Da I Lunatici Radio2 https://www.raiplayradio.it/programmi/ilunatici/
Francesco Repice è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.
Lo storico radiocronista di Tutto il Calcio Minuto per Minuto ha raccontato: "Sognavo di giocare a calcio ma ero una schiappa, sono arrivato solo in categorie infime ed ero inviso a compagni e allenatori perché ero il classico numero 10 presuntuoso che non voleva correre e chiedeva ai compagni di passargli la palla convinto che avrebbe risolto tutto da solo. Quindi o facevo l'arbitro o diventavo radiocronista. La prima radiocronaca? 1978, Rende, in C1.
Ero a Cosenza, dove sono nato. Lavoravo per una radio locale. La partita era Rende-Paganese. La prima a Radio Rai da primo radiocronista? Dopo uno Juventus-Roma, Roma-Bologna la domenica dopo, con i giallorossi che vinsero 2-1 con gol di Marco Delvecchio e una grande protesta dei tifosi della Roma rispetto a quanto successo la domenica prima a Torino".
Sul match più importante: "Quella che più mi ha colpito fu Manchester-Barcellona, finale di Champions League. Lo United zeppo di campioni sembrava al cospetto di quel Barcellona una squadra di terza categoria. Poche settimane prima, poi, un calciatore del Barcellona, fu operato per un tumore che avrebbe dovuto lasciargli scampo. Non solo quel calciatore entrò in campo ma giocò anche al posto del capitano di quel Barcellona. Quel calciatore era Abidal, giocò con la fascia di capitano e alla fine alzò la Coppa dei Campioni. La magia del calcio che va oltre il rettangolo verde. Sono cose difficili da riportare, ci provai quella sera in diretta, ma fu molto emozionante. Fu molto commovente anche l'addio di Totti. Una roba che ti coinvolge, ti entra dentro, ti racconta gli anni che passano, che non torneranno mai più".
Sul gol più bello: "Quello di Dzeko al Chelsea in Champions League. Ma anche uno di Totti contro il City. I due gol più belli che ho avuto modo di raccontare. Ma anche uno al volo di Stankovic con l'Inter, da metà campo".
Sui calciatori: "Il più forte che ho raccontato? Francesco Totti. Indubbiamente. Il più forte che invece non ha dato quello che avrebbe potuto è stato Antonio Cassano. Sono i due talenti che hanno scandito l'inizio degli anni 2000. Ne ho raccontati molti, comunque. Anche Zidane. Ma le emozioni che ha regalato Totti a questo gioco sono inavvicinabili".
Sul rito prima della radiocronaca: "Io sono calabrese, il mio posto dell'anima è Tropea. E io guardo sempre prima delle partite una webcam sull'isola, che è un posto sensazionale, meraviglioso, che è a Tropea con il convento sopra. Guardo il mare con il computer un paio prima di iniziare la radiocronaca. Tropea è il mio luogo dell'anima".
Consiglio per i più giovani: "Quello che diede a me Sandro Ciotti. Leggere tutto, perché più leggi più cresce il tuo vocabolario. Per raccontare una partita facendo una cronaca fedele devi avere una varietà di linguaggio per non far ascoltare chi ti ascolta. Servono tanti termini a disposizione per non annoiare l'ascoltatore".
Il rapporto con la fede calcistica: "Io contrariamente a quanto mi raccomandava Riccardo Cucchi ho sempre detto la squadra per cui faccio il tifo. Sono un romanista malato. Se la Roma perde non parlo per una settimana. La mia più grande passione professionale è stata sentir raccontare dalla mia voce prima di una partita della Lazio la vittoria in Coppa Italia dei biancocelesti proprio sulla Roma con una mia radiocronaca. Non ci credete a chi vi dice che non è tifoso o che tifa per qualche squadra sconosciuta. Tutti siamo tifosi di una squadra di calcio di Serie A perché questo sport diversamente dagli altri comprende una dimensione che si chiama tifo. Tanto vale dire subito la verità e poi cercare al microfono di essere professionale".