Federico Danesi per “Libero quotidiano”
Tre cartucce ancora da usare tra domani e giovedì con la Discesa e la Combinata femminile inframmezzate dallo Slalom maschile, più il Parallelo a squadre di sabato 19. Ma finora l'Italia dello sci ha sparato a salve con la sola eccezione di Federica Brignone, argento in Gigante. E l'inforcata di Luca De Aliprandini nel Gigante di ieri (non ce ne voglia Luca) è la fotografia fedele di un movimento in perenne affanno.
Paolo De Chiesa, lei due Olimpiadi e due Mondiali li ha vissuti come atleta e quasi tutti gli altri successivamente li ha commentati come giornalista e opinionista (da anni è la voce tecnica della Rai) e non fa sconti.
«Senza andare troppo lontano, dal 2015 a oggi in 30 gare tra Olimpiadi e Mondiali in campo maschile abbiamo l'oro di Paris, ad Aare tre anni fa, e l'argento di De Aliprandini a Cortina. Per la storia dell'Italia e per i mezzi che abbiamo vi sembra normale?».
A noi no, ma lei si è fatto un'idea?
«Sì, che l'Italia a Pechino sta andando male. L'unica fantastica è stata Brignone, in Gigante ha fatto la sua gara e anche di più, sfiorando l'oro. Poi in Superg è stata tradita da una pista e da una tracciatura ridicole. Bravissima la Gut, per carità, ma era una gara che andava bene per gli Sci Club. Non è normale che una nazionale come la nostra, sei vittorie in specialità nella stagione di Coppa, sia così lontana».
Le donne almeno si sono salvate e domani aspettiamo Goggia. Cosa prevede per la Discesa?
«Onestamente è già un miracolo sportivo che Sofia sia al cancelletto con tutto quello che le è successo dal volo nelle reti ad Altenmarkt in poi. Per me deve fare una gara con il cervello, pensando soprattutto a non farsi male. Lei non ha nulla da dimostrare, a nessuno, se lo ricordi».
Brignone avrà anche la Combinata.
«Vero, è la più completa delle nostre e lì può puntare alla medaglia. Ma la gestione complessiva è da rivedere. Non è normale che una come lei, con un sesto posto un mese fa in Coppa, debba ancora fare le selezioni interne per capire se deve partecipare o meno alla discesa. Ma dove siamo?».
Ha deciso Massimo Rinaldi, il ds azzurro. Nella querelle con Matteo Marsaglia, lei da che parte sta?
«Tutta la vita con Matteo, non ho nessun dubbio a dirlo oggi e anche domani. Che senso avrebbe la sua denuncia se non fosse la verità? Sono certo che qualcuno gli ha chiesto di farsi da parte per far gareggiare Casse e dichiarare il falso: questo è gravissimo!
Sono stati traditi i valori fondanti dello sport, il vero spirito olimpico e non mi interessa che poi sia pure andata male. Verificati i fatti, chi ha sbagliato doveva saltare subito e invece è ancora lì. E se i maschi sono andati a Pechino solo in sette mentre potevano essere undici, mica sarà colpa degli atleti... Bastava leggerei regolamenti: leggere, non studiarli a memoria».
Ci sono allenatori italiani che spopolano all'estero, come Pierre Miniotti che allena la Svezia femminile e ha portato Sara Hector a dominare la stagione in Gigante tanto da aver conquistato anche la medaglia d'oro a Pechino. Non è il caso di riportarli da noi?
«Io credo che i nostri tecnici siano tra i più bravi al mondo, non sarebbero arrivati tutti quei risultati delle ultime stagioni in Coppa. Ma quando la gestione è deficitaria...».
Pensando a Milano-Cortina c'è da fare la rivoluzione?
«C'è di che essere preoccupati. Abbiamo quattro fenomeni che sono Paris, Goggia, Brignone e Bassino, più un quinto che sta studiando per diventarlo, Vinatzer. Punto, non si va oltre. I ragazzi vanno bene fino a 17-18 anni, poi quando devono fare il salto di qualità si perdono. Evidentemente c'è un anello della catena che interrompe la crescita ed è sotto gli occhi di tutti la mancanza di ricambi. Spero che spunti qualcuno, la vedo durissima».
Mercoledì intanto torna Razzoli che dodici anni fa con l'oro a Vancouver salvò tutta la baracca. Ci attacchiamo ancora a lui?
«Povero Razzo, non può sempre salvarci la pelle»
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