi non mi viene da guardarmi indietro con tristezza.»
Buffon è sempre stato ritenuto il suo erede naturale, vincente e longevo. Crede che Donnarumma possa proseguire questa successione?
«Sì, perché ha tutte le qualità per imporsi ai livelli più alti. Ha soltanto 22 anni ma con sei anni d’esperienza alle spalle con una grande squadra. Tutto lascia presagire che possa avere un grande avvenire.»
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