Gregorio Spigno per il “Corriere della Sera”
CHRISTIAN ZACCARDO KVICHA KVARATSKHELIA
Dietro Khvicha Kvaratskhelia (ieri in gol con la Georgia oltre ad aver propiziato l'autorete della Macedonia del Nord), uomo del momento, sorpresa della stagione e fino a questo punto probabilmente anche miglior giocatore della serie A, c'è un insospettabile. Dal retro del sipario a gestire le operazioni della trattativa che ha portato il georgiano a illuminare il Maradona e non solo è stato un ex serie A, campione del mondo con la Nazionale nel 2006.
In quella selezione di Marcello Lippi non era tra i giocatori di grido, ma il suo contributo l'ha dato comunque, facendo sentire la sua esperienza all'interno del gruppo. Come oggi, in una veste nuova. Cristian Zaccardo, ex - tra le altre - di Milan e Parma, una volta detto addio al calcio giocato non ha cambiato vita. O quantomeno lo ha fatto solo in parte: il suo legame con il mondo del pallone è rimasto intatto, ma è aumentato il suo fiuto. Per scovare talenti nascosti e lanciarli nel grande calcio.
Oggi fa l'intermediario, e probabilmente passa più tempo in Georgia che in Italia. È diventata una sorta di terra di conquista, dove nei campi freddi e sperduti qualche fenomeno si può scoprire. E se Kvaratskhelia è già diventato l'oro di Napoli, i tifosi azzurri possono ringraziare, in parte, lui.
Zaccardo, di chi è il merito principale dell'approdo di Kvara al Napoli?
«Come in tutte le buone operazioni che vanno in porto, il merito va condiviso con i professionisti che hanno partecipato alle trattative. Io ho dato il mio contributo in qualità di intermediario, poi per il resto sono stati bravi i dirigenti del Napoli insieme all'entourage del calciatore».
CHRISTIAN ZACCARDO KVICHA KVARATSKHELIA
Ma come ci è finito, lei, in Georgia?
«Lì ho tanti amici, ci vado spesso. Ed è un Paese in grandissima crescita».
Qual è stato il suo ruolo tra le parti?
«Ho fatto da raccordo tra tutti gli attori coinvolti. Sono un intermediario, ufficialmente registrato alla Fa (la Football association, ndr )».
Si aspettava un'esplosione così immediata del georgiano?
«Conosco il calciatore da un paio di anni, sono stato il primo a proporlo in giro per l'Europa. Calcisticamente ho proprio un debole per lui. Speravo sarebbe partito forte, così come adesso spero che possa diventare uno dei più forti al mondo nel suo ruolo. Di qualità ne ha tantissima, e sicuramente può costruirsi un futuro molto importante. Poi ha la mentalità giusta, che forse è la cosa più importante (Kvaratskhelia, a proposito, ha raccontato che sta già imparando l'italiano). E non è da sottovalutare l'importante lavoro di Spalletti: con i giovani promettenti ci sa fare».
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Quanto è difficile comunicare con club, dirigenti e presidenti georgiani?
«Mah, io penso che a volte possa diventare difficile comunicare anche le cose più semplici, così come quelle complicate possono diventare facili. Dipende, come in tutto, anche dalle persone con cui hai a che fare. Il mio lavoro attuale è bello, ma per niente facile».
Lei è spesso in Georgia per lavoro: sta già studiando il prossimo colpo?
«Anche adesso sono qui in Georgia, ieri sera ho visto la partita della Nazionale. Se arriveranno altri giocatori georgiani nella nostra serie A, di certo non mi meraviglierò. Questo Paese sta crescendo tanto, calcisticamente e non».
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